“Fotografica”: apre a Bergamo un’importante rassegna tra etica ed estetica, con grandi nomi della fotografia e giovani talenti, dedicata al delicato equilibrio del nostro pianeta e alla sua bellezza a rischio.
17 giorni di mostre, 7 autori, tra talenti emergenti e grandi nomi del panorama internazionale, uno speciale dedicato all’Artico, con 65 immagini rigorosamente in bianco e nero scattate da tre fotografi tra Groenlandia, Islanda e Siberia, film e documentari: sono solo alcuni dei contenuti di “Equilibrio sottile”, la seconda edizione di “Fotografica – Festival di fotografia Bergamo”, aperta dal 27 ottobre all’11 novembre nello spazio del quattrocentesco Monastero del Carmine in Città Alta, a Bergamo.
Il tema scelto per quest’edizione, di estrema attualità, è il precario equilibrio del nostro pianeta, messo costantemente a rischio dai comportamenti irresponsabili e superficiali dei suoi abitanti. “Vissuti e sguardi diversi sono accomunati da un unico filone narrativo”, spiega il comitato organizzatore, composto da Daniela Sonzogni, Alberto Roscini, Maurizio Romano, Mauricio Orellana e Silvia Polinoro. “La denuncia dei danni irreparabili provocati dal cambiamento climatico, testimoniati da scatti rigorosi, sinceri, a volte persino brutali nella loro efficacia comunicativa. Immagini che, riprendendo gli avvenimenti drammatici dei giorni nostri, dimostrano al tempo stesso la bellezza del pianeta Terra, stimolando una nuova e più risoluta presa di coscienza rispetto al futuro sviluppo.”
Si parte da “Venezia e le grandi navi”, la denuncia dell’impatto di mastodontiche navi da crociera su un ecosistema delicato come quello della laguna veneta, ritratte da Gianni Berengo Gardin in una serie di impressionanti scatti in bianco e nero raccolti tra il 2012 e il 2014, in una mostra a cura di Alessandra Mauro, per passare al reportage dedicato all’Amazzonia realizzato – in collaborazione con CESVI – da Fabio Cuttica, fotografo dell’agenzia Contrasto, che ha documentato la distruzione di 50.000 ettari di bosco causata dalle miniere d’oro illegali, ma anche il difficile, appassionato lavoro di chi cerca di difendere il territorio e le comunità native. Alessandro Grassani, autore di documentari su temi sociali in oltre 30 Paesi, in “Environmental Migrants – The last illusion” ha puntato l’obiettivo in particolare sulle migrazioni climatiche, realizzando toccanti ritratti di profughi, rifugiati e migranti in Kenya, Bangladesh, Mongolia, mentre Fausto Podavini, fotografo di reportage per varie Onlus, ha documentato in “Omo Change” i devastanti sconvolgimenti causati dalla costruzione di una diga in Etiopia, nella Valle dell’Omo, in un’indagine iniziata nel 2011 per raccontare gli effetti di investimenti importanti che mettono a rischio un consolidato equilibrio tra la natura e le persone che abitano il territorio. Jessica Bizzoni, designer, ricercatrice e fotografa, ha indagato l’uso della luce artificiale e il suo dialogo con lo spazio circostante, approfondendo tra l’altro i danni causati dall’inquinamento luminoso sui ritmi biologici, sulla salute e su flora e fauna, in “Inhabit the artificial night-scape”, mentre Luca Locatelli, vincitore del premio World Press Photo 2018 per la categoria Environment, in “Hunger Solution” ha affrontato il delicato tema della crescente necessità di produrre cibo per sfamare la popolazione mondiale, documentando l’innovativo approccio olandese ai temi dell’agroalimentare. Infine, Andrea Frazzetta, reporter attivo in oltre 50 Paesi, presenta “Danakil: land of salt and fire”, una serie di scatti dedicati a laghi dai colori psichedelici, vulcani attivi e distese di sale, ritraendo la Terra in continua evoluzione.
Sarà inoltre possibile ammirare un imponente progetto fotografico, curato da Denis Curti e Marina Aliverti, dedicato a “Artico. Ultima frontiera”, con immagini di tre maestri della fotografia di reportage: accanto a Paolo Solari Bozzi, che fotografa rigorosamente in analogico, il danese Carsten Egevang, da vent’anni attivo in Groenlandia con particolare attenzione ai temi ambientali e alle conseguenze dei cambiamenti climatici, e l’islandese Ragnar Axelsson, detto anche RAX, fotografo per LIFE, Newsweek, Stern, GEO, National Geographic e Time, oltre che per il quotidiano locale Morgunbladid, e vincitore di numerosi premi internazionali (tra cui la più importante onorificenza islandese, the Order of the Falcon, Knight’s Cross, proprio per il suo lavoro sull’Artico).
Completano il progetto sull’ambiente nordico la serie “Cold is Hot”, con cui Marina Aliverti presenta uno scorcio molto personale dei luoghi estremi della Groenlandia, dove ha vissuto per due mesi nell’inverno del 2016 con i pescatori-cacciatori Inuit, raccontando per immagini la quotidianità di questo popolo che vive tra i ghiacci, e il documentario SILA and the Gatekeepers of the Arctic, realizzato dalla regista e fotografa svizzera Corina Gamma.
“In queste immagini – afferma Denis Curti, direttore artistico della rassegna – l’imminenza del riscaldamento globale si fa urgenza, mentre si apre un confronto doloroso in cui l’uomo e le sue opere vengono inghiottiti dall’immensa potenza della Natura. Bellezza e avversità sono i concetti su cui si fonda questo progetto, con una mostra che intende riportare l’attenzione sui paesaggi naturali e le tematiche ambientali dei nostri giorni”.
In programma per tutta la durata del festival visite guidate, incontri, seminari, proiezioni di film, come “Berengo Gardin – My life in a click”, realizzato dal regista Max Losito che ha seguito l’attività del grande fotografo per otto anni, e di documentari come “La foresta d’oro” di Emanuela Zuccalà, dedicato all’Amazzonia. Un’ottima occasione per riflettere sulla fragilità del nostro pianeta e prendere coscienza che, come diceva l’etologa e antropologa Jane Goddall, “non passa un singolo giorno senza che abbiamo un impatto sul mondo intorno a noi: le nostre azioni fanno la differenza, ma siamo noi a decidere che tipo di differenza vogliamo fare.”