Luogo della memoria, testimone della città invisibile
“Non cancellate la storia”: lo chiede una scritta, sbiadita dal tempo e ormai quasi impercettibile, in cui ci si imbatte scendendo nel cuore di Matera, addentrandosi tra i vicoli del Sasso Barisano. Lassù, affacciati al belvedere della piazza principale o sporgendosi dalla terrazza davanti alla Cattedrale, i numerosi turisti si affannano a cogliere l’inquadratura più suggestiva, l’angolo più fotogenico, lo scorcio più accattivante di una città che in pochi decenni ha saputo riscattare un passato difficile e cambiare volto, fino a diventare Patrimonio Unesco e Capitale della Cultura 2019.
Non sono passati moltissimi anni dal grido di dolore di Carlo Levi, che in “Cristo si è fermato ad Eboli” raccontò le condizioni di vita drammatiche, al limite della sopravvivenza, degli abitanti dei Sassi, portando alla luce quella che fu definita all’epoca una “vergogna nazionale”. Era il 1945. Qualche anno dopo, nel ’52, fu promulgata una legge speciale per il risanamento dei Sassi, che ne causò di fatto lo spopolamento, con il trasferimento degli abitanti in nuovi rioni. Ma alcuni (o molti) dei materani, magari trasferiti in altre zone d’Italia o emigrati all’estero, non dimenticarono le loro origini e continuarono a desiderare di riscattare la loro storia: negli anni successivi nacque un dibattito sul modo migliore e più giusto di riportare la vita nel cuore storico della città, un movimento di opinione che giunse ad un risultato importante nel 1986, con una nuova legge speciale a sancire l’inizio del recupero e della riqualificazione dei luoghi abbandonati.
Pochi anni dopo, nel 1993, la città si candidò ad essere riconosciuta “patrimonio mondiale dell’umanità” dall’Unesco: un’iniziativa da molti bollata come velleitaria, ma che diede ragione ai sognatori e portò Matera ad essere inclusa nella “World Heritage List” con la seguente motivazione: “I Sassi costituiscono una testimonianza unica dell’attività umana. Il preminente valore universale deriva dalla simbiosi fra le caratteristiche culturali e naturali del luogo”. La rinascita era cominciata.
2018: ai tanti turisti che arrivano oggi, sull’onda delle iniziative per il prossimo anno, quando sarà Capitale della Cultura, e di un passaparola estremamente efficace, Matera si presenta così: splendida, affascinante, unica. Lo spettacolo che si offre allo sguardo lascia senza fiato, cambiando volto con il passare delle ore, vestendosi dei colori del tramonto o accendendosi delle luci della sera, come un presepio contemporaneo. Ma proprio in questo incanto e nel suo indubbio fascino si cela il rischio della perdita di identità, di un fermo immagine bellissimo e asettico, una scenografia impeccabile ma a rischio autenticità. Per fortuna i materani – molti dei quali tornati nella terra d’origine proprio sulla spinta di questa rinascita – non sembrano disposti a dimenticare la loro storia e a vendere l’anima della loro città ad un turismo superficiale e distratto. Le iniziative culturali, di recupero, di promozione dei diversi luoghi sono molte, spesso accomunate da un approccio attento e da un’impronta sostenibile, da un desiderio di progettualità e di condivisione, e per le vie di Matera sembra circolare una particolare energia.
Ma il rischio comunque resta e il turismo di massa, con le sue dinamiche, non aiuta. Per questo è fondamentale il ruolo di un luogo particolare, custode della memoria e chiave di accesso alla conoscenza di questo luogo. Si tratta di Casa NOHA, un piccolo immobile a pochi passi dalla Cattedrale, donato dai suoi proprietari al FAI – Fondo Ambiente Italiano, affinché raccontasse il contesto e la storia della città, offrendo strumenti di conoscenza e consapevolezza ed uno spazio di preparazione alla visita.
La storia di Casa Noha inizia qualche anno fa, nel corso di una serata qualunque, trascorsa in famiglia, davanti alla televisione. Ad un certo punto sullo schermo compare Attilio Caruso, allora capo delegazione del FAI di Matera, che illustra la missione e lo spirito della Fondazione. Il pensiero dei tre anziani fratelli Fodale, riuniti davanti allo schermo, va alla loro casa situata nel cuore dei Sassi, eredità di famiglia condivisa con i cugini Latorre. Sono state già offerte loro cifre anche importanti per l’acquisto del bene, ma loro non sono convinti: la loro resistenza a vendere a privati è legata al timore di vedere scomparire la storia scritta nel tufo di quelle pareti.
La decisione è presto presa e, nel 2004, le famiglie Fodale e Latorre donano Casa Noha al FAI. Grazie alla generosità del loro gesto, lo spazio diventa un luogo vivo, di pubblica utilità, aperto a tutti, ed è il primo bene FAI in Basilicata. La volontà dei donatori, che desiderano che la storia continui ad essere narrata dai muri di pietra della casa, viene rispettata anche attraverso un progetto multimediale e coinvolgente: grazie all’uso della tecnologia, gli spazi angusti della casa vengono ampliati e fatti rivivere con proiezioni immersive, che esplorano la complessità del territorio da diversi punti di vista, con documenti storici di grande valore realizzati da un team di specialisti, coordinati da Rosalba Demetrio. “I Sassi Invisibili. Viaggio Straordinario nella storia di Matera”, il racconto filmato proiettato sulle pareti delle stanze, si avvale inoltre della voce, prestata gratuitamente, di Fabrizio Gifuni e Lella Costa.
“Mi sono reso conto che senza quella memoria avrei potuto benissimo non capire niente dei Sassi”, osserva l’autore Giovanni Carrada “e forse non avrei neppure imparato a fare caso a quanto vi è stato costruito e a riconoscere le tracce lasciate dagli uomini e dalle donne che sono vissuti qui. I Sassi Invisibili sono un omaggio ad una città che è tornata a vivere, un regalo a tutti coloro che arrivano qui, un aiuto a capirla e a visitarla con gli occhi giusti.”
Casa Noha, oggi centro di educazione interculturale e di divulgazione, a disposizione di cittadini e turisti, propone a chi si avvicina a Matera di entrare in punta di piedi nell’anima di questo luogo. “Un turismo rispettoso, capace di adeguarsi alle esigenze del territorio, che non ne consumi ma ne scopra le risorse, che non alteri il paesaggio ma vi si inserisca con armonia”: è questa la sfida che il FAI porta avanti attraverso questo bene. “E un invito ai materani perché, come già stanno facendo, non consegnino la città ad un turismo di massa, ma continuino a viverla e a farla vivere preservandone i valori.”
Insomma, in poche parole, come ammoniva l’anonimo autore della scritta tra i vicoli dei Sassi: “non cancellate la storia”.