Triora, il Paese delle Streghe

Museo etnografico e della stregoneria di Triora

Suggerimenti per un fine settimana alla ricerca della magia, della storia e della natura incontaminata? Abbiamo proprio il posto che fa per voi.

Vi portiamo a Triora (Im), un piccolo borgo della Liguria di ponente, che nonostante abbia una popolazione di poco superiore ai 200 abitanti, attira visitatori da tutto il mondo.
Curiosi di sapere il perché? Mettetevi comodi, oggi vi raccontiamo tutto.

Punto di partenza Arma di Taggia, quella famosa per le olive taggiasche, le indicazioni sono molto chiare, si deve iniziare a salire inerpicandosi lungo la Valle Argentina. Il paesaggio intorno a noi cambia rapidamente. Dalle serre di fiori ormai abbandonate, paesaggio triste e sintomo di un’economia (quella dei fiori) che sta vacillando, le colline si riempiono di piante di olivo e poi ancora su, fino a trasformarsi in castagni e conifere.

La temperatura si abbassa, portate con voi un maglioncino, dovremo arrivare a oltre 700 metri di altitudine. Una volta raggiunto il paese, il panorama intorno a voi vi lascerà senza fiato. Siamo nel Parco Naturale delle Alpi Liguri, non
sembra possibile che a solo un’ora di macchina ci siano le calde spiagge della riviera e il mare cristallino. https://parconaturalealpiliguri.it/

Triora non ci accoglie, a primo impatto pare respingerci, quasi volesse tenere celati i suoi segreti tra le volte buie e umide. Non lasciatevi ingannare, parcheggiate in prossimità del Comune e poi iniziate il percorso a piedi. Non sappiamo se riusciremo a trasmettervi tutte le sensazioni che abbiamo provato: il dolore, lo stupore, la magia e la meraviglia, il borgo e la sua storia si sono insinuati sotto la nostra pelle, il gemito del vento tra gli stipiti arrugginiti ci è rimasto nelle orecchie, in ogni antro sembrava che qualcuno ci attendesse. E poi i profumi: di muschio, di piante messe ad essiccare, di muffa e di abbandono, forse questo è quello che ci è piaciuto di più.

Il borgo delle Streghe

Il borgo è conosciuto soprattutto per la tragica storia accaduta negli anni 1587-89 che lo ha portato a diventare il Paese delle Streghe. In quegli anni vennero accusate di stregoneria alcune donne locali, esperte in erbe tradizionali, levatrici e guaritrici a cui i cittadini si rivolgevano per questioni di salute. Erano considerate le responsabili di una terribile carestia che aveva colpito il paese, sottoposte a un durissimo processo, furono rinchiuse e torturate al fine di confessare le loro colpe e di fare i nomi dei loro complici. Il processo si concluse dopo tre anni con cinque sentenze di condanne a morte; la sorte non fu migliore per le donne scampate al rogo, che ebbero la loro vita per sempre segnata da questo doloroso episodio. Lasciarono il paese e ad oggi non è noto se vi siano eredi di quella stirpe di donne sfortunate.

Percorso consigliato

Vi suggeriamo una sorta di percorso ad anello cominciando dal «carugio» subito dopo il Vecchio ospedale, mentre camminate guardate anche dove mettete i piedi, il selciato di pietra è già di per sé un capolavoro di arte. Subito dopo la ex Piazza del Mercato iniziate a salire, vi troverete in un incrocio di volte, di fronte a voi la segnaletica vi suggerirà di oltrepassare la Porta della Fontana Soprana per raggiungere lo spazio della Cabotina. Sopra la porta abitava il boia del paese e poco oltre c’era il mattatoio davanti al quale venivano eseguite le condanne a morte. La cabotina è un
modesto casolare diroccato dove nel XVI secolo si pensava si radunassero le streghe, come recita la lapide voluta dal prelato e studioso di storia locale Padre Francesco Ferraironi. Grazie a un progetto della Comunità Europea la spazio è stato reso fruibile ai visitatori e il percorso per raggiungerlo messo in sicurezza.

La Cabotina, Triora
La Cabotina, Triora

Lasciamo questo luogo proseguendo lungo il sentiero che inizia a inerpicarsi, incontriamo la prima
persona del paese che ci consiglia di salire per raggiungere la Chiesa e Forte di San Dalmazio. Il luogo, denominato Rizettu, è ormai abbandonato, piccoli vicoli silenziosi, tende che sventolano da finestre senza più infissi. Un fascino strano avvolge questa parte di paese. Qui, compresa la dimora degli Asplanato Megia, furono in parte rinchiuse le donne accusate di stregoneria.

La chiesa di San Dalmazzo, già citata in un documento dell’11 marzo 1261, venne posteriormente costruita presso la fortezza, l’arx munitissima, descritta dallo storico Giovanni Verrando, la quale costituì il primo nucleo e baluardo di resistenza del borgo che andava costituendosi. Del forte oggi non restano che piccoli indizi. Rimanete un attimo a godervi il panorama che si vede da lassù.

Forte Dalmazio Triora
Forte Dalmazio Triora

Ma non è finita, continuate a salire fino ad arrivare ai ruderi del Castello e alla statua del Gatto di Triora: un gatto gigante che pare fare la guardia sul piccolo borgo delle streghe, realizzato a memoria di tutti i gatti uccisi e bruciati insieme alle donne del paese.
Il gatto è un omaggio al paese di Svetlana Lin e Alezander Orlov, due professionisti russi che da tempo vivono a Triora, e del team creativo internazionale Triora Project, che hanno commissionato la statua in bronzo all’artista Elena Rede. Il manufatto, che ha un’altezza di quasi tre metri, si chiama “Grand Pardon” (grande perdono), ed è uno dei più grandi monumenti europei in bronzo raffiguranti il felino.

Il Gatto di Triora
Il Gatto di Triora

Dopo una breve sosta ripartiamo in discesa, tornati alla Fontana Soprana girate a sinistra e iniziate a scendere, entrerete nel Quartiere della Sambughea, la parte antica e anche quella che conserva i caratteri più tipici del borgo. Volte scure, annerite dal fumo e dalle fiamme, carugi stretti ed alti nei quali il sole non entra, continuate a scendere e non perdete l’occasione di scattare qualche foto alle porte dipinte, alla Grotta della Madonna di Lourdes, ai piccoli scorci e agli anfratti più angusti. Vi ritroverete come per magia sulla strada asfaltata, proprio nel punto in cui comincia il sentiero per la Chiesa di San Bernardino.

Sambughea Triora
Sambughea Triora

Vale la pena fare ancora qualche passo a piedi per arrivare di fronte alla meraviglia di questa chiesa campestre. Costruita proprio su un antico sentiero di pellegrinaggio che arrivava fino in Provenza, conserva al suo interno numerosi affreschi di pregevole bellezza.

Risaliamo fino in paese e concludiamo la nostra giornata al Museo Etnografico e della Stregoneria  https://www.museotriora.it/ , un luogo polveroso e decadente che conserva al suo interno le copie dei documenti relativi ai processi per stregoneria della fine del 1500 e preziose ricostruzioni del mondo contadino del piccolo borgo ligure.

Museo etnografico e della stregoneria di Triora
Museo etnografico e della stregoneria di Triora

Condividi questa pagina:

lascia un commento

L'Ordinario

Da non perdere