Non capita tutti i giorni di essere invitato al club della “REGIA TENUTA SAVOIA LA FAVORITA” (nome da leggere con voce pomposa e con un leggero riverbero). Questo è uno dei locali più IN di Parma, frequentato esclusivamente dalla creme della creme della città, dalla Parma da bere, insomma, da quelli che contano. Ricevetti un invito tempo fa, da parte di un mio carissimo amico, che voleva farmi partecipare ad un incontro al club con un noto fumettista italiano. Stiamo parlando di un guru della “Panini”, uno di quegli autori talmente famosi da essere riconosciuto anche dai cespugli: un VATE del settore. Essendo in primis, ancor prima che scrittore, un discreto vignettista, non potevo certo farmi scappare un’opportunità del genere. Mi sono messo quindi la mia fedelissima giacca di jeans, una camicia color vinaccia e sono partito alla volta della REGIA TENUTA SAVOIA LA FAVORITA (se non la scrivi col nome completo sembra denigratorio).
Ora sono qui, all’ingresso del locale, in visibilio per l’arrivo del “Maestro”. Vengo raggiunto dal mio amico Lorenzo, vestito di tutto punto in giacca e cravatta.
– “Come ti sei vestito?” – Chiedo – “Informale! Perché, troppo elegante?, mi risponde.
Lorenzo è uno di quei signori con un concetto “superiore” di eleganza. Per lui vestirsi di fino significa coprirsi di una patina d’oro neanche fosse un imperatore azteco, d’altro canto si mette il frac per andare a pesca.
– “Potevi dirmelo che era un locale da “White tie”, mi sarei messo qualcosa di più elegante!” – dico quasi in preda ad una crisi di nervi.
– “Ma stai benissimo, e poi stai tranquillo! Qua son tutti signori alla mano! Vedrai che non sarà un problema!” – Risponde lui.
– “Speriamo!”
– “Dai, vieni, ti presento un po’ di gente!” . Lorenzo mi fa un cenno con la mano e m’invita a seguirlo. Nello stradino che intercorre fra il cancello d’ingresso e la porta del locale noto le macchine degli avventori parcheggiate in ordine di prezzo crescente: partendo da quelle paragonabili al costo di un monolocale, fino a modelli dal valore di un villino in Costa Azzurra. Sembra assurdo, ma più mi avvicino alla soglia del club, più divento ricco di riflesso, inizio in un qualche modo a “trasudare soldi”.
Raggiungo un capannello di persone, il mio amico fa le presentazioni di circostanza. Noto che un cameriere del club ci viene incontro, uno dei presenti lo guarda con distacco (forse non è abituato a stare a contatto con la “plebe”?)
– “Ci sarebbe da spostare una Panda, è vostra?!”, chiede gentilmente il cameriere.
– “Ragazzo. Io la panda ce l’ho al polso!” Risponde uno dei presenti indicandosi l’orologio. Sono l’unico a non ridacchiare, gli altri l’han trovata così divertente… Rido anch’io, non posso permettermi di sfigurare. – “Meno male che erano tutte persone alla mano! Il più sobrio indossa diecimila euro di gemelli!”, sussurro a Lorenzo.
Ci spostiamo nel salone centrale, all’interno, davanti a me si apre uno spettacolo simile a un ballo delle debuttanti. Uomini e donne vestiti con abiti degni della “prima della Scala” in continuo movimento da una parte all’altra della stanza, ma anziché sgambettando, si spostano rimpinzandosi di ciò che offre il sontuoso buffet. Piatti ricchi e stracolmi svettano dalle mani dei commensali, che fra una battuta e l’altra non mancano di trangugiare bruschette al caviale, crostini gourmet e crostacei indefiniti. Mi guardo attorno, noto che la mia “mise” spicca di brutto in mezzo a quei pinguini incravattati! Cerco di non pensarci, mi dirigo verso il buffet.
