L’odore intenso dei pini marittimi, dell’erba secca, dei lentischi, il profumo della macchia mediterranea che per me ha il sapore di casa, torno a respirarli in una giornata calda di fine luglio, addentrandomi nella folta vegetazione del Parco di San Rossore.
Viaggiare mi piace quasi quanto scrivere e salgo in macchina ogni volta che posso, facendo cose anche un po’ folli.
Questa voglia di emozionarmi di un mondo che trabocca una bellezza che rimane celata in bella vista – fino a che sei troppo impegnato a pensare ad altro per accorgertene – ce l’ho sempre avuta, ma è diverso ultimamente.
Sono più presente quando mi dedico a me stesso e alle cose che contano.
Sento di esserlo, insomma.
Sento, finalmente, di essere.
Macino chilometri assieme al vento per ricordarmi com’è che si fa a vivere davvero e cerco di non dimenticarlo, anche fosse solo un secondo, il valore delle cose importanti.
Dopo il lockdown credo di essere più bravo a non dare per scontata la libertà che solleva l’anima fin quasi al cielo in una giornata come questa.
Alcuni raggi di un sole che ride forte, giocano a intrufolarsi tra le fronde e arrivano fino a terra, posandosi sul selciato per dar vita a giochi di luce incostanti che assumono le forme più disparate.
C’è poca gente in giro in questa stagione, nei weekend si va al mare o si scappa in montagna per fuggir via dalla calura.
Adoro passeggiare nella natura, mi aiuta a lavar via le cose di poco conto e allontana il ronzio di pensieri sgraziati che spesso mi impediscono di vedere le cose per quello che sono.
Cammino da qualche minuto e nell’aria resiste solo il chiacchiericcio delle cicale abbarbicate sui rami alti degli alberi che cantano di un’estate che si consuma al ritmo di un gelato abbandonato al suo destino su di un marciapiedi assolato.
Nel cono d’ombra di un albero dalle fronde larghe scorgo la prima meraviglia della giornata: un branco di daini riposa sereno, incurante degli sparuti profanatori di quest’oasi di pace.
Rimango ad osservarli in silenzio per qualche minuto prima di procedere.
La sensazione di serenità e la pace che emanano è proprio quella che vado cercando.
Ecco il video del nostro incontro: https://www.facebook.com/lordinariomagazine/videos/2637795199812893
A San Rossore nei pomeriggi d’estate, il silenzio e la quiete predispongono l’anima ad accogliere la felicità.
L’asfalto del sentiero, adombrato da due file di pini che piegano un po’ le chiome per far ombra a chicchessia, assecondano il percorso di quel viottolo che corre via fino al mare.
Vorrei lavar via tra i flutti le scorie che il vento non riesce a prendersi ma devo fermarmi, a un certo punto, di fronte al un cartello che vieta di andare oltre.
Una vasta area del parco rimane chiusa al pubblico, quasi sempre, l’avevo dimenticato.
Peccato.
Siedo sotto un pino, perdendomi ad ascoltare il fruscio dei rami cullati dal vento leggero, e il frinire dei grilli divenire tutt’uno col cicaleccio.
I battiti di un cuore in tumulto, rallentano per qualche attimo.
Il mondo è distante e qui, a San Rossore, il cuore scandisce i battiti con più chiarezza.
Osservo il tratto di strada importante che mi separa dal mare chiedendomi come sarebbe correre fin laggiù, anche se non si può.
Anche se non è lecito.
Continuo a chiedermelo dove conduca quella strada, magari un giorno…
Inforco lo zaino, lo sguardo è libero di correre dove vuole.
Dopo aver indugiato qua e là, seguendo i rumori del sottobosco, si adagia proprio nel punto in cui la macchia si ritrae per lasciar libero il sole di posarsi su di una spiaggia incontaminata di fronte a un mare spumoso.
È solo un miraggio per adesso quella spiaggia, ma chissà.
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