RUBRICA: Le Storie della porta accanto (cap. 4). Una torta speciale!!

Questa mattina grande novità: la macchina fotocopiatrice è stata spostata! Nottetempo qualcuno l’ha collocata nella sala d’attesa della Asl, (trattasi di uno dei misteri gloriosi degli uffici pubblici: accade ma non si sa chi lo abbia fatto!).

Prima si trovava in una stanza chiusa e riservata, ora praticamente mentre facciamo le fotocopie siamo esaminati ai raggi x dal pubblico presente. Oggi oltretutto è giorno di prelievi e, dunque, ogni volta che mi alzo e vado a fare una copia, mi trovo inevitabilmente catapultata in quel particolare universo che sono le persone in attesa fuori da un ambulatorio.

È presto, saranno circa le 7.30, ad attendere il proprio turno sono quasi tutti anziani. Quando sono arrivati l’infermiera ancora non c’era…  i prelievi proseguiranno fino alle 8.30 ma loro devono essere i primi, come se dovessero andare a lavorare o a casa avessero bambini piccoli in attesa.

Tra i tanti, ritrovo la signora petulante che viene tutti i mercoledì perché deve tenere sotto controllo alcuni valori del sangue. Lei conosce i termini medici, le specializzazioni e le medicine. Quando entra nell’ambulatorio la sento che spiega all’infermiera quello che deve fare.

Ci sono poi un paio di uomini che si raccontano del tempo, della scopa e della birretta al bar. In realtà appena usciti dall’ambulatorio andranno di corsa al supermercato a comprare il pane e poi via a casa per non sentire i rimbrotti delle mogli.

Due anziane signore con i capelli bluette e le unghie laccate si lamentano dei dolori e dell’età che avanza. La top manager in tailleur e tacco dodici non parla con nessuno e guarda continuamente l’orologio: è evidente che per lei anche fare un controllo medico è una palese perdita di tempo.

Una giovane mamma arriva con il figlio per mano e un poppante in braccio; fa un misero tentativo di passare avanti a tutti spiegando che deve portare il bambino a scuola. Non riesco a fare a meno di sorridere dietro alle spalle, so già che ci sarà uno scontro agguerrito tra i pro e i contro.

Non posso crederci… l’hanno fatta entrare! 

I pazienti sfilano via uno dopo l’altro, la sala d’attesa si è ormai completamente svuotata. Restano solo un paio di signore che chiacchierano fitto fitto tra di loro. Le chiamerò Anna e Pina. Stanno ancora conversando quando entra lei: una donna di mezza età agghindata come una teenager, jeans strettissimi con il fatidico risvoltino alle caviglie, scarpe da tennis di quelle con il tacco incorporato, un giubbino pieno di borchie e perline e una testa fresca fresca di salone di bellezza. Diciamo che si chiama Adele.

Le tre donne si conoscono e si salutano con slancio. Il tono della voce è diventato alto e chiassoso, parlano di mariti, di abiti, di palestra e di cucina.

Si raccontano nei minimi particolari la cena della sera prima, con dovizia di particolari: ciascuna illustra quanto il marito abbia apprezzato il piatto. Anna ha fatto le tagliatelle al sugo di cinghiale, (sono le otto del mattino, io ho ancora in bocca l’aroma profondo del caffè e questa invece spiega nei dettagli quanto tempo la carne debba marinare immersa nel vino rosso). Pina non ha cucinato la minestra, la sua nutrizionista le ha raccomandato di non mangiarla la sera. Adelmo, suo marito, la vorrebbe, ma deve dimagrire un poco anche lui e dunque lei gli fa seguire la sua stessa dieta: motivo per cui la sera prima hanno mangiato un bel piatto di bresaola con la rucola, aceto balsamico e parmigiano.

Adele interviene per ultima e racconta: «Ieri sera era il nostro anniversario di matrimonio, anche se Luciano – mio marito – non se lo meriterebbe gli ho preparato una torta veramente buonissima.»

«Davvero ? – domandano in coro le altre. E che torta gli hai cucinato?»

«Una ricetta speciale, di quelle che fanno in pasticceria: gli ho fatto la torta farcita con la crema chanteclair»

In quel momento è calato il silenzio, lei non si è minimamente accorta di quello che aveva detto; le sue amiche, forse per non metterla in imbarazzo, hanno cambiato discorso. Io invece, che nel frattempo avevo terminato di fare il mio lavoro, sono tornata in ufficio immaginando il marito della signora Adele che faceva le bolle a ogni morso di torta.

Alla prossima!

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