Storie di Ordinaria quarantena (10). Isabella, volontaria:”aiutiamo gli altri, che di pessimismo ed egoismo ci siamo stufati”

Oggi per le nostre Storie di Ordinaria quarantena, abbiamo intervistato Isabella Cavallari, book blogger e volontaria di una Pubblica Assistenza. Volevamo capire com’è ricoprire un ruolo tanto delicato in un momento come questo dove bisogna trovare il coraggio di mettere la propria vita a disposizione degli altri, rischiando.

Ciao Isabella, e benvenuta, tu vivi in Liguria, esattamente dove? Com’è la situazione lì?

“Ciao a tutti gli amici dell’Ordinario!
Sulla carta io abito in Toscana, ma la mia vita si svolge per la maggior parte del tempo in Liguria, in provincia della Spezia. Mi sposto tutti i giorni per ragioni di necessità, e se da un lato è meraviglioso non trovare traffico per strada, dall’altro è qualcosa che mi fa riflettere ogni volta che salgo in auto.
La situazione pare surreale: non solo le strade deserte, ma tutte le serrande sono abbassate; le file per accedere al supermercato o in farmacia; la gente che pare essersi barricata in casa nel senso che si affaccia giusto alla finestra e nient’altro. E’ tutto molto strano, anche se devo dire che un po’ mi ci sto abituando”.

Sappiamo che in questo periodo difficile stai facendo anche volontariato alla pubblica assistenza, di che cosa ti occupi in stato di emergenza?

“In una Pubblica Assistenza c’è sempre molto da fare, indipendentemente dall’emergenza o meno. Vero è che in questo periodo è stata sconvolta ogni cosa, compresa la vita delle associazioni di assistenza sanitaria. Solitamente un Volontario non ha una specifica e unica funzione, all’interno del gruppo: nel mio caso, mi trovo non solo a coprire alcuni turni ‘tipici’ di emergenza (ossia l’attesa della chiamata del 118 e l’immediato soccorso) piuttosto che i servizi ‘normali’, che accadono in ogni caso, ma spesso mi trovo anche a sanificare le ambulanze ed i presidi adoperati negli interventi dedicati al Covid-19 piuttosto che fare il giro dei farmaci, andando nelle farmacie e portando a domicilio i medicinali necessari. Si fa, insomma, quel che c’è da fare, affinché la comunità non ne risenta troppo: la cosa più bella è essere utili agli altri”.

Isabella Cavallari in uno dei suoi momenti come volontaria alla Pubblica Assistenza

Incontri persone spaventate o maleinformate? Come reagiscono?

“Cerchiamo sempre di rassicurare le persone quando ci vedono ‘vestiti’ in modo particolare: indossando le protezioni (mascherine, occhialini, guanti, tute o camici, copriscarpe, cuffie…) spesso sembriamo degli alieni agli occhi di chi ci guarda, tanto che siamo irriconoscibili persino tra noi. Spesso le persone capiscono le nostre precauzioni (e le loro, poiché mascherine e guanti le diamo anche ai pazienti) e si mostrano collaborative, ma non è sempre così. Pur spiegando i motivi che portano a comportarci in un modo diverso rispetto a prima, c’è chi tende a minimizzare, forse perché ancora poco consapevole di quello che succede ogni giorno”.

Ci racconti com’è la tua giornata tipo in questo periodo?

“Solitamente raggiungo la sede dell’Associazione intorno alle nove del mattino: se sono di servizio per il giro dei farmaci iniziamo verso le dieci. Di solito quattro, cinque famiglie da raggiungere e fare la spola tra loro e le farmacie, cercando di portare uno sguardo di conforto – anche se da dietro le mascherine il sorriso non manca mai! – a ogni casa che visitiamo.
Si rientra per pranzo, si mangia insieme ai compagni che si alternano nei turni e si vede: se ci sono dimissioni o trasporti nel pomeriggio allora si sale sull’Ambulanza e si parte, altrimenti si attende in sede in modo tale da sanificare i mezzi quando rientrano dai viaggi dedicati al virus.

Altrimenti – e qui dipende un po’ come ci si suddividono i compiti tra i vari volontari nel corso della settimana – si fanno i normali turni di emergenza, per cercare di coprire almeno diciotto ore, quando possibile”.

In questo momento difficile tu vivi da sola, è sconfortante o riesci a gestire l’angoscia?

“Vivo da sola da quasi sei mesi e devo ammettere che una situazione del genere non è stata minimamente valutata, quando scelsi di intraprendere questa nuova strada. La mia famiglia – babbo e mamma – vive a circa trecento chilometri da me, in provincia di Torino e ci siamo visti ed abbracciati a metà Novembre: da allora non ci siamo più incontrati.

Rientrare a casa e chiudere il mondo fuori è molto forte.
“E’ come se si creasse una bolla, nel momento in cui si spegne la radio – si, io vivo senza la tv – si lavano i denti e ci si infila tra le coperte, pronte ad un sonno ristoratore. E’ in quel momento, più di altri, dove il silenzio che ti circonda diventa insopportabilmente assordante: ti guardi intorno e ci sei solamente tu, nient’altro. Solo il caos di una casa ancora non sistemata; l’armadio che trabocca di vestiti che ti guarda con fare assente; una finestra che da su un cortile silenzioso e vigile; ed il nulla.
Non c’è qualcuno che ti rassicura con una parola dolce e delicata; non c’è l’abbraccio caldo che ti fa sentire protetta; non c’è il bacio della buonanotte che ti da appuntamento al domani… non c’è nulla di tutto questo.

O ci hai fatto il callo, oppure ci soffri.
Io?
Oh, io il callo ancora non ce l’ho fatto.

Ma dentro di me ripeto, come un mantra, che se riesco a superare anche questi momenti dove la disperazione mi avvolge e mi ruba due ore della nottata, allora ho buone probabilità di proseguire la mia avventura in solitaria che, senza emergenza Covid-19, è entusiasmante, ricca di impegni, ricca di frequentazioni e piena, dannatamente piena!”

Tu sei anche una book blogger, che cosa stai scrivendo ora, che libri consigli agli amici a casa?
“Si, sono book blogger e cerco di mantenere attivo il sito con contenuti che possano risultare stimolanti: approfitto del momento per poter proporre qualche intervista, in modo che gli autori possano sfruttare l’occasione per farsi conoscere un pochino più del solito, e consiglio letture il più possibile fantastiche e con tematiche abbastanza leggere, ma non per questo banali o di bassa qualità”.

Hai voglia di lasciare un messaggio a chi ci legge?

“Nella vita bisogna avere coraggio: di fare le scelte, di sopravvivere e di cercare la felicità.
Se poi nelle nostre giornate riuscissimo a trovare un pizzico di tempo da dedicare agli altri, fosse anche solo portare la spesa al vicino, sarebbe tutto perfetto. Perché di egoismo, di pessimismo, di cattiveria e di brutte cose ci siamo tutti un po’ stufati… D’altronde, qualcuno diceva che “… dopotutto non può piovere per sempre!”.

Grazie, raccontare è stato terapeutico, e ne avevo davvero bisogno!
Un abbraccione,

Isa

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