RUBRICA: Le Storie della porta accanto (cap.5). Il candidato ideale!

Il vero problema del fannullone è che, siccome non fa nulla, non sa mai quando ha finito.
(Edna Wolf)

Lavoro al pubblico sei giorni su sette, tutte le mattine, dal lunedi al sabato. Quando arrivano le dodici del sabato inconsciamente sono convinta che la settimana sia finita, che nulla più di strano possa accadere e invece puntuale arriva lui, quello che ti fa chiudere la settimana in bellezza.

Il mio ufficio è all’ultimo piano, prima di arrivare da me si attraversa un corridoio sul quale si affacciano molti altri uffici. Mi chiedo sempre come sia possibile che tutti questi personaggi unici ed inimitabili salgano diretti sù, senza fermarsi al piano inferiore, senza intercettare un collega.

Forse sanno che ho bisogno di storie da raccontare nella rubrica della «porta accanto» e inevitabilmente arrivano da me.

Torniamo al racconto. Sabato mattina, mancano pochi minuti alle dodici, qualcuno bussa alla porta, al mio «avanti» entra Lui.

Giovane, alto, tutto vestito di nero, con un cappotto che gli arriva alle ginocchia, una corporatura che lo rende simile ad un orsetto.

Lo sguardo è confuso, anche un po’ timido ed impacciato.

«Buongiorno, posso chiederle qualche informazione sul concorso?»

«Non sono l’ufficio competente ma provo ad esserle di aiuto, di cosa ha bisogno?» Forse facevo prima a spiegargli dov’era l’ufficio personale ma una vocina dentro mi suggeriva di non farlo scappare, che da quel ragazzone sarebbe saltata fuori una perla da sfruttare.

«Devo consegnare la domanda, posso lasciarla a lei?

«No, la domanda devi consegnarla all’ufficio protocollo, proprio al piano sotto di me, porta a vetri, se ti sbrighi lo trovi ancora aperto».

Mi sorride: «Perfetto e la tassa del concorso la pago direttamente lì?»

«No, la tassa di concorso devi pagarla alla tesoreria comunale»

«E dove si trova la tesoreria comunale?»

«Si trova sull’Aurelia, vicino alla rotatoria del Ponte, entri nella banca, la Tesoreria è lì»

Solleva gli occhi al cielo, pensa per un attimo e mi domanda nuovamente: «Quindi ora vado in tesoreria, pago e torno all’ufficio protocollo a consegnare tutto»

Una domanda mi balena nel cervello, vorrei chiedere ma mi trattengo e decido di rispondergli.

«La Tesoreria il sabato è chiusa, devi andare lunedì e poi ritornare»

«Posso spedire tutto con raccomandata?» La domanda dentro di me si fa sempre più insistente ma non vorrei sembrare maleducata.

«Sì, puoi spedire tutto per posta, però ti consiglio di leggere accuratamente il bando per essere sicuro di non fare errori che potrebbero impedirti l’ammissione»

Forse ha capito, forse ora mi saluta, forse ora se ne va. Invece no, proprio non ce la fa, deve farmi un’altra domanda e poi un’altra ancora.

«Ma il bando quando scade? Ma le prove quando ci sono?»

Ecco, ci siamo. A questo punto io non riesco proprio a trattenermi, quel dubbio che mi frullava nella mente, quella domandina impertinente che dalla pancia è salita fino alla gola, esce spontanea.

«Scusa, ma tu il bando lo hai letto?»

Lui altrettanto spontaneamente mi risponde: «No il bando io non l’ho letto, anzi posso farle un’ultima domanda?

«Dimmi»

«Può leggermelo lei e farmi il riassunto?»

Gli ho consegnato il numero di telefono dell’ufficio personale e molto cortesemente l’ho accompagnato alla porta. Confido che la provvidenza intervenga affinchè non diventi un mio futuro collega.

Alla prossima.

Per chi si fosse perso l’ultima puntata, la trovate qui sotto:

 

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