Nel dialetto emiliano gli anziani che trascorrono ore ad osservare i cantieri vengono chiamati «umarell», in Toscana sono «gli omini», chi di voi non ha mai visto uno di questi signori all’opera?
Gambe leggermente divaricate, braccia incrociate dietro la schiena e un cappellino in testa: osservano, giudicano, criticano, danno consigli, molte volte riescono anche ad essere particolarmente d’intralcio agli operai che sono al lavoro.
Nel mio comune c’è un gruppetto marcatamente attivo, tutti noi li conosciamo, tutte le mattine si ritrovano all’interno di un’area verde attrezzata con tavolini e panchine anche se loro preferiscono portarsi le sedie da casa. Chiacchierano, passeggiano ma soprattutto dirigono lavori e progettano interventi direttamente dalla loro sdraia.
Stamattina li vedo arrivare tutti insieme nel mio ufficio, il capo squadra (quello che per anzianità o titolo solitamente dà il via alla direzione lavori) si chiama Giulio, avrà un’ottantina d’anni, ha lavorato per molti anni nel mondo dell’edilizia e dunque è professionalmente riconosciuto dagli altri del gruppo come quello che sa di cosa parla.
Dietro lo seguono a ruota Artemio e Roberto, il primo zoppicante e appoggiato al suo bastone e il secondo con il mangiacassette sottobraccio. La musica non manca mai, tutte le mattine Roberto si esibisce per gli amici con il suo vasto repertorio di musica anni 50. Giulio ci tiene sempre a precisare che: «Non sa cantare ma noi non glielo diciamo altrimenti ci rimane troppo male. Lo lasciamo fare, canta un po’ e poi smette».
Per ultimo arriva Calogero, è un napoletano che ha vissuto e lavorato tutta la vita in Inghilterra, aveva una friggitoria, e ora che è andato in pensione è tornato nella sua casa in Italia. Parla una lingua tutta sua, un incrocio tra l’inglese e il napoletano, nessuno lo capisce ma lui pare non accorgersene e continua imperterrito a parlare con tutti.
Appena li vedo arrivare mi domando: «Come mai stamattina sono qui invece di essere al Campetto? (così viene comunemente conosciuta da tutti l’area verde in cui si ritrovano tutte le mattine).
A parlare è Giulio – il direttore lavori – «Buongiorno signorina, siamo venuti per fare una segnalazione»
«E allora siete nel posto giusto! Siete venuti addirittura tutti insieme».
«Lei lo sa che noi siamo dei frequentatori assidui dell’area verde che si trova sotto l’Aurelia vero?»
«Lo so, lo so – e intanto nella mia testa penso e chi non lo sa? Tutti vi conoscono, anche le ditte che incarichiamo di fare manutenzione all’interno della struttura spesso ci chiedono se possono andare in orari diversi»
«Stamattina gli operai erano a tagliare le piante che crescono sul poggio, proprio sotto l’Aurelia. Ecco, siamo venuti a segnalare che il lavoro è tutto sbagliato, è tutto da rifare»
«Davvero? E come è possibile?» chiedo incuriosita.
«A parte il fatto che le piante fanno ombra a noi che passeggiamo lungo l’anello che gira intorno all’area verde. E’ tutto al sole e quando arriviamo lì, fare quel tratto all’ombra, ci dà un poco di refrigerio.»
«Sì, ma non è questo il problema – interviene Artemio – spiegaglielo cosa c’è che non va.»
«Ora ci arrivo, con calma, sempre con questa fretta. Allora se tagliate le piante il poggio viene giù, lo sapete o no che le radici danno sostegno alla terra?»
«E questo è giusto – rispondo – ma vedrete che gli operai sanno quello che fanno, credo che costruiranno un muretto di sostegno».
«Come facciamo ad essere sicuri? Noi lo abbiamo detto anche agli operai che non andava bene, un giorno, due e anche tre. Lo sa cosa hanno fatto?»
«No, cosa hanno fatto?»
«Non vengono più a lavorare di mattina. Ce ne siamo accorti perchè i lavori vanno avanti ma loro non li vediamo, dunque vengono a lavorare di pomeriggio. Come facciamo a controllare che tutto sia fatto a regola d’arte se lavorano quando noi non ci siamo?
«Ah, e comunque dovete mandare qualcuno a pulire, nel parchetto c’è una cacca di cane»
Roberto interviene: «diglielo dove l’abbiamo messa»
«In che senso l’avete messa?» questi una ne fanno e cento ne pensano.
«L’abbiamo vista dentro uno dei vialetti e ci siamo seduti tutti intorno per decidere il da farsi. Non è stata rapida la decisione – continua a spiegarmi Giulio – io ero per raccoglierla con un sacchetto e buttarla nel cestino dei rifiuti ma gli altri hanno insistito che doveva pensarci il Comune»
«E allora cosa avete deciso dopo il consulto?»
«Non era bella da vedere ma non toccava a noi pulire, così l’abbiamo ricoperta con alcuni stecchi di legno e l’abbiamo lasciata lì, se mandate un operaio la trovate certamente. Ora noi andiamo, perché c’è sempre tanto da controllare, lo dica al Sindaco che noi siamo sempre disponibili quando avete bisogno.»
Come sono apparsi, lentamente escono dall’ufficio, li sento che continuano a ragionare su cantieri, lavori e segnalazioni, il territorio è vasto, gli intterventi da fare molti, credo che li rivedrò presto.