Le città imperfette di Francesca Sacco, artista di collage che crea “teatri di scampoli”

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Da Bergamo a New York, da Genova all’ Avana: poetici collages smontano e ricompongono, pezzo dopo pezzo, paesaggi e fisionomie urbane per svelarne l’anima più fragile e vera.

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Opera diFrancesca Sacco Collage – Brooklyn, NY

Forbici, colla, un foglio di carta bianco che si riempie di frammenti e prende vita, pezzo dopo pezzo, ritaglio dopo ritaglio, per restituire luoghi reali o fantastici, scorci di città visitate o sognate, paesaggi immaginari. Sono i collages emozionali e poetici di Francesca Sacco, giovane “collage artist” che taglia, strappa e incolla, compone, scompone e ricompone brandelli di strade, palazzi, echi di vita vissuta, reinterpretando architetture e fisionomie urbane note e meno note.

“La fotografia si mischia alla carta delle lettere inviate, mai inviate o perse, ai giornali invecchiati, ai numeri casuali di un telefono, agli appunti lasciati ai bordi di qualche pagina”, spiega l’artista. “Nei miei lavori non c’è solo la mia mano ma anche quella di chi ha fermato il tempo, scattando quella foto o scrivendo quel numero su quel foglio.”

Opera di Francesca Sacco – Collage, Trieste

La memoria, del resto, è fatta di frammenti, di visioni parziali, di echi lontani e vividi déjà-vu, pezzi che non combaciano mai tra loro ma che restituiscono molto più di una visione statica e stereotipata da cartolina.

Nata a Genova, fotografa e cinematografa, Francesca Sacco riduce immagini e ritagli in dettagli, per raccontare storie di città. La più recente è Bergamo, in un delicato omaggio al grande dolore vissuto dai suoi abitanti e alle sue strade svuotate di vita. Ma c’è anche New York, raccontata senza i grattacieli ma fiera dei suoi edifici storici, l’Avana, ritratta al tramonto, Genova, con tutta la sua malinconia, tra i vicoli del centro storico e il mare. C’è Trieste e c’è Tokyo, ci sono Lisbona, Milano, Istanbul, luoghi molto diversi ma accomunati dalle loro imprecisioni, da una forte personalità ma anche da una certa fragilità, in cui sta, spesso, la loro vera bellezza. Città che
conosciamo bene, che talvolta abitiamo, ma che forse non abbiamo mai saputo guardare davvero, almeno non in questo modo.

La giovane artista Francesca Sacco

Il collage non è quindi semplicemente una tecnica, ma diventa lo strumento con cui decomporre e ricomporre, liberare l’attimo congelato in uno scatto, per farlo uscire dai bordi e disegnare nuove storie, tra un passato fermato sulla carta fotografica e un futuro disegnato da nuove prospettive.
“Sfidando le regole dell’architettura e della prospettiva provo a far parlare le mie città attraverso i dettagli, invitando lo spettatore ad immergersi nel racconto racchiuso in quei luoghi. Dal mio studio evado senza spostarmi di un centimetro ogni giorno, ricompongo memorie attraverso ritagli di carta e, come quando al mattino provi a raccontare ciò che hai appena sognato, metto in scena un teatro di scampoli, a volte confuso e disordinato ma pieno di vita.”

Opera d’arte di Francesca Sacco – Collage, Ibiza

Ogni ritaglio porta dunque con sé una storia, un tempo, una particolare estetica. Nella serie dei collages, a cui Francesca lavora dal 2012, la fotografia assume una nuova dimensione: il dettaglio, decontestualizzato, ritrova il suo incastro all’interno del racconto, della suggestione. Con queste opere l’artista invita a “spostare la mente fuori dalle mura che siamo più che mai obbligati a rispettare, a guardare le città non solo come edifici e strutture, non solo come paesaggio, ma come palcoscenico dove mettere in scena il grande spettacolo della vita. Ad ogni angolo c’è una storia da raccontare con un occhio al cuore e l’altro al dettaglio, protagonista inatteso del racconto”.

Perché, come scriveva Calvino, quello che godi di una città non sono “le sue sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda.”
E le città di Francesca Sacco sono tutte risposte a domande inespresse. Ritratti urbani materici ed eterei al tempo stesso, precari e universali, luoghi ricostruiti in fragile equilibrio, imperfetti e irregolari, edificati con pezzetti di carta ma solidi come antiche mura.

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