Oggi andremo alla scoperta del motivo che ha portato alla scelta del titolo di questa rubrica, Tappeti Volanti.
Questi sono tempi duri per fare tante cose, sopratutto per spostarsi.
Star fermo mi pesa, sono un fotografo di paesaggio, vivo del rapporto che instauro con il territorio; adesso riesco a portare avanti e gestire pochissime cose, tutte non troppo lontane da casa.
Ho avuto recentemente la fortuna di perdermi all’interno di profondi boschi mediterranei; lecci sopratutto, alternati a frassini, farnie e ontani nelle zone più umide oppure a pini marittimi e domestici in quelle più aride. Qui, lontano da tutto e da tutti, ho sentito per la prima volta l’esigenza di rivolgere il mio sguardo verso l’alto, una via di mezzo tra una domanda rivolta al cielo e una richiesta di aiuto: in tanti l’hanno fatto prima di me, sopratutto in quei momenti in cui le risposte che cercavamo non erano attorno a noi.
Con un’iniziale diffidenza e una certa sorpresa, vi confesso che, guardando in alto, anche io ho trovato delle risposte alle domande che ponevo. A una soprattutto, la principale, «come scappare da questa situazione?» .
Sopra di me una massa apparentemente informe di rami e foglie si è così trasformata in una moltitudine di tappeti volanti con cui andare ovunque si vuole: se si è bravi a chiedere, in un attimo si sale a bordo e si entra nella geografia dell’immaginazione: voliamo via tra i rami degli alberi per sentire il vento il suono che fa, proseguiamo verso l’alto, poi scendiamo verso la costa, un passaggio a pelo d’acqua sul mare – è ancora fresca sa di vita e un po’ di sale – e poi via a oltrepassare pianure, accarezzare colline e abbracciare montagne.
La sorpresa è passata, adesso trovarmi di fronte a dei tappeti volanti sembra quasi naturale, in fondo è sempre stato così, è a questo che servono, mica per stare in salotto a far bella mostra di sé.
Nonostante una certa elusività – tipica, mi hanno detto, di questi soggetti – un paio di loro ha acconsentito a farsi fotografare.
All’inizio effettivamente erano molto diffidenti, ho dovuto spiegargli che tengo una rubrica su l’Ordinario e di come il titolo della rubrica stessa li chiamasse direttamente in causa. Alcuni di loro sembravano incuriositi. Poi ho aggiunto che una volta fotografati e pubblicato l’articolo sarebbero in qualche modo diventati non solo famosi ma anche lo strumento grazie al quale i nostri lettori avrebbero potuto fare altri viaggi immaginari. Mi è sembrato che alcuni si dessero di gomito l’un l’altro, si vede che anche qui c’è una certa vanità. Quindi tre tra i più audaci si son fatti avanti dicendo «Ok per noi va bene, facciamo al naturale o vuoi chiamare il giardiniere? Sai in questi giorni non è facile trovarne». «No no ci mancherebbe, siete perfetti così», mi sono affrettato a rispondere, non sai mai cosa possa succedere in questi casi, a volar via e non tornar più ci mettono un attimo.
Forse la prossima volta riuscirò a fotografarne e portarvene altri.
Nel frattempo potete fare un giro su questi, ma fate attenzione, non è detto che vi riportino dove siete saliti.
“Si è sempre detto, come per incanto
la salvezza sarebbe venuta dall’alto
abbiamo guardato verso dio
vedendo abbastanza poco
abbiamo guardato le stelle
perdendoci di nuovo
era altrove che dovevamo andare
per veder davvero dei tappeti volare
Calligrafie moresche e ricordi persiani
la via della seta da toccar con le mani
ecco il segreto dov’era nascosto
sulla nostra terra protetto dal bosco
Questo è un biglietto per la tua fantasia
solo chi crede a un tappeto volante
potrà volare via”.
“Ricordi d’infanzia e progetti futuri
foglie e rami presagi oscuri
oppure ancora barlumi di speranza
che possano almeno curar la nostra ignoranza
Il mondo ignoto lo è sempre stato
il futuro nascosto nel nostro passato
rami di fiumi in costellazioni volanti
c’è chi spesso si affida ai santi
io diffido degli uomini e delle divinità
lascio alla natura una forma di verità
Di fronte a un mondo così diverso
rivolgo lo sguardo sopra me stesso
un canto silvano si leva dal bosco
ecco un tappeto che riconosco
chi vuol salire non chieda il percorso”.
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Ciao Filippo, grazie mille x ora è per prima; bisogno c’è di bellezza e di condivisione…. e perché no di bruttezza? Mi rispondo da sola… per consapevolezza 🌾🌾🌾
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