Libri terapeutici alla Piccola Farmacia letteraria

“Dottoressa, soffro d’ansia. Cosa mi prescrive?”
“Ansia, dice? Le consiglio un cachet di tranquillità, per esempio ‘Parla, mia paura’ di Simona Vinci”.

“Quando devo leggerlo?”
“Nel periodo più buio, quando anche uscire di casa sembra impossibile”.

Benvenuti alla Piccola Farmacia Letteraria di Firenze, per una storia che L’Ordinario non poteva farsi sfuggire. Una storia di coraggio, di follia, di imprenditoria creativa. In Via di Ripoli, in una zona del capoluogo non particolarmente ricercata per attrazioni turistiche, esiste una piccola libreria, all’apparenza uguale a tante altre.

Sugli scaffali trovi le pubblicazioni su Firenze, quelle da libreria di quartiere, i best seller, i manuali di viaggio, la biografia di Cristiano Ronaldo. Ma è il tavolo a fare la differenza.

Piccola Farmacia Letteraria (ph Mattia Marasco)

Sul tavolo ci sono i libri che la titolare, Elena Molini, ha letto e selezionato con cura. A ognuno di essi ha applicato un bugiardino che spiega le caratteristiche del “prodotto”, le indicazioni, gli effetti collaterali e la posologia. Proprio come nell’esempio dell’incipit.
Perché il libro – lungi dall’essere un mero prodotto commerciale – è un rimedio, contro il panico, la solitudine, il calo di autostima e tante altre malattie della modernità. Proprio questa intuizione ha portato a Elena un vertiginoso aumento degli affari oltre alla curiosità e l’attenzione dei media di tutto il mondo.

In una vita precedente chi scrive, all’epoca docente universitario, ha già incrociato la traiettoria della Molini, spezzina d’origine, quando frequentava il corso di laurea triennale di Media e Giornalismo presso la Facoltà di Scienze Politiche a Firenze. Era il 2003, l’anno del trasferimento in Toscana, a cui ha fatto seguito un lavoro di molti anni presso una nota catena di librerie e poi l’apertura della Piccola Farmacia Letteraria. Il resto lo spiega lei, in una conversazione in cui vengono fatte anche considerazioni più generali sull’editoria, i libri, la cultura.

Piccola Farmacia Letteraria (ph Mattia Marasco)

Quale è stata la molla che ti ha spinto a passare da dipendente a imprenditrice?

Volevo creare un luogo dove poter esprimere quello che pensavo fosse più giusto per la vendita dei libri, vale a dire passare da un modello più commerciale, in cui il libro veniva paragonato a un paio di scarpe, una felpa, una giacca a un modello in cui un libro venisse riportato nel suo ambito più naturale, quello di un’opera d’arte.

Come è nato il nome?

Il nome è l’ultima cosa che è nata. Avevo notato che le scelte delle persone sono spesso guidate dagli stati emotivi, avevo quindi deciso di aprire una libreria con un catalogo selezionato in base a sentimenti, atteggiamenti, emozioni comunicando poi ai lettori quale di essi avrebbero trovato nel libro tramite un bugiardino. Da lì è nato anche il nome di Piccola Farmacia Letteraria. Perché ci piace pensare di curare l’anima con un libro, ma anche perché è davvero piccola.

All’apparenza, entrando, non trovi che la si potrebbe scambiare per una normale libreria?

Forse, ma la differenza la fa il bugiardino, con le indicazioni che assomigliano a prescrizioni mediche. E ormai il 90% delle persone che vengono qua sanno già chi siamo, conoscono le caratteristiche della libreria e puntano direttamente al tavolo delle ricette. Mentre quelli che non ne hanno mai sentito parlare, quando vedono i bugiardini all’inizio restano spiazzati, ma poi ne vengono conquistati.

A proposito, la scelta di aprirla in questo quartiere è stata casuale?

No, ho vissuto per anni a Gavinana, mi piace molto e ho deciso di aprirla qua, perché è una zona che conosco bene e mi sembrava il luogo giusto per la mia idea di libreria.

Eppure la Piccola Farmacia Letteraria ha superato i confini non solo del quartiere, ma anche della città, vero?

