Il tappeto volante di oggi, nonostante sia dedicato alla leggerezza, in realtà ha rami grossi, rotondi e possenti oltre che un tronco gigantesco; eppure grazie alle sue piccole foglie riesce a essere leggero e a vivere di luce solare.
Le querce; non esiste alcuna grande società del passato che si sia sviluppata senza l’aiuto di queste piante.
Sono alberi meravigliosi e popolano lo spazio attorno a noi quanto la scia del tempo che ci lasciamo alle spalle.
Ma potrebbero essere anche nelle nostre tasche, date un’occhiata, i centesimi ramati coniati in Germania ne riportano il disegno.
In sanscrito esiste una parola – duir – che tradotta in italiano acquista due significati: quercia oppure albero, senza far distinzione, non serve, perché questo è l’albero.
La lingua celtica ne ha ripreso il vocabolo, ecco perché la quercia si chiama dru, e i druidi si chiamano druidi.
In greco invece si dice drys, come le driadi, le ninfe ritenute immortali, al pari di questi alberi che erano sacri a Zeus (e poi anche a Giove e a Thor).
Simbolo di forza ma anche di saggezza, come quella di Elzéard Bouffier, il protagonista del racconto scritto da Jean Giono, “L’uomo che piantava gli alberi”: poche pagine che una volta lette vi accompagneranno per sempre, come le querce.
Quella di oggi è una Quercus robur, conosciuta con il nome di farnia.
Ha un areale di diffusione parecchio esteso, quasi tutta l’Europa continentale e insulare (evita le isole del Mediterraneo e i luoghi troppo aridi); si ritrova ancora in Anatolia, e poi oltre, fino alle montagne degli Urali, a quelle del Caucaso, ai monti Zagros, in quella che una volta si chiamava Persia e da dove probabilmente è partita millenni fa, un viaggio che ha condiviso con i tappeti volanti. Nel frattempo la sua presenza si è talmente radicata nel nostro continente che uno tra i nomi più comuni con cui viene identificata è proprio quello di quercia europea.
Questa fotografia è stata scattata un paio di settimane fa, tra il mare e l’Aurelia, sul bordo nord occidentale della Toscana. In questo tempo l’ho guardata talmente a lungo che le parole che mi ha ispirato erano diventate troppe per esser scritte in una rubrica normale, c’era bisogno di troppo spazio, oppure di trovare un linguaggio che fosse più intenso e diretto; così è nato quello ho scritto e che trovate dopo la foto.

Un tappeto volante per salutare la leggerezza
è grazie a lei che possiamo viaggiare
non è con la bilancia che si valutano i pensieri
ma è con le ali che si fanno volare
C’è stato un tempo antico e profondo
in cui volavano spesso maghi
e sciamani attorno, a rune
rituali e formule arcane il compito
di tener dome le nostre brame
Volava Pegaso, volava Perseo
volavano le idee tutte
sopra il porto del Pireo
Oggi invece non vola nessuno
colpa del virus, urla qualcuno
in realtà la colpa è di qualche rapace
non parlo di bestie
non è affar loro
se mandiamo aerei anziché pensieri in volo
Un po’ di colore dona speranza
in questi giorni di scarsa abbondanza
tener viva la fiamma, acceso lo sguardo
del luogo che ami abbi riguardo
guardati attorno
guardati dentro
guarda anche fuori senza sgomento
Prendi chi ami dagli la mano
si impara a guardare senza andare lontano
colori forti che sembrano strani
non sono irreali ma sempre più rari
per chi è abituato a passare la vita in città
tutto questo purtroppo ormai è rarità;
mentre le scrivo leggo e rifletto
le parole mi pungono, in modo diretto
e come me tante altre persone
pronte a fuggir alla miglior occasione
La prima luna dopo l’equinozio di marzo;
ogni cultura a venerar il grande balzo
della natura che si sveglia e riparte
il mondo attorno a turno rinasce
chi se lo perde poi non capisce
che alcune cose andrebbero viste
Giorni di vita, di aprile e di maggio
gli alberi in fila all’autolavaggio
il sole scalda la pioggia disseta
la vita sboccia come segreta
ecco che pronte si fanno trovare
minuscole foglie da poter ammirare
Contrasti di fatto solo apparenti
riempiono di storie le nostre esistenze
acqua di falda e luce stellare
nell’angusto picciolo si vanno a incontrare
tutto il segreto dell’universo
racchiuso appena in un piccolo verso
foglia leggera e legno pesante
equilibrio perfetto tra vetusto e novello
questa è la vita che si offre a modello
Puoi essere alto, puoi essere grosso
puoi essere pure al centro del bosco
osserva come la grande quercia
dalle piccole cose ricavi l’essenza;
non al tronco né ai poderosi rami
devi imputar segreti sovrumani
Non è veloce e nemmeno piano
ma essendo lievi
che si arriva lontano
Son foglie leggere e piccoli frutti
la garanzia di resister nel tempo tra i flutti
dal legno con cui si costruivano barche
ecco le vele della foresta
trasformano in vita
il vento il sole e la tempesta.