«La memoria è la capacità di conservare e recuperare le informazioni e le esperienze passate. La memoria del cervello aiuta a richiamare un sacco di ricordi – come le tabelline o i pessimi appuntamenti della tua vita. Il termine intende la capacità del cervello di contenerli tutti»
Il lunedi e il giovedi sono due mattine “speciali”, di quelle dedicate ad una fascia particolare di cittadini.
«Ecco i tuoi fan più agguerriti!». Mi sembra di sentire la voce delle mie colleghe, lo dicono un pò per ridere, un pò per prendermi in giro e si riferiscono agli uomini over 80 che frequentano il mio ufficio.
«Cosa avrai di particolare – mi domandano – tutti questi vecchietti non vedono l’ora di parlare con te!». E il lunedi e il giovedi ne arrivano veramente molti perché sono le due mattinate dedicate al laboratorio della memoria, un laboratorio creato a sostegno delle famiglie e dei pazienti che iniziano ad avere dei deficit cognitivi e di memoria.
Già vi avevo raccontato una storia della porta accanto su questo tema (e se vi va di andarvela a leggere vi lascio il link https://www.lordinario.it/racconto-dappendice/rubrica-le-storie-della-porta-accanto-cap-6-la-paura-non-ascolta/ ) quello era un siparietto tragicomico avvenuto al telefono, oggi vi voglio invece raccontare di questi appassionati spasimanti che prima di andare al laboratorio
passano a salutarmi.
Pronti ad immergervi in questo mio mondo in cui ogni persona diventa un personaggio?
Il primo ad arrivare è il signor Carretta, ottant’anni circa, vestito sportivo di tutto punto, occhiali da sole e un casco da bicicletta in testa, non se lo leva mai, neppure mentre parla con me.
«Buongiorno Daniela, vede che anche stamattina sono passato a salutarla? Arrivo in bicicletta per tenermi in forma, sono un tipo sportivo io, lo sa?»
«Ci credo, ci credo – gli rispondo – ma anche mentre sta al laboratorio si tiene il casco?» .Non so se mi ha capito o se vuol far finta di niente, prosegue con i suoi saluti, strizzandomi l’occhio con un fare complice.
«Lo sa perché vengo a salutarla in ufficio?»
«No, me lo spieghi»
«Mia moglie è una tipa gelosa e allora non vorrei che vedendo che ci salutiamo per la strada mi facesse una scenata.» E continua a strizzarmi l’occhio. «Signor Carretta è meglio che raggiunga gli altri nel gruppo, altrimenti fa tardi al suo laboratorio».
«Ci vediamo giovedi, stia tranquilla che passo».
E chi si preoccupa, lo so per certo che passerà, anzi quando non lo vedo a volte mi preoccupo.
Liviana invece arriva con suo marito, lui la lascia davanti all’ingresso della sala in cui si ritrovano, le raccomanda di attenderlo lì mentre va a cercare un parcheggio. Inevitabilmente tutte le volte lei si sposta, seguendo qualcuno che le sembra di conoscere o entrando in autonomia dentro l’aula. Gustavo, suo marito almeno una volta alla settimana passa in ufficio da me per vedere se ho visto la moglie: «Mi scusi Gustavo , non per farmi gli affari suoi, ma non sarebbe meglio che andaste insieme a parcheggiare e poi lei accompagnasse sua moglie a piedi al laboratorio?»
«Ha ragione, ma lasciarla lì da sola mi sembra un modo per rassicurarla, farle capire che va tutto bene, che può farcela anche senza di me. Forse sto sbagliando, giovedi scorso sono dovuto ripartire con la macchina perché senza attendermi è ripartita a piedi verso casa, e sapesse quanti chilometri ha fatto prima che mi accorgessi che non era neppure entrata».
Ampelio è sempre in ritardo, arriva ansimando appoggiandosi al bastone con un passo incerto. Stamattina è un po’ nervoso e spinge con energia la porta di ingresso per entrare, io lo saluto come tutte le mattine: «Avanti, avanti, cosa è stamattina tutta questa agitazione? Faccia con calma che tanto l’ascensore l’aspetta».
Mi guarda un po’ contrariato e mi risponde: «Eh già, ha ragione, devo fare con calma, perché stamattina avevo proprio voglia di andare veloce come un razzo». Lento e impacciato si avvia verso la sala del laboratorio e io rimango lì inebetita, senza comprendere bene se questa volta mi ha preso proprio per i fondelli.
Per ultimo stamattina arriva un nuovo studente, lo conosco bene, è amico dei miei genitori e non sapevo che frequentasse i corsi per il mantenimento della memoria. Lo saluto con slancio.
«Buongiorno Arturo, anche lei qui? Come mai?»
«Buongiorno carissima, frequento anch’io i corsi del laboratorio non lo sapevi?»
«Ma è la prima volta che viene?»
«No, no, sono già venuto molte altre volte»
«Bene sono proprio contenta, funziona?»
«Certo, la mia memoria è molto migliorata».
«Come sono contenta, e cosa fate durante questi laboratori?»
«A no, questo non me lo ricordo!» e se ne va sorridendo.
Arturo, credo ci vorranno delle ripetizioni!.