Quando parliamo di Alpi Apuane il primo pensiero che ci sovviene sono le cave di marmo, quelle enormi ferite a cielo aperto sulla montagna che si affaccia sul Mar Tirreno. Fin dal tempo dei Romani il marmo delle Apuane era l’unico marmo italico usato per abbellire l’impero, tanto era di qualità e bellezza incomparabile. Oggi invece, cari amici dell’Ordinario, voglio mostrarvi un altro volto di queste aspre e rocciose montagne, fatto di laghi cristallini, torrenti gelidi e trasparenti, antri e caverne fredde in cui la natura compie un suo viaggio lontano dagli occhi della folla, montagne in cui la storia dell’uomo e degli animali che hanno abitato questi luoghi molto prima di noi si è intrecciata e ha lasciato le sue tracce fino ai giorni nostri.
Seguitemi in questo nuovo viaggio, siamo nuovamente in Lunigiana nella piccola stazione termale di Equi Terme (Ms), nel cuore del Parco delle Apuane e oggi entreremo nelle viscere della terra.
Come arrivare:
Autostrada A15 Parma-La Spezia uscita Aulla. Seguire le indicazioni per la SS 63 del Cerreto verso Fivizzano. Giunti in località Cormezzano, seguire le indicazioni sulla destra lungo la SR 445 della Garfagnana fino a Gragnola, poi proseguire per Equi Terme.
Prima di arrivare in paese, ammirate il paesaggio intorno a voi, montagne aguzze verdeggianti, piccoli borghi adagiati tra i boschi, torrenti e acque cristalline, la strada si snoda tra piccole curve e controcurve finchè non si arriva nella stazione termale.
Lasciate la macchina nell’ampio parcheggio vicino al Ristorante La Posta e seguite le indicazioni verso la biglietteria del Parco delle Apuane, purtroppo in questo periodo il numero di visitatori ammessi sono molto ridotti e dunque è obbligatorio effettuare la prenotazione.
Indossiamo il casco protettivo e iniziamo la breve camminata nel cuore del nucleo antico del paese che ci porterà direttamente all’ingresso della Grotta, attraversando piccoli ponticelli e torrenti di acque cristalline. La temperatura cambia rapidamente e arrivati di fronte alla cancellata sarà necessario indossare un giubbotto leggero (nella Grotta la temperatura è di circa 13 gradi)
Il complesso carsico di Equi si è formato nel corso di centinaia di migliaia di anni grazie all’azione dell’acqua che, penetrando per millenni nelle fratture del calcare, ha formato pozzi, gallerie, sale e laghi sotterranei di grande interesse e suggestione.
La presenza dell’acqua è sempre stata tipica di questo luogo, un fiume sotterraneo scorre sotto le Grotte e durante i periodi di piena invade alcune delle sale, arrivando addirittura ad uscire dall’ingresso principale. Gli storici raccontano di aver visto zampillare la montagna durante la stagione delle piogge.
Entriamo nella penombra della prima zona, chiamata La Buca, conosciuta agli inizi del 1700 e accessibile alle visite turistiche agli inizi del 1960, è considerata la «zona morta», qui l’acqua non scorre più e la montagna non cresce. Non vi sono concrezioni attive. In questo ampio spazio, durante il periodo di Natale viene allestita la Grotta della Natività, il piccolo borgo di Equi è infatti famoso per un suggestivo presepe vivente. (Per maggiori informazioni visitate il sito del Presepe vivente)
Inizia la salita, sempre in una zona asciutta, fino ad arrivare ad una porta basculante realizzata per proteggere le concrezioni attive dagli sbalzi di temperatura. Al di là della porta ci sono le grotte vere e proprie, scoperte intorno alla metà del 1900 ma attrezzate solo verso la fine del secolo. Qui si trova la parte viva della roccia, fate attenzione al percorso perché è umido e sdrucciolevole. Ammirate intorno a voi ogni genere di roccia, stalattiti, stalagmiti con le piccole gocce di acqua alle sommità, il percorso scende fino ad arrivare al livello del fiume sotterraneo, attraversando «la foresta», una concrezione scura che ricorda i tronchi degli alberi e la «sala del Bisonte» una concrezione che ricorda la testa di quest’animale.
La terza e ultima parte è esclusivamente speleologica, accessibile al pubblico con un percorso attrezzato in sicurezza con imbrago, casco e torcia.
La parte terminale del percorso è in ripida salita, qui la temperatura cambia rapidamente arrivando quasi ai 24 gradi e fuoriesce nella Tecchia, detta anche la grotta degli Orsi delle Caverne. Sono stati ritrovati i resti di ben 200 esemplari, molti esposti nelle vetrine all’interno della grotta e altri nel museo naturale del borgo.
Oltre ai resti degli orsi, gli scavi condotti a partire dal 1911, hanno portato alla luce la presenza di resti umani. La Tecchia fin dal Paleolitico ha garantito la sosta di comunità umane, documentata anche dalla presenza di manufatti tipici dell’Uomo di Neanderthal.
Da qui inizia una bella discesa tra il verde della montagna fino a tornare al centro del paese.
Non dimenticate di fare una semplice passeggiata fino al «Bozzo», un piccolo laghetto che tutti gli anni i residenti del paese manutengono e dove è possibile fare il bagno. Qui l’acqua sulfurea che proviene dal fondo, emerge in piccole bollicine e si materializza in fango scuro che i visitatori abituali usano spalmarsi sul corpo. L’acqua del Bozzo (più tiepida) si mescola con l’acqua del torrente che scorre a fianco (assolutamente gelata).
E’ inoltre presente una stazione termale (nel giorno della nostra visita ancora chiusa causa Covid) e una grande piscina di acqua sulfurea
Per maggiori informazioni visitate:
https://www.grottediequi.it/le-grotte/la-tecchia-preistorica/
https://www.grottediequi.it/le-grotte/