Le Storie della Porta accanto (10). Abundare quam deficere…. (veramente?)

….Breve premessa Amici, prima di iniziare un’altra incredibile Storia della Porta accanto…

Melius est abundare quam deficere è una locuzione latina di incerta origine che, tradotta in italiano, significa: meglio abbondare che scarseggiare.

L’espressione è di uso comune nel linguaggio quotidiano, spesso anche nella forma ellittica melius abundare, quando si vuol esprimere il concetto secondo cui, piuttosto che rischiare di non raggiungere la giusta misura, è preferibile eccedere e superarla. Per correttezza: MELIUS senza l’aggiunta del verbo (EST) significa PIÙ e non MEGLIO, quindi correttamente si deve dire «Melius est abundare quam deficere». (Wikipedia)

 

Trenta giorni, un mese preciso che siamo chiusi in casa, o forse sarebbe meglio dire che siamo al sicuro nelle nostre case. Un mese esatto che sto lavorando da casa, fatta salva una rapida uscita in ufficio una mattina per sbrigare una pratica che da casa non era assolutamente possibile concludere.

Vi confesso che uscire mi ha procurato una sensazione di angoscia, una paura profonda e un grande senso di insicurezza: gli uffici vuoti, le mascherine, le paratie di plexiglass a protezione degli sportelli ma soprattutto la diffidenza nei confronti «dell’altro». Niente strette di mano, niente caffè insieme di fronte alla macchinetta, se uno entra nella stanza, l’altro esce e intanto nella mente ti frulla il pensiero: chissà dove sarà stato.

Trenta giorni che la tv, la radio, i social non fanno altro che raccomandarci di non uscire o almeno di uscire solo per le necessità indifferibili.

Devi fare la spesa? Puoi uscire, ma nel negozio vicino a casa, non nel grande market distante cinque chilometri nel quale eri solito andare prima dell’epidemia. Ti è concesso solo se hai bisogno di acquistare generi di prima necessità che il negozio sotto casa non vende. Qualche esempio? Sei celiaco e hai bisogno di alimenti particolari. Hai intolleranze, sei diabetico e ti serve qualcosa che nell’alimentari della signora Bruna non trovi. Sì, in questo caso, puoi anche andare fuori dal tuo comune. Continuano a ripeterci #celafaremo….

Ma…Caro Giovanni che mi telefoni quasi tutti i giorni, è inutile che mi dici di abitare nella frazione del Guercio (esiste realmente) e vuoi sapere se puoi andare a fare la spesa all’Eurospin che si trova a quasi cinque chilometri da casa tua e oltretutto fuori comune. Caro Giovanni se fai così credo che, invece, #noncelafaremo…

Cara Teresa, credo di avertelo detto ormai mille volte che non puoi andare al negozio di animali di Sarzana a prendere il mangiare per il tuo cane, perché lui mangia solo le crocchette di Arcaplanet. Cara Teresa se fai così credo che, invece, #noncelafaremo…

E poi tu, cara Nunziatina, in questi giorni non sono riuscita a smettere di pensare a te che mi telefoni per sapere se puoi andare a fare la spesa all’Esselunga. «Assolutamente no – ti rispondo sempre – è fuori comune. Ma cosa deve comprare che non trova nel market che ha vicino a casa?» «In realtà non devo comprare niente di particolare ma devo finire la raccolta punti. Se poi il premio che voglio non sarà più disponibile?»

No, non ci siamo cari Giovanni, Teresa e Nunziatina, se dopo trenta giorni mi chiedete ancora questo credo che #noncelafaremo

Un pensiero particolare va poi a tutti quelli che in questa settimana hanno presentato la domanda per il «buono spesa»

Vi abbiamo raccomandato di non uscire di casa, abbiamo reso disponibile il fac simile di richiesta in tutti i canali internet del nostro Ente e proprio per chi non era in possesso di alcun strumento informatico, abbiamo messo a disposizione numerose copie in piccole cassette fuori dalle nostre sedi, in più parti del territorio.

Vi abbiamo chiesto di inviare la domanda via mail, lo abbiamo fatto per evitare che vi spostaste in massa nella foga di arrivare primi, per quell’atavica paura che abbiamo e che neppure il virus ci ha tolto, che qualcuno ci passi avanti.

Solo, e ripeto solo per quelli che non disponevano di mail, abbiamo posizionato una cassetta rossa fuori dalla porta del Comune, una cassetta come quelle postali, nella quale potevate inserire la vostra domanda.

Il risultato finale?

Il risultato finale è stato che avete inviato la domanda a mezzo mail e poi siete venuti a consegnare anche la copia cartacea dentro la cassetta delle lettere.

Che cosa non ha funzionato? Cosa non avete compreso?

Il signor Giulio, anziano insegnante in pensione, mi ha detto che è sempre meglio «abundare quam deficere» e la signorina Linetta, single per scelta e non per necessità, mi ha precisato che non ci si può fidare della mail.  E se poi non arriva? E se l’impiegato non la legge? E se la perde in mezzo a tutte le altre?

Ecco dopo trenta giorni e una quantità indescrivibile di domande doppie, io credo fortemente che #noncelafaremo!

 

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