Mi viene quasi un colpo nel notare un signorotto che fino a qualche mese fa credevo fosse soltanto un personaggio romanzato: il sommelier. La sua presenza mi fa capire di quanto quella persona, intenta a ricoprire un alto ruolo professionale, abbia capito tutto dalla vita: lui si fa chiamare sommelier, io preferisco chiamarlo “Colui che è riuscito a fare del suo alcolismo una professione”. Mi avvicino all’alcolista brandendo un calice preso dalla “piramide di cristallo” all’inizio del tavolo. Mi versa una lacrima di Vermentino.
– “Guarda che non sono un imbucato! Non sia risicato!” – Gli sventolo il bicchiere davanti al naso! Non volevo mettermi in mostra, ma quando mi sarebbe ricapitato di assaggiare una bottiglia da venti euro a sorso? Giro per la sala col calice, Lorenzo mi viene incontro con un signore sotto braccio.
– “Daniele, ti presento il mio amico Carlo (nomi fittizi) Lui è un onorevole!” Stringo la mano e mi attacco al bicchiere. Nessuno fa domande se ti vedono intento a sorseggiare del buon vino (non so da dove derivi questa regola, so solo che è così)e non essendo mai stato particolarmente bravo nelle situazioni mondane, ho modo di apprezzare particolarmente il Vermentino.
– “Uh, guarda! Il direttore della tv locale! Aspetta che te lo presento!” – Altro ricco sorso dal calice. – “Ma quello non è il dottor Caio? Devi conoscerlo, Daniele! È un luminare!” – Ennesimo sorso. – “Noooo, ma guarda chi c’è! Dimmi tu se non è il comandante della polizia!? Daniele, vieni che ti faccio conoscere il questore!” – Prendo la bottiglia di vino direttamente dal secchio portandomela dietro.
Arriva il fumettista, viene presentato fra applausi scoscianti e commenti di esaltazione. Il locale diventa una sorta di palcoscenico da dove il mattatore, al centro dell’attenzione, può dare il meglio di sé. Dopo una breve entrè, veniamo invitati da quello che penso essere il Maître ad accomodarci in un’altra stanza. Seguendo la transumanza mi ritrovo in un elegante salone pieno di tavole tonde, ricoperte da tovaglie ricamate e imbandite da cristalleria d’argento.
Mi siedo al fianco di Lorenzo, che in quel momento, mentre allestiscono i microfoni del fumettista, che avrebbe tenuto un discorso di lì a breve, inizia a farmi da “pokèdex” di ogni persona presente in sala, narrandomi vita, morte e miracoli di tutte quelle “ricche palandrane” che mi circondano. Scopro di aver lavorato per alcuni di loro nel corso degli anni, proprietari di fabbriche, aziende, dirigenti pubblici, società di consulenze, giornali e network: Probabilmente dovevo il mio stipendio ad alcuni di loro, c’è chi mi ha dato da mangiare per più di anno.
Al mio tavolo si siedono due noti amministratori delegati di una gigantesca manifattura della città: non trovando una bottiglia di vino nei paraggi per evitare di incappare in discorsi strani, mi limito a sorseggiare dell’acqua frizzante (anch’essa di un certo livello). Iniziano a discutere con Lorenzo di finanza, società, politica… Tutti argomenti da cui sono sempre stato molto distaccato. In questo momento inizio a capire come si sente un pesce fuor d’acqua, come si sente un creativo in uno studio contabile. Tutte queste persone non hanno nulla in comune con me, e per quanto possa sforzarmi di apparire più snob di quel che sono, resterei sempre troppo “nazional-popolare”. Non riesco ad adattarmi e inizio a pensare che un “manovale” come il sottoscritto non possa certo emergere in mezzo ad una folla di aristocratici. Finchè… Una signora di novant’anni mi fa ricredere.
– “Ma ciao! Come stai? Lorenzo mi ha parlato benissimo di te!”, mi dice una signora che si avvicina dandomi un abbraccio.
– “Mi ha detto che sei un disegnatore bravissimo! E appena mi ha accennato che ci saresti stato anche tu non potevo certo assentarmi! Posso darti un bacio?”
