Emozioni d’Italia (5). Poesia e incanto, inno alle Dolomiti tra parole e silenzio

Il Sassolungo mi guarda le spalle mentre scalo le marce per affrontare il tratto di salita più impervio.
Guido da un paio d’ore ma non sono stanco.
La libertà che provo ogni volta che mi accingo a partire per lasciare che un luogo qualsiasi mi parli è per me una risposta accettabile alla più scomoda delle tante domande che mi frullano nel cervello in ogni istante.
Qual è il senso di tutto questo?
Non l’afferri mai del tutto forse, ed è giusto così, ma da queste parti, non so perché, lo sento un po’ più vicino.
Questi luoghi li sento miei come pochi altri, parlano spesso alla mia anima sussurrandomi segreti preziosi di cui faccio tesoro.
La serpentina d’asfalto scavata alle pendici dell’impressionante massiccio del Sella si snoda davanti ai miei occhi per scortarmi fino a passo Gardena e io spalanco i finestrini per lasciar scivolare fino in fondo ai polmoni quest’aria frizzante e pura.

Giocherello col vento tra le dita piegando la testa in avanti per seguire i volteggi di un rapace che scompare quasi subito oltre la parete rocciosa della montagna. La vista che mi accoglie, quando finalmente scendo dalla macchina e incontro le pareti dolomitiche
carezzate dal riverbero infuocato dell’ultimo sole estivo, è un regalo che la mia anima accetta senza riserve, ringraziando.

Le dolomiti non sono solo montagne per me, non lo sono mai state.
Queste rocce mi parlano e, per farlo, non usano le parole ma il silenzio.
Ho imparato ad amarle proprio qui, le solitudini e i silenzi che mi avvolgono quando rimango da solo con me stesso.

Marco Pellegrini ci racconta le Dolomiti

Sono montagne queste, diverse da tutte le altre.
Arrivano quasi a toccarlo il cielo e, sul far della sera, le vette somigliano a lance scintillanti e inoffensive che riflettono sul mondo un frammento di infinito.
Ci vengo spesso quassù, ogni volta che posso.
Chiedo indicazioni per trovare posti che sfuggono anche alle mappe quando cerco qualcosa in particolare, ma preferisco di gran lunga fare di testa mia lasciando che il viaggio stesso diventi qualcosa di magico e che, vissuto, abbia la forza di trasformarsi in un ricordo che non sbiadisce.
Sdraiato su di un prato, all’Alpe di Siusi, osservo il Sassolungo sgombero dalle nubi.

Dolomiti
Scorcio suggestivo di Dolomiti_Ph. Marco Pellegrini

Erba e cielo si spartiscono il paesaggio come due amanti che si promettono amore eterno nel sole rovente del primo pomeriggio, ed è il vento a far da testimone.
Alcuni alpeggi antichi, posati delicatamente sul terreno disturbano poco la natura selvaggia e benevola, sempre pronta a riempire il cuore dei pochi fortunati che arrivano fin quassù con una benedizione che non dimenticheranno.
Appoggio i gomiti e penso a tante cose che si rincorrono dentro ai miei occhi senza fermarsi mai.
Arriva il vento, ad un certo punto, a lavar via i pensieri con il suo tocco delicato.
A volte riesco a capirle le sue parole e oggi mi pare di essere fortunato.
“Tutta la vita che vale la pena di ricordare sta in attimi come questo”.
È questo che mi sussurri?, vento?.
Difficile sbagliarsi qui.
La conferma che forse ho capito davvero, arriva con una folata più intensa delle altre che mi costringe a serrare la cerniera della felpa.
Sono diventato un po’ più bravo ad ascoltare, e un po’ di merito in questo, ce l’avete anche voi Dolomiti.
Torneremo a correre con te, vento, quando sarà il tempo di lasciare queste valli per sempre.
Ci penso alle volte a come sarebbe carezzare assieme quelle pareti, sentire l’erba, scompigliare i capelli di qualcuno.
Tutto finisce ad un certo punto ma qualcosa è destinato a resistere, e a rimanere.
La vita che hai vissuto, l’amore che hai provato, le emozioni che sei stato.
Qualcosa, alla fine, come diceva qualcuno, rimane sempre.

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