“La povertà non ha necessariamente qualcosa a che vedere con l’assenza di valore”.
E’ questa frase, con cui Franco Della Maggiora, psicologo e fotografo per passione, ha descritto la sua mostra, che ci ha spinto a conoscerlo meglio, per immergersi in una riflessione che, forse, dovremmo fare tutti un pò più spesso.
‘Povere esistenze’ – questo il titolo della personale – sarà esposta a La Magione del Tau, in piazza Ricasoli 7 ad Altopascio, ancora fino a sabato prossimo, dalle 17.00 all’una. Il titolo non ha una accezione negativa, tutt’altro: nelle sue immagini Della Maggiora è alla ricerca del valore del “povero soggetto” che, invece, viene immortalato portandone alla luce la forza, la salute e le capacità.
Alessandro, che valore ha la parola POVERTA’ in questa mostra?
“Premetto che sono un dilettante assoluto che nella vita si occupa di ben altro, ma che ama – tra l’altro – la fotografia e le sue possibilità espressive. Come scrivo nella presentazione della mostra, l’etimologia della parola “povero” è “qualcosa che non produce”, quindi in questo senso il mondo è pieno di povere esistenze, che producono poco o niente. Una conseguenza non immediata, ma comunque ubiqua, è che di ciò che è “povero” – ciò che non produce, appunto – si pensa che non abbia valore. Invece quello che spesso vedo e che cerco di fotografare è tutt’altro. Perché – sempre giocando di etimologie – “valore” racchiude in sé concetti come forza, salute, capacità, possesso di un significato. E da questo punto di vista allora la povertà non ha necessariamente qualcosa a che vedere con l’assenza di valore. Anzi”.
Di che cosa siamo più poveri oggi e più ricchi rispetto a un tempo passato?
“Non lo so. Vorrei chiederlo a un sociologo o a mia nonna, se fosse ancora viva, ma mi rendo conto che le sue concezioni di povertà e ricchezza magari non sarebbero le stesse che ho io. So solo che per me la ricchezza è la possibilità di godere di ciò che non produce apparentemente nulla, ma che – come ho detto prima – ha comunque un valore. E poi la salute e gli affetti. Sembra banale, lo so con la testa, ma non sempre lo so con tutto me stesso. Ricchezza è essere presente il più possibile, a me stesso e al mondo”.
Come nasce la sua passione per la fotografia?
“Credo che alla base ci sia fin dall’inizio una fascinazione enorme per l’aspetto visivo della realtà (e quindi anche per il cinema, che credo m’influenzi molto), dal poterne vedere e rivedere frammenti. E’ una storia a singhiozzo, inizialmente con le prime foto fatte quando ero piccolo con la macchinetta di famiglia, che faceva foto quadrate e con gli album fatti con una cura oggi dimenticata. Con la possibilità di catturare le espressioni delle persone che all’epoca erano le più importanti della mia vita di bambino. Poi dopo qualche anno la prima reflex a pellicola regalata per la cresima e le prime foto alla natura attorno a me, il bisogno di fotografare la nebbia che si stende al tramonto sotto la collina dove sono cresciuto o magari alcuni ritratti rubati ad altre persone care. Ma non capivo ancora perché dovessi fare foto. Le facevo e basta, come mi venivano. Poi anni d’interruzione (una decina), preso da altre cose, ma intanto catturato dall’osservare foto altrui, dei maestri e delle mostre di quello che oggi è il Photolux festival di Lucca http://www.photoluxfestival.it/it/.
Infine il filo ripreso grazie alle prime foto fatte col cellulare e dopo qualche anno un viaggio in Nepal che mi ha spinto ad acquistare una reflex digitale. Da lì comincio a fotografare regolarmente, poi un paio di corsi di fotografia (con Marco Barsanti, maestro dotato di passione e sensibilità rare), per il bisogno di dotarmi di strumenti espressivi di base ed infine la consapevolezza completa di quello che per me rappresenta il fare (e osservare) foto. Credo che sia una storia non dissimile da quella di tante altre persone che hanno un bisogno di fissare degli istanti“.
Ti lasciamo con la nostra domanda di rito: che cosa è STRA-Ordinario nel suo quotidiano?
“STRA-ordinario lo può diventare tutto in ogni istante, a me accade quando sento il valore profondo delle cose che mi stanno intorno, le più ordinarie e invisibili. In questo senso, la fotografia (come la meditazione) per me è (anche) un modo per esercitare e sviluppare sempre meglio questa possibilità”.
Per chi non volesse perdersi gli ultimi giorni di mostra, ricordiamo che le foto di Alessandro Della Maggiora sono epsoste a La Magione del Tau nel centro storico di Altopascio in provincia di Lucca, dove, oltre a trovare prodotti artigianali di piccole produzioni legate alla tradizione, potete partecipare a serate a tema, mostre itineranti, aperitivi letterari.