Se aiuti gli altri, verrai aiutato. Forse domani, forse tra un centinaio d’anni, ma verrai aiutato. La natura deve pagare il debito. È una legge matematica e tutta la vita è matematica.
(Georges Ivanovič Gurdjieff)
Ci credo, credo nella validità assoluta di questa frase. Ogni volta che ho speso anche solo un minuto del mio tempo aiutando gli altri ne ho ricevuto in cambio il mille per mille. Sicuramente non subito, sicuramente non domani, non fra un mese, magari dovremo attendere, ma anche se non sarà oggi, nel momento in cui non ce lo aspettiamo l’aiuto ci tornerà centuplicato.
Questa regola vale ancora di più se sei al servizio al pubblico, come me: aiuta un cittadino e questo si sentirà obbligato a contraccambiare, a sdebitarsi in qualche modo, anche se cerchi di convincerlo in ogni modo che non è il caso.
A volte ti offrono un caffè, altre ti portano qualche caramella o cioccolatino…Ma voi non non potrete mai a credere a quello che è stato regalato a me.
Il signor Marcello (vi ricordo che i nomi sono di fantasia, i fatti che descrivo assolutamente no!) è da poco entrato nella nuova casa, una piccola bifamiliare sulle colline arcolane, tra olivi e viti. Proprio stamattina ha consegnato tutti i documenti necessari e finalmente ha potuto fare richiesta di residenza. Ora non gli resta che attendere il sopralluogo dei vigili che attesteranno che realmente vive in quella casa e il gioco è fatto, diventerà a tutti gli effetti un cittadino del Comune di Arcola.
Sale al mio piano per avere informazioni sulla tassa dei rifiuti, gli consegno il modulo per iscriversi; lo aiuto nella compilazione e, prima che lasci la mia stanza, gli regalo un piccolo pieghevole che contiene tutte le informazioni utili sugli uffici e i servizi comunali. E’ felice, non si aspettava una tale accoglienza, continua a chiedermi se può lasciarmi un caffè pagato al bar.
Gli spiego che non è necessario e che, comunque, non esco mai per prendere il caffè, noi dipendenti usufruiamo del distributore automatico al piano senza uscire. Insiste ancora un poco, poi pare convincersi e mi lascia con una vigorosa stretta di mano.
La mattinata sta per volgere al termine, comincio a chiudere faldoni e cartelle, sistemo i timbri e mi preparo per uscire, quando avverto un battito leggero alla porta:
“Posso?”. Nella stretta fessura appare il volto sorridente del signor Marcello.
“Avanti, avanti – gli rispondo – si è dimenticato qualcosa?”
“Assolutamente no – mi dice – mentre entra in ufficio. Non ha voluto che le offrissi il caffè e allora ho pensato di portarle una mia invenzione, un’attrezzatura che per il momento è ancora segreta, l’ho data solo ai miei amici migliori”.
“Ma sta scherzando? – sorrido – non deve regalarmi nulla, ed è addirittura tornato, le ho detto che non doveva”, e con la coda dell’occhio scruto il borsone nero che si porta appresso. Che caspita vorrà mai regalarmi?
Marcello insiste: “Ci tenevo moltissimo, lei è una persona gentile”, e mentre parla solleva la borsa e la posa sulla scrivania. Lentamente la apre e si guarda in giro, forse ha paura che qualcuno possa scoprire la sua invenzione.
Rimango senza parole di fronte a un tubo arancione, quelli che si posano nelle strade per realizzare le linee del gas. Sarà lungo circa un metro.
“Stupita? Ora le spiego a cosa serve. Quando le capiterà di bucare una gomma della macchina – e tanto prima o poi le capiterà – (qui vi confesso che ho incrociato le dita e ho pensato: ma non è che questo porta rogna?), io non potrò essere lì con lei ad aiutarla a cambiare la gomma e allora le regalo la mia invenzione”.
Dopodichè mi spiega, con dovizia di particolari, che attraverso quel tubo posso arrivare agevolmente ai bulloni che tengono la ruota, bulloni che altrimenti sono molto difficili da acciuffare e svitare. Vi confesso che non ho capito assolutamente una parola di tutto quello che mi ha raccontato, ho continuato a rimanere a bocca aperta di fronte a questo signore che mi spiegava l’uso della sua stratosferica invenzione come fosse la scoperta del secolo.
Ha concluso le sue istruzioni raccomandandomi di tenerlo sempre nel bagagliaio, pronto per la prima evenienza, che sicuramente, ha ribadito, prima o poi sarebbe arrivata.
Io sono rimasta in ufficio ancora qualche minuto, fissando un tubo arancione del gas sopra la mia scrivania… poi mi sono domandata: e se questo è qui fuori a vedere se me lo porto a casa oppure no?
…Chissà cosa avranno pensato quelli che mi hanno vista uscire dalla porta del Comune con un tubo arancione sotto braccio… ma d’altra parte non potevo assolutamente rischiare che il signor Marcello mi fermasse per rimproverarmi del fatto che non avevo compreso l’importanza della sua invenzione