In effetti è stata una sorpresa continua che ci ha dato una carica di energia proprio quando ne avevamo più bisogno. La prima testata a intervistarmi è stata Lungarno, una freepress fiorentina. Poi sono arrivati Il Corriere della Sera, La Repubblica, Rai 1, Vanity Fair, Donna Moderna e tante emittenti radiofoniche: Radio Deejay, Radio Capital e Subasio. Lo scorso mese sono finita persino sul magazine di una compagnia aerea e su testate della stampa spagnola.

Te lo aspettavi?

Una cosa così grossa no, assolutamente no. Però che gioia quando qualcuno sostiene i tuoi sogni.

Questo successo ha inciso positivamente sugli affari?

Certo, anche perché ci ha fatto conoscere in tutta Firenze e fuori regione. Soprattutto durante i fine settimana abbiamo tanti “pellegrini” che vengono a trovarci da tutta Italia. Inoltre voglio confidarti una cosa che ancora non ci spieghiamo, sarà che siamo un team tutto al femminile, fatto sta che l’ottanta per cento dei nostri libri sono acquistati da donne.

Mi fai un esempio del perché hai scelto alcuni libri che vedo sul tavolo?

Alla Piccola Farmacia selezioniamo i libri in base allo stato d’animo e in collaborazione con un team di psicologhe li suddividiamo in categorie, nulla è lasciato il caso. E, ovviamente, metto il bugiardino solo ai libri che ho letto personalmente. Per esempio qua abbiamo Diego De Silva che ci fa riflettere sul qualunquismo, sui luoghi comuni. Oppure, qui c’è Livia Candiani, una poetessa italiana molto conosciuta, e questo suo testo insegna come praticare la meditazione nella vita di tutti i giorni proprio mentre compiamo le nostre azioni quotidiane.

Piccola Farmacia Letteraria (ph Mattia Marasco)

Dopo questo successo è cambiato il modo di acquistare i libri?

Alcune persone si servono da sole, altre preferiscono confrontarsi con me, mi danno degli input attraverso i quali mi creo una loro immagine mentale e cerco di consigliarli nella scelta più adeguata a quel particolare stato d’animo.

Hai il timore che se tu non ti fossi inventata questa cosa avresti condotto un’esistenza commerciale un po’ più anonima?

Probabilmente sì, ed è per questo che ho voluto guardare le cose da un’altra prospettiva, cercando di conciliare al meglio le mie conoscenze in materia, la creatività e le tecniche di vendita. Volevo provare a coinvolgere in un modo nuovo le persone, facendo assolvere al libro una funzione diversa.

Non è vero allora che la gente non ha voglia di leggere?

Molte persone che vengono in libreria non sono lettori accaniti, dopo gli articoli sui giornali qualcuno ci viene anche un po’ per curiosità. In generale però tutti sono interessati alla lettura, occorre solo trovare nuovi canali per stimolarli o nuovi approcci per intercettare le loro emozioni. E forse una chiave per creare questo dialogo l’abbiamo proprio trovata se da noi ci sono così tante ragazze e ragazzi giovani, mentre nelle altre librerie queste fasce di pubblico si vedono più raramente. Detto ciò, la clientela è molto eterogenea ma allo stesso tempo è accomunata dalle problematiche presentate: l’amore, la bassa autostima, la scoperta di sé, il rinascere dopo un momento di crisi, la tristezza.

Ma poi hai riscontri dai clienti, dopo aver consigliato loro i libri?

Sì, molte persone ci ringraziano, ci scrivono sui social. E poi io dico sempre loro di farmi sapere se il libro gli è piaciuto o no, perché per me è importante capire se ho consigliato bene.

In conclusione, il libro è un farmaco per…?

Il libro è un’opera d’arte, come la musica, come i dipinti o tantissime altre cose che possono farci stare meglio. Nel libro si trovano storie simili alla nostra, ma che in realtà non lo sono, quindi si possono trovare nuovi spunti di riflessione o soluzioni fino ad allora non prese in considerazione. Possono quindi suggerire strade inedite per affrontare e risolvere i propri problemi.

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