L’Ordinario, ormai si sa, ama le storie di coraggio e di perseveranza che consentono di affermarsi in contesti difficili. Ma, talvolta, non disdegna di dare anche un’occhiata a chi i talenti di sicuro li ha, li sta un po’ già facendo fruttare ma soprattutto li preserva e li sviluppa per un domani ricco di soddisfazioni.
Incuriositi dalle cronache che narravano di ripetute vittorie in contesti non più solo locali, siamo andati a conoscere Carlotta Fulignati, da Montelupo Fiorentino, enfant prodige della ginnastica ritmica italiana.
Il palmares recente parla chiaro: campionessa italiana nel campionato individuale gold allieve, primo posto tra le allieve di 4° fascia, prima nel gold Italia Nazionale J1.
Accompagnata dalla madre Maria, Carlotta ci riceve e soprattutto ci spiazza dall’alto dei suoi… 13 anni, età nella quale raramente si sono viste concentrate insieme speranza e saggezza.
Questa è la sua storia.
Carlotta, come è avvenuto l’incontro con la ginnastica ritmica?
Ho iniziato a fare sport a 4 anni e mezzo, quando ero all’asilo, con una mia amica. Mi è piaciuto subito ed ho voluto continuare.All’inizio facevo gioco danza, ma a un certo punto mi era venuto un po’ a noia così la mamma mi propose di fare ginnastica ritmica e io dissi: “Vabbè, proviamo!”
Che cosa ti ha spinto a continuare uno sport così poco conosciuto?
Il fatto di aver visto ragazze più grandi di me che facevano cose bellissime, e da qui la voglia di farle anch’io.
Adesso per quale Società gareggi?
Per la federazione gareggio per la società Terranova Bracciolini e invece per la UISP con l’Asp Montelupo.
Vedi qualche diversità con le tue compagne di classe che magari giocano a pallavolo?
Sì, un po’ di differenze ci sono, ma l’importante è che piaccia a me.
C’è forse meno possibilità di fare gruppo?
No, io riesco sempre a legare con le mie compagne, forse è un pochino meno il tempo ma io riesco comunque a fare gruppo.
Necessario a questo punto far intervenire mamma Maria, a cui va chiesto cosa ha pensato quando Carlotta le diceva che le piaceva fare proprio questo sport.
Dunque io ho sempre praticato danza, quindi avrei voluto che Carlotta facesse quello, ma l’importante è che si impegnasse comunque in uno sport, perché fa bene. Meglio ancora se avesse trovato uno sport femminile, e devo dire di essere stata “accontentata”; è perfetto, secondo me, perché unisce l’eleganza, l’agilità, il movimento e anche la disciplina. In più, la ritmica ti trascina a tal punto che ha voluto andare anche la sorella, e poi i risultati arrivano. Lei è felice.
Carlotta precisa: Con questo sport ho imparato che non puoi avere tutto e subito ma devi faticare per ottenere risultati.
Carlotta, perché secondo te le tue coetanee dovrebbero iniziare a fare questo sport?
Perché ti fa stare bene, oltre a fare attività fisica. A me tante volte è capitato di uscire da scuola (oggi frequento la seconda media) arrabbiata e andare a ginnastica tornando liberata e contenta.
La ginnastica ritmica ha una forte componente adrenalinica, perché si deve dare il meglio di sé in pochi minuti, e una notevole complessità, perché tutti gli attrezzi (fune, cerchio, palla, clavette, nastro), nella loro diversità, sono difficili.
Il Terranuova ora è salita in A1, con il contributo di Carlotta, che nel frattempo ha disputato le sue prime gare nazionali a Napoli. In A1 ci sono 12 squadre, di tutta Italia. D’altronde, tra competizioni individuali e di squadra, si gareggia tanto, nel corso di un anno, e la dimensione del viaggio comincia a diventare centrale.
Come ha risposto il territorio al vostro impegno sportivo?
Maria: con Carlotta sono sempre stati molto gentili, e presenti, sia il Sindaco di Montelupo Paolo Masetti che l‘Assessore Simone Focardi. Anche perché credo sia giusto valorizzare pure i sacrifici fatti sia da genitori che dai figli in questi “Sport minori.”
Carlotta, che vuoi fare da grande?
Da piccina volevo fare l’archeologa poi siccome la ginnastica ritmica la puoi fare al massimo fino a 25 anni mi piacerebbe entrare nell’esercito o fare l’allenatrice per trasmettere tutte le esperienze che ho vissuto.
A quale atleta vorresti assomigliare?
All’italiana Sofia Raffaelli, perché pur avendo da poco compiuto 18 anni la chiamano la “formica atomica” dato che è fortissima. Ha fatto anche la World Cup.
Quanto l’aver vinto ti ha ulteriormente motivata?
A me non interessa tanto la vittoria quanto il fare bene l’esercizio, che è quello per cui ho lavorato tanto, poi se c’è il podio è meglio.
Quante ore ti alleni mediamente al giorno?
Dalle 14:30 alle 18, a volte anche 19, tutti i giorni. Mia mamma mi dice sempre di sorridere prima di gareggiare.
Riesci a tenere il ritmo anche con la scuola?
Sì, vado bene.
La mamma conferma e dà il giusto merito anche a professori comprensivi che agevolano questo percorso, anche se a volte fa assenze.
Insomma, una bella storia ma con un finale ancora tutto da scrivere, perché in realtà deve essere ancora sviluppata tutta la trama.
Magari con qualche capitolo in francese, uno dei prossimi…