– MA ANCHE DUE, SIGNORA!” Rispondo scherzosamente, baciando la carampana. Mi sorge un dubbio, vuoi vedere che mi ha scambiato per il famoso fumettista?! Faccio finta di niente.
Inizia il discorso del “maestro”, e quella balda vecchietta insiste nel volere una caricatura. Mi armo quindi di carta e penna e inizio a farle il ritratto. Non sono mai stato un grande amante delle caricature agli eventi importanti! Mi dà l’idea, facendoli, di passare come uno che vuole apparire, ma in mezzo a quelle persone, abituate a comandare, mi sembra quasi un ordine, non posso non eseguirlo! Finisco la caricatura e la consegno alla signora (di cui non ricordo il nome): ho fatto miracoli con una penna a sfera e una tovaglietta sporca di sugo. Dopo una risata strozzata (a una certa età non si ride più come una volta) allunga il disegno al marito sorridendo, un signorotto simile ad Igor di Frankenstein Junior.
– “Carlo, guarda che bello! Questo lo appendiamo di fianco al Mimmo Rotella sul pianoforte!”, commenta la signora.
In qualunque altro contesto una frase del genere mi avrebbe lasciato sgomento, ma in questo momento, non so perché, mi sembra la cosa più normale del mondo. Il signor Carlo guarda il disegno, ridacchia e si allontana a chiamare un suo amico, che a sua volta chiede una caricatura, che decide di far vedere ad un suo amico, che anch’esso vuole la caricatura, che la fa vedere ad un altro amico e così via…
In poco tempo mi ritrovo a disegnare tutti i presenti. Poco importa il fatto che a meno di due metri di distanza ci sia una leggenda del fumetto! Sarebbero potuti andare da lui a chiedere la caricatura, e invece… Preferiscono il sottoscritto, si vede che costo poco!
Il “Maestro” finisce il discorso, tutti si alzano più assopiti preparandosi per tornare a casa. Anch’io mi rimetto la mia giacca di jeans e mi preparo a uscire. Torno alla macchina con sguardo basso, non sono molto convinto della serata: è stato un imbarazzo continuo. Gli ego e i portafogli smisurati dei presenti mi hanno adombrato e ogni tentativo di converazione si è limitato ad una gara su chi avesse l’orologio più costoso (io l’orologio neanche ce l’ho).
Salgo sulla mia catorcio-mobile ripercorrendo la “Beverly Hills” delle auto di lusso. Un dettaglio, però, in quel momento mi balza all’occhio, un’azione che quelli davanti a me fanno distrattamente.
Tutti, tornando a casa, piegano il disegno che gli avevo fatto mettendolo in borsa, c’è chi lo arrotola, chi lo tiene senza piegarlo, ed una coppia addirittura discute sulle rispettive caricature, confrontandole. Forse ho lasciato un segno indelebile più io nelle loro vite che loro nella mia! Forse è vero quello che ho detto: Ero come un creativo in mezzo a dei ragionieri, e proprio questo si è dimostrato essere il mio punto di forza. Mi preoccupo di come posso apparire cercando di conformarmi alla massa, seguendo un’etichetta che non mi appartiene, non accorgendomi che ciò che mi ha contraddistinto è stato proprio ciò che mi rende unico. Mi telefona Lorenzo:
– “Daniele! La signora di prima ti ha invitato a casa sua venerdì sera a mangiare la faraona! Mi raccomando, non mancare! Ci tiene!”
Ho fatto la mia porca figura! Mi sale un sorriso beffardo. È inutile cercare la perfezione in ciò che vediamo come modello d’ispirazione. Ognuno è perfetto a modo suo, ed è quando abbiamo modo di dimostrarlo che brilliamo più che mai. Sia che si tratti di avere una panda al polso, sia che si tratti di saper tenere una matita in mano.
Per un giorno mi sono sentito un po’ più povero, ma sono tornato a casa decisamente più ricco, e non di riflesso.