Stamattina ci siamo svegliati con un velo di tristezza, oggi sarà l’ultimo giorno in Cornovaglia, una terra che ci ha sorpreso e appassionato per la sua natura, la sua storia e i suoi piccoli e antichi villaggi.
Per quest’ultima giornata ci siamo riservati un luogo impervio e magico, in cui antiche leggende si fondono con un paesaggio aspro e selvaggio: zaino in spalla amici dell’Ordinario, oggi si parte per Tintagel.
Si tratta di un villaggio situato sulla costa settentrionale della Cornovaglia, all’interno di un’«Area definita di Eccezionale Bellezza Naturalistica». Ma non è tanto per la sua bellezza naturalistica che è meta costante di visitatori, quanto piuttosto perché sulla penisola di fronte al villaggio sorgono le rovine di un castello, legate sia alla storia che alla leggenda.

Ecco noi oggi vogliamo portavi proprio lì.
Il Castello di Tintagel è collegato al mito di Re Artù, secondo una leggenda questo è il luogo in cui il sovrano fu concepito grazie a un sortilegio di Mago Merlino, che consentì a Uther Pendragon di sedurre sua madre.
Di certo nell’epoca in cui si collocano le gesta dei cavalieri di re Artù, ovvero gli anni della conquista romana, questo castello era abitato, in quanto sono stati ritrovati artefatti risalenti a questo periodo: oggetti di lusso, frammenti di vetro lavorato, anfore romane dov’erano conservati prezioso vino e olio d’oliva provenienti dal Mediterraneo. Le fonti affermano che questo palazzo appartenesse ai reali di un antico regno britannico chiamato Dumnonia, che aveva il suo centro nell’attuale Devon e includeva parti della Cornovaglia e del Somerset, mentre resta assolutamente leggenda il suo collegamento ai personaggi del ciclo arturiano.
Nei pressi delle rovine del castello ci sono due tunnel. Il più lungo viene chiamato Merlin’s Cave (Caverna di Merlino), quando la marea si ritira è possibile visitarlo. Qui nei dintorni si dice che l’antico mago cammini ancora al suo interno, e che a volte, nelle giornate di tempesta, si senta addirittura la sua voce!
Il castello fu costruito nel 1230 da Richard, il primo Earl di Cornovaglia, figlio di re Giovanni d’Inghilterra e fratello di Enrico III. Secondo alcuni, tale castello venne eretto solo per collegare la propria casata alle leggende arturiane e non aveva alcuno scopo militare e nel corso degli anni il sito rimase pressoché disabitato. Solo un centinaio di anni dopo il tetto crollò senza che nessuno si occupasse di sistemarlo e nei due secoli successivi, del castello non restavano che rovine. Sotto il peso della forza del mare e delle maree crollò persino il maestoso ponte che attraversava la gola e collegava la terraferma con il costone roccioso sul quale era stato edificato.
Fino a pochi mesi fa raggiungere le rovine del castello era un’impresa ardua e riservata solo a pochi coraggiosi, la nostra visita ha coinciso invece con la recente inaugurazione della passerella in acciaio, ardesia e legno che sorge ad un’altezza di circa 60 metri dalla gola che separa la parte di castello costruita sulla scogliera da quella che si trova sulla terraferma.
Ma andiamo per ordine.
Siamo arrivati a Tintagel sotto una pioggia battente e un vento impetuoso, prima di raggiungere le rovine abbiamo scelto di visitare la più antica stazione di posta del Regno Unito, un piccolo edificio in sasso perfettamente conservato, all’interno del quale è stato allestito un museo di storia antica dell’Inghilterra.

Da lì a piedi ci siamo incamminati lungo la ripida discesa che arriva alle rovine. Funziona anche un servizio di navetta con jeep ma purtroppo occorre fare molta attenzione agli orari, noi ovviamente siamo arrivati tardi e dunque zaino in spalla ci siamo messi in cammino.

La discesa è stata molto faticosa ma niente in confronto alla sudata che abbiamo fatto per risalire e comunque lo spettacolo che si è aperto di fronte ai nostri occhi quando siamo arrivati sul fondo della gola, è valso assolutamente la fatica.
Un luogo magico e misterioso: appena oltrepassate le prime rovine, la pioggia e il vento sono cessati, l’aria è diventata immobile e siamo stati avvolti da un silenzio irreale. Abbiamo attraversato la passerella con la sensazione che dondolasse un poco mentre sotto di noi le onde si infrangevano violentemente sugli scogli.

Prima di arrivare alle rovine vere e proprie che possono essere raggiunte solo attraverso un sentiero in salita scavato nella roccia, attraversiamo i ruderi di quello che sicuramente era il villaggio medievale ai piedi del castello. Intorno a noi ci sono solo pietre eppure la sensazione di trovarci catapultati nel 1200 non ci ha mai abbandonato. Ogni edificio è accuratamente descritto e ricostruito su piccoli tabelloni informativo e così possiamo immaginare di sentire le voci e il chiasso della taverna e il martellare continuo dell’artigiano delle spade.

Una volta raggiunta la cima la vista si apre sull’Oceano, quello che resta del maniero è veramente poco: un pozzo di acqua dolce (ancora pieno d’acqua a distanza di secoli e sebbene sopra un costone di roccia), i resti di una chiesa con altare, alcuni sotterranei e pochi brandelli delle mura di cinta.
Nel punto più a strapiombo è stata posta una grande statua di re Artù in bronzo, proprio dove già era stato scolpito nella roccia (senza sollevare non poche polemiche) il volto di Mago Merlino.
Chissà se veramente la magia di Merlino ha mai abitato questi luoghi, a noi piace pensare di sì, non fosse altro per la sensazione di pace e di quiete che Tintagel ci ha lasciato nel cuore.

Qui potete leggervi la puntata precedente: