Alberto Sacchetti, massese, giornalista e scrittore, laureato in Scienze politiche e internazionali, dopo un’esperienza in una televisione locale apuana, ha lavorato al quotidiano “La Nazione” prima come collaboratore e pubblicista e dal 1986 fino al 2013 come giornalista professionista. Per anni è stato vice caposervizio prima della redazione di Massa e poi di quella di Massa, Carrara e Lunigiana. Esperto di enogastronomia, ha scritto un libro sul vino di Candia dei Colli Apuani Doc e sull’olivo e l’olio di qualità del comprensorio apuo-lunigianese. Ha curato tre edizioni del libro “L’Arte in Cucina. Gli Artisti incontrano gli Chef” e “I Magnifici”. Gli Chef, i prodotti d’eccellenza, le ricette 2019″, tutti pubblicati con l’Editoriale Giorgio Mondadori. Ha scritto un manuale di tecnica giornalistica dal titolo “Giornalisti in 7 lezioni”, frutto della sua esperienza professionale e delle lezioni di giornalismo che ha tenuto nelle scuole elementari, medie e superiori. Ha pubblicato due biografie romanzate, “La Canzone della Luce” per Pacini Editore e “Il segreto di Foschi”, il romanzo “Il Mistero di Natale” e, a dicembre 2021, per Eclettica Edizioni, il giallo storico “Il delitto di Leonardo”.
Vincitore di diversi premi, fra cui il Premio Nazionale Speciale Torre di Castruccio per il giornalismo e la saggistica e il Premio della Provincia di Massa Carrara “Spino Fiorito”, è Cavaliere della Repubblica italiana, accademico dell’Accademia della Torre, “Paul Harris Fellow”, sommelier dell’Ais, accademico dell’Accademia Italiana della Cucina.
‘Il delitto di Leonardo’, il tuo ultimo libro. Ci racconti l’origine del titolo del romanzo e dove e quando nasce la passione e/o l’interesse per il periodo in cui situi i fatti, la Firenze di Lorenzo il Magnifico.
«Il Rinascimento mi ha sempre affascinato perché è un periodo storico ricco di cambiamenti in cui l’uomo riscoprendo le sue antiche radici prende coscienza delle sue possibilità e sperimenta nelle arti figurative. E la culla del Rinascimento è la Firenze di Lorenzo dei Medici dove Leonardo interpreta più di tanti altri il concetto di homo faber fortunae suae, l’uomo artefice della sua fortuna. Il titolo è volutamente ambiguo perché annuncia il giallo: non si capisce se Leonardo sia stato ucciso o se abbia commesso un delitto oppure se debba rispondere dell’accusa di omicidio».
Puoi fare una sinossi senza svelare troppo la trama?
«Leonardo da Vinci si muove nella Firenze dei Medici negli anni 1483 e 1484 all’ombra di una potente Confraternita gnostica. Alcune sue opere d’arte, come la Vergine delle Rocce, nascondono un messaggio che mette in discussione il rapporto tra fede e conoscenza. Leonardo, accusato di aver ucciso Lorenzo Prudens, un importante banchiere e mercante, membro della Confraternita, finisce in prigione. Numerosi indizi e testimonianze puntano l’indice contro di lui. L’artista di Vinci è stato l’ultimo a vederlo per consegnargli un misterioso quadro. Due investigatori, uno della repubblica di Firenze e l’altro mandato da Milano dal duca Ludovico Sforza, indagheranno per portare alla luce la Verità. La storia, che si sviluppa tra numerosi colpi di scena, porta il lettore nella dimensione esoterica del messaggio leonardesco. La sua tecnica dello sfumato e le tappe del suo cammino artistico giovanile, sotto l’ala del Verrocchio, uniscono come in un puzzle la fantasia del racconto alla realtà storica. I personaggi, uomini e donne di quei tempi, si muovono tra Firenze, Milano, Roma e Massa, città natale dell’importante membro della Confraternita vittima dell’omicidio. Il lettore dopo una serie di colpi di scena scoprirà il ruolo di Leonardo in questo giallo. Tutto nasce dal ritrovamento di un antico manoscritto. Tengo a dire che il romanzo è arricchito da un contributo del critico d’arte Giammarco Puntelli che permetterà al lettore di fare luce su alcuni capolavori dell’arte».
Cosa ti ha spinto a scrivere questo libro?
«Ho pensato questo giallo storico per celebrare nel 2019 il cinquecentenario della morte del genio di Vinci ma la pandemia con tutto quello che ha comportato, fra cui l’impossibilità per lunghissimi periodi di incontri in presenza, mi ha convinto a rimandare l’uscita del libro. L’incontro con l’editore Alessandro Amorese, che ha subito creduto con entusiasmo nel mio lavoro, è stato l’ultimo passo verso la pubblicazione».
Quanto cambia dall’ambientare un giallo nel presente a farlo nel passato?
«Per me, che provengo dal mondo del giornalismo, ambientare la mia storia nel Rinascimento ha significato studiare in maniera approfondita quel periodo su saggi e romanzi storici, cercando conferme su internet e compiendo verifiche delle fonti per il rispetto che ogni scrittore deve al suo pubblico. Ho creato dialoghi verosimili fra personaggi realmente esistiti e di fantasia funzionali alla trama del libro impegnandomi a curare ogni dettaglio. Avendo nel mio bagaglio professionale tre decenni di esperienza come cronista di nera e di giudiziaria sarebbe stato molto più semplice per me scrivere un giallo ambientato ai giorni nostri. Ma, per dirla con Coelho, ho voluto seguire la mia leggenda personale».
Il periodo storico è descritto molto bene, con ritmi moderni, ma mi colpiscono, fra le altre, due cose: la presenza di molti grandi protagonisti dell’epoca, non solo Leonardo, e una serie di riferimenti esoterici. Storia ed esoterismo, due passioni forti?
«Sì, storia ed esoterismo sono due mie grandi passioni: dalla prima traggo insegnamenti sugli uomini e sui loro comportamenti che mi fanno comprendere da dove veniamo e cosa abbiamo realizzato nel bene e nel male, la seconda mi porta oltre il razionale, ai confini del mistero. Mi sono immerso negli anni fra le pagine di libri sull’esoterismo, ho incontrato personaggi fuori dagli schemi durante il mio lavoro di giornalista, fra cui un alchimista sopravvissuto al passato, una di quelle figure che nel Rinascimento, inseguendo il sogno di trasformare il piombo in oro erano ferrate nella chimica, che per loro non era materia distinta dalla magia, ma conoscevano anche i segreti curativi delle erbe e si occupavano di astronomia e astrologia. Nel libro l’alchimista Flammeus, proprio per le sue conoscenze, ha un ruolo decisivo nella soluzione del giallo. Il mistero, in molte pagine, è nascosto nei quadri, nella Confraternita, nei simboli. Personaggi realmente esistiti, come Andrea del Verrocchio, Lorenzo dei Medici e l’enigmatico frate Luca Pacioli, e personaggi di fantasia si incontrano e si confrontano in una città che nasconde segreti noti solo a pochi eletti».
Qualcuno ha paragonato il tuo libro a quelli di Dan Brown?
«Qualcuno lo ha fatto. È un paragone che mi lusinga molto ma preferisco stare con i piedi per terra. Una cosa è certa: abbiamo in comune una grande passione per i misteri».