Eccoci in partenza per l’ultima tappa del nostro viaggio, abbiamo attraversato l’Albania da nord a sud e ora, lasciata Argirocastro, ci prepariamo a raggiungere il mare. Quello che ci aspetta è ancora più particolare di ciò che abbiamo visto fino a oggi, scopriremo luoghi che da soli raccontano una storia che attraversa i secoli. Venite con noi.
La nostra prima destinazione è il Castello di Lekursi, il pullman che ci trasporta sbuffa e borbotta mentre si inerpica lungo una ripida strada in salita. A doppio senso? Ci domandiamo. Sì a doppio senso, anche se a malapena ci stiamo noi e le mucche in fila lungo il percorso. Siamo fortunati a non incontrare nessuna vettura che scende, ancora oggi ci domandiamo come l’autista sarebbe riuscito a fare manovra. La montagna è brulla, senza alberi, solo piccoli cespugli bassi. Qua e là scorgiamo persone chine a raccogliere erbe aromatiche e bacche profumate. La guida ci spiega che è un’abitudine consolidata, verranno realizzati infusi, elisir o deodoranti per biancheria da vendere ai turisti.
Finalmente raggiungiamo la sommità e ci fermiamo in un ampio parcheggio sterrato. Alzando lo sguardo si profila di fronte a noi il Castello di Lekursi, un bellissimo castello ottomano della metà del 1500. Attualmente alcune aree del castello ospitano un ristorante molto suggestivo dove fermarsi per assaggiare la cucina locale. Non dovete assolutamente perdervi una sosta ai tavoli della sua terrazza, poiché da qui si possono godere viste incredibili della città di Saranda, di Butrinto e delle isole di Ksamil.
Riprendiamo la nostra discesa verso il mare sull’altro lato della montagna, tornanti stretti si susseguono a brevi tratti lineari, a bordo strada, un poco nascoste tra le foglie, scorgiamo lapidi commemorative di incidenti. Sono veramente molte, ricche e adornate di fiori e quadri, somigliano molto alle nostre Maestà, quelle ubicate dai pellegrini nei punti di incontro delle strade.
Ma quanti incidenti ci sono? Troppi.
La rete stradale seppur notevolmente migliorata negli ultimi anni, rimane poco adeguata all’enorme traffico attuale. Possedere una macchina, possibilmente una immortale Mercedes, è ormai una questione di prestigio. In questo paese ci sono più Mercedes che in Germania, per un paese che prima degli anni ’90 offriva un paesaggio urbano privo di macchine private, qua e là attraversato da qualche bicicletta austera di produzione cinese. Ora, possedere un’automobile qui è indispensabile, sia per chi proviene dallo spazio urbano sia per gli abitanti delle zone rurali.
Finalmente arriviamo al lungomare, ci aspetta l’immancabile sosta per il pranzo prima della nuova tappa. Il ristorante si chiama Legisi, è proprio sulla spiaggia, di fronte alle meravigliose isole di Ksamil. Menù rigorosamente a base di pesce, cucinato espresso; chi ci accoglie parla un buon italiano, l’ambiente è rilassato e piacevolmente famigliare. Nel menù è ancora presente la zuppa di datteri, da noi in Italia ormai vietata dalla fine degli anni ottanta. Il cameriere ci avverte che nella sala a fianco si sta svolgendo un pranzo di matrimonio mussulmano. Secondo voi ci siamo fatti scappare l’occasione di fare una foto con gli sposi?
Dopo questa piacevolissima sosta ripartiamo: destinazione «Blue Eye». Qui scopriamo un luogo incantato, in cui, inedite sfumature di blu, creano un Occhio tutto naturale. Si tratta di una sorgente carsica, situata alle pendici del monte Mali i Gjere, che, come suggerisce il nome, ha un’incredibile colorazione blu.
Parcheggiamo l’auto al bivio segnalato lungo la strada e da qui procediamo a piedi per circa 2 km, immergendoci in una natura incontaminata. Ci accorgiamo che la sorgente è vicina perché intorno a noi volano farfalle e libellule color blu elettrico. Blue Eye ha la capacità di incantare chiunque vi si avvicini, la meraviglia delle sue sfumature che, dal cuore blu scuro (simile alla pupilla di un occhio), si fanno più chiare verso l’esterno, raggiungendo una tonalità acquamarina (a ricordare un’iride), ci lascia completamente senza fiato.
Intorno a noi la natura offre scenari inaspettati: piccoli laghi, ruscelli, numerosi sentieri che, a partire dalla sorgente, si inoltrano nella vegetazione, raggiungendo altre sorgenti dove l’acqua sgorga da fessure tra le rocce o da piccole grotte. Per chi volesse assaporare un paradiso della natura fatto di pace e di tranquillità, è possibile affittare anche uno dei numerosi bungalows affacciati sull’acqua.
A malincuore lasciamo questo paradiso e ci mettiamo in viaggio per raggiungere l’estremo Sud dell’Albania, la nostra nuova destinazione è la città/porto antico di Butrinto nell’estremo sud della regione balcanica, scoperta dalla missione archeologica italiana tra il 1928 e il 1939. All’ingresso ci accoglie una band improvvisata che suona musiche balcaniche mentre poco più avanti un’anziana donna cerca di venderci calze di lana fatte in casa.
Appena varcato l’ingresso comincia il nostro viaggio nella storia del mondo del Mediterraneo. Secondo la mitologia classica la città è stata fondata dagli esuli che hanno abbandonato Troia dopo la caduta della città. Il poeta latino Virgilio parla di Butrinto nella sua Eneide. Intorno al IV secolo a.C. l’antico insediamento fu circondato da mura difensive e la città si trasformò in un luogo di culto con un santuario dedicato ad Asclepio, dio della medicina. Nel 228 a.C. Butrinto cadde sotto il dominio romano e, nel primo secolo, entrò a far parte della provincia romana di Macedonia, raggiungendo il maggiore sviluppo sotto l’imperatore Augusto. In quel periodo vengono costruiti templi, forum, teatro, fontane, bagni pubblici. Nel V secolo Butrinto diventa residenza episcopale, i resti della città di quel tempo conservano testimonianza impressionante dell’arte e dell’architettura paleocristiana, come ad esempio accade per il Battistero e la Grande Basilica. All’inizio del XIX secolo la città diventa un villaggio di pescatori. È la compresenza di opere d’arte di diverse epoche, tutte egregiamente conservate, a rendere unica Butrinto, che dal 1992 è stata dichiarata patrimonio dell’umanità. All’interno del sito è presente un museo che raccoglie tutti i reperti trovati nella città: bicchieri, stoviglie, statue, armi, monete, vasi e mosaici. La zona è inoltre particolarmente variegata per la presenza di flora e fauna: 800 specie vegetali, 16 delle quali in via di estinzione e 12 specie rare. Ad oggi, nel complesso della zona umida di Butrinto, sono stati identificate fino a 246 specie di uccelli, 105 specie di pesci e 39 specie di mammiferi. Purtroppo per noi il viaggio finisce qua, ma stiamo preparando per voi nuove ed entusiasmanti mete.
Brava e esaustiva come sempre.