Il miglior modo di intervistare la vincitrice di MasterChefItalia2019? Degustando i suoi capolavori!
E così abbiamo fatto.
Dalla Sicilia a Sarzana, portando con sé i profumi e i sapori della sua terra, Valeria Raciti, la segretaria catanese di 31 anni, vincitrice dell’ottava edizione di MasterChef Italia – in una finale record di ascolti stagionale per il programma prodotto da Endemol Shine Italy – è stata ospite al Santa Caterina Park Hotel di Sarzana in provincia della Spezia, in un evento organizzato da The Roof Garden, con la collaborazione di Cinqueterretourfood. Potevamo mancare? Certo che no, perché la Chef ha deliziato i palati dei presenti con i suoi piatti e intrattenuto i partecipanti con la sua simpatia e il suo sorriso. Valeria è proprio come l’abbiamo conosciuta nel programma Sky, una persona solare e fortemente comunicativa e, malgrado l’ora tarda, una volta uscita dalla cucina, si è prestata alle nostre domande.
Chi è Valeria?
«Sono una persona nuova, prima di entrare nel programma avevo perso il sorriso, non mi riconoscevo più. È stato mio marito Stefano che mi ha spinto a iscrivermi a Masterchef, quando cucini sei felice, mi ripeteva sempre. Ha avuto ragione, cucinare è sempre stata la mia passione, fin da piccola e, all’interno del programma, ho ritrovato me stessa, sono cresciuta e ho imparato moltissimo.»
E la competizione? Quanto è importante all’interno del programma?
«Prima di entrare a Masterchef ho sempre detto che la competizione mi spaventava moltissimo, per mia natura non ho un carattere competitivo e quindi anche quando ho dovuto svantaggiare gli altri per seguire le regole del gioco, ho cercato di farlo sempre in modo garbato. Credo che questo il pubblico lo abbia percepito chiaramente».
Eppure qualcuno all’interno era molto competitivo, stiamo parlando ovviamente di Gilberto.
«Ognuno ha il suo modo di affrontare la vita, durante la trasmissione avevamo poche possibilità di confrontarci, addirittura non riuscivamo neppure a vedere i piatti preparati dai nostri avversari. Ho scoperto quello che diceva nel confessionale solo vedendo le puntate, ha un carattere sanguigno, dice quello che pensa, magari sono i modi che sono sbagliati».
Parliamo dei giudici: Bruno Barbieri, Joe Bastianich, Antonino Cannavacciuolo e Giorgio Locatelli.
«Sinceramente li vedevamo solo in puntata, non li incontravamo neppure dietro le quinte del programma, entravano da un’altra parte. Ma in effetti è giusto così. Sono quattro pilastri della cucina e confesso che uno stage con loro lo farei con tutto il cuore, sono convinta che ognuno potrebbe insegnarmi un modo diverso di cucinare».
In tutti i tuoi piatti si sente il profumo della tua Sicilia.
«Amo profondamente la mia terra, troppo spesso etichettata solo per fatti poco piacevoli, ora che ne ho l’opportunità cerco di far conoscere una Sicilia diversa, aspra come i suoi agrumi ma anche dolcissima come i pistacchi di Bronte. Nei miei piatti ci sono tutti i colori, i profumi e i sapori di questa splendida terra».
Cosa hai proposto stasera?
«Come antipasto baccalà in oliocottura con insalatina di carciofi marinati, salsa alle mandorle e crumble olive mandorle e fiori di rosmarino. Primo un risotto carnaroli al profumo di limone con sorpresa di gambero rosso di Mazara del Vallo e pistacchi di Bronte. Come secondo triglia croccante, cupoletta di seppia e piselli su guazzetto al suo nero; infine, come dolce, tortelli ricotta e scorza d’arancia candita, in brodo speziato ai frutti rossi, verdurine croccanti e timo fresco».
Come nascono i tuoi piatti?
«Immagino gli accostamenti dei sapori, lo so è difficile da spiegare, ma come un musicista ricorda il suono di ogni singola nota, io ricordo i sapori nella mia mente, una sorta di memoria del gusto. Quando in puntata ho proposto gli spaghetti ricci e cocco, avevo ben chiaro il tipo di risultato che immaginavo, percepivo in bocca il sapore che avrebbe avuto il piatto.»
Le tue ricette sono diventate un libro edito da Baldini e Castoldi.
«Sì, grazie al programma e alla vittoria ho potuto pubblicare le mie invenzioni in cucina, il libro si intitola “Amore, curiosità e istinto. La mia cucina felice”, queste sono le tre forze che mi guidano ai fornelli e che tracciano la strada che ho appena iniziato a percorrere».
E adesso Valeria cosa vuol fare da grande?
«Godersi appieno questi momenti di felicità, continuare a crescere, a migliorarmi e a sperimentare, ma soprattutto vedo il mio futuro professionale sempre nel mondo della ristorazione. Non sarà facile ma ora sono convinta che posso farcela».
La salutiamo portando con noi un caldo abbraccio che profuma di Sicilia.