Tappeti Volanti (4). Come le navi in una foresta

Il tappeto volante di oggi, nonostante sia dedicato alla leggerezza, in realtà ha rami grossi, rotondi e possenti oltre che un tronco gigantesco; eppure grazie alle sue piccole foglie riesce a essere leggero e a vivere di luce solare.

Le querce; non esiste alcuna grande società del passato che si sia sviluppata senza l’aiuto di queste piante.

Sono alberi meravigliosi e popolano lo spazio attorno a noi quanto la scia del tempo che ci lasciamo alle spalle.

Ma potrebbero essere anche nelle nostre tasche, date un’occhiata, i centesimi ramati coniati in Germania ne riportano il disegno.

In sanscrito esiste una parola – duir – che tradotta in italiano acquista due significati: quercia oppure albero, senza far distinzione, non serve, perché questo è l’albero.

La lingua celtica ne ha ripreso il vocabolo, ecco perché la quercia si chiama dru, e i druidi si chiamano druidi.

In greco invece si dice drys, come le driadi, le ninfe ritenute immortali, al pari di questi alberi che erano sacri a Zeus (e poi anche a Giove e a Thor).

Simbolo di forza ma anche di saggezza, come quella di Elzéard Bouffier, il protagonista del racconto scritto da Jean Giono, “L’uomo che piantava gli alberi”: poche pagine che una volta lette vi accompagneranno per sempre, come le querce.

Quella di oggi è una Quercus robur, conosciuta con il nome di farnia.

Ha un areale di diffusione parecchio esteso, quasi tutta l’Europa continentale e insulare (evita le isole del Mediterraneo e i luoghi troppo aridi); si ritrova ancora in Anatolia, e poi oltre, fino alle montagne degli Urali, a quelle del Caucaso, ai monti Zagros, in quella che una volta si chiamava Persia e da dove probabilmente è partita millenni fa, un viaggio che ha condiviso con i tappeti volanti. Nel frattempo la sua presenza si è talmente radicata nel nostro continente che uno tra i nomi più comuni con cui viene identificata è proprio quello di quercia europea.

Questa fotografia è stata scattata un paio di settimane fa, tra il mare e l’Aurelia, sul bordo nord occidentale della Toscana. In questo tempo l’ho guardata talmente a lungo che le parole che mi ha ispirato erano diventate troppe per esser scritte in una rubrica normale, c’era bisogno di troppo spazio, oppure di trovare un linguaggio che fosse più intenso e diretto; così è nato quello ho scritto e che trovate dopo la foto.

Quercia_Quercus robur
Tappeto Volante#12  (Quercus robur)  Foto di Filippo Brancoli Pantera

 

Un tappeto volante per salutare la leggerezza

è grazie a lei che possiamo viaggiare

non è con la bilancia che si valutano i pensieri

ma è con le ali che si fanno volare

 

C’è stato un tempo antico e profondo

in cui volavano spesso maghi

e sciamani attorno, a rune

rituali e formule arcane il compito

di tener dome le nostre brame

 

Volava Pegaso, volava Perseo

volavano le idee tutte

sopra il porto del Pireo

 

Oggi invece non vola nessuno

colpa del virus, urla qualcuno

in realtà la colpa è di qualche rapace

non parlo di bestie

non è affar loro

se mandiamo aerei anziché pensieri in volo

 

Un po’ di colore dona speranza

in questi giorni di scarsa abbondanza

tener viva la fiamma, acceso lo sguardo

del luogo che ami abbi riguardo

guardati attorno

guardati dentro

guarda anche fuori senza sgomento

 

Prendi chi ami dagli la mano

si impara a guardare senza andare lontano

colori forti che sembrano strani

non sono irreali ma sempre più rari

per chi è abituato a passare la vita in città

tutto questo purtroppo ormai è rarità;

mentre le scrivo leggo e rifletto

le parole mi pungono, in modo diretto

e come me tante altre persone

pronte a fuggir alla miglior occasione

 

La prima luna dopo l’equinozio di marzo;

ogni cultura a venerar il grande balzo

della natura che si sveglia e riparte

il mondo attorno a turno rinasce

chi se lo perde poi non capisce

che alcune cose andrebbero viste

 

Giorni di vita, di aprile e di maggio

gli alberi in fila all’autolavaggio

il sole scalda la pioggia disseta

la vita sboccia come segreta

ecco che pronte si fanno trovare

minuscole foglie da poter ammirare

 

Contrasti di fatto solo apparenti

riempiono di storie le nostre esistenze

acqua di falda e luce stellare

nell’angusto picciolo si vanno a incontrare

tutto il segreto dell’universo

racchiuso appena in un piccolo verso

foglia leggera e legno pesante

equilibrio perfetto tra vetusto e novello

questa è la vita che si offre a modello

 

Puoi essere alto, puoi essere grosso

puoi essere pure al centro del bosco

osserva come la grande quercia

dalle piccole cose ricavi l’essenza;

non al tronco né ai poderosi rami

devi imputar segreti sovrumani

 

Non è veloce e nemmeno piano

ma essendo lievi

che si arriva lontano

 

Son foglie leggere e piccoli frutti

la garanzia di resister nel tempo tra i flutti

dal legno con cui si costruivano barche

ecco le vele della foresta

trasformano in vita

il vento il sole e la tempesta.

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