Tutta l’arte di settembre: le mostre da non perdere in Italia

Tra inaugurazioni dei mesi scorsi arrivate agli sgoccioli e nuove aperture in arrivo, il panorama delle mostre da non perdere nel mese di settembre offre proposte per tutti i gusti.

Iniziamo il nostro viaggio immaginario in giro per l’Italia segnalando prima di tutto le mostre per cui bisogna affrettarsi, poiché mancano pochi giorni alla chiusura. Tra queste, al MAST di Bologna è possibile visitare fino al 19 settembre “Displaced”, ricca antologica dell’artista e fotografo di origine irlandese Richard Mosse: un lavoro che dichiara di voler rovesciare il modo comune di vedere, pensare e rappresentare la realtà. Obiettivo della sua ricerca è sovvertire le convenzioni, andare oltre i limiti della rappresentazione ordinaria, osservare l’invisibile e renderlo visibile in tutte le sue contraddizioni. Mosse fotografa e filma situazioni critiche, racconta le migrazioni, il cambiamento climatico e i luoghi di conflitto con tecnologie di derivazione militare, che stravolgono la rappresentazione fotografica, con l’obiettivo di suscitare una riflessione etica. Una curiosità: molte opere della sua serie Infra, presente in mostra, portano il titolo di celebri canzoni, riunite poi in un’apposita playlist su Spotify.

Sempre fino al 19 restano aperte in Lombardia due interessanti mostre: a Milano, al PAC – Padiglione di Arte Contemporanea, “Autoritratto”, la prima ampia personale di Luisa Lambri in Italia, propone una vasta selezione di opere realizzata tra il 1999 e il 2017, alcune inedite per il pubblico italiano. Si tratta di un progetto espositivo site-specific incentrato principalmente sulla fotografia, che esplora una serie di temi legati alla condizione umana e al suo rapporto con lo spazio, l’architettura, il modernismo, il femminismo, l’identità, la memoria.

Alla GAMEC di Bergamo è stata invece prolungata la bella mostra dedicata a Regina Cassolo Bracchi, in arte semplicemente Regina, prima scultrice dell’avanguardia artistica italiana. Artista innovativa e originale ancora troppo poco conosciuta, è una figura unica per la sua multiforme ricerca artistica e per la scelta di utilizzare materiali nuovi, spesso poco nobili. Dal Futurismo ai movimenti dell’avanguardia, Regina ha attraversato diversi decenni e ha contribuito ad un importante pezzo di storia dell’arte italiana, con pratiche sperimentali e una dimensione creativa del tutto personale.

Resta qualche giorno in più (fino al 26/9) per visitare, alla GAM di Milano, “Misfits”, nuovo progetto a cura di Bruna Roccasalva per il ciclo Furla Series e prima personale in Italia di Nairy Baghramian, artista iraniana che vive e lavora a Berlino. L’idea di questa mostra, che comprende una serie di sculture di grandi dimensioni realizzate con materiali differenti – fusioni in alluminio, legno, marmo – concepite per lo spazio sia interno che esterno, nasce dal contesto urbano in cui si trova il museo, collocato accanto ad un giardino all’inglese che ha la particolarità di essere accessibile agli adulti solo se accompagnati da bambini. Scomposte in metà non combacianti, queste forme presentano l’esperienza dell’errore e del difetto come l’unica possibile, invitandoci a scoprire la bellezza nell’imperfezione.

Furla Series
Milano, Furla Series

Sempre a Milano, nelle sale del Museo Diocesano Carlo Maria Martini, è aperta fino al 10 ottobre “L’invenzione della felicità”, dedicata al lavoro del fotografo francesce Jacques Henri Lartigue (1894-1986), di cui ripercorre l’intera carriera, dagli esordi ai primi del ‘900 fino agli anni Ottanta. Attraverso 120 scatti e alcuni materiali d’archivio, riviste d’epoca e documenti, si rivive la sua incessante ricerca della quotidianità nei suoi aspetti più positivi, anche in momenti storici difficili e drammatici, attraverso uno sguardo ironico e curioso. La tardiva scoperta del suo talento avviene solo nel 1963: si deve a John Szarkowski, allora neo-direttore del dipartimento di fotografia del MoMa di New York, che decide di esporre nel museo i lavori di Lartigue, permettendo al fotografo di raggiungere il successo all’età di settant’anni.

Ci spostiamo quindi in Umbria, a Todi, per il Festival delle Arti, che ha attraversato i mesi estivi per concludersi il 26 settembre. A cura di Francesca Valente e promosso dalla Fondazione Progetti Beverly Pepper – scultrice e pittrice statunitense che aveva eletto la cittadina umbra come suo rifugio, ispirata dalla bellezza del luogo – il Festival comprende un omaggio ad Arnaldo Pomodoro, uno dei più grandi scultori contemporanei italiani. Una storica amicizia univa i due artisti, accomunati dalla ricerca di un linguaggio artistico in dialogo costante con l’ambiente e la natura. Alle loro opere già disseminate in diverse località umbre – Todi, Spoleto, Terni, Gubbio, Bevagna, Assisi, Brufa, Torgiano – si unisce ora un’installazione di quattro Stele (1997-2000), collocate nella centralissima piazza del Popolo a Todi, e degli Scettri (1987-1988) presso i vicini Giardini Oberdan. Grazie alla mostra “Labyr-Into” i visitatori potranno inoltre immergersi, in modo virtuale, nell’opera ambientale di Arnaldo Pomodoro.

Andiamo in Sicilia, e per la precisione a Siracusa, per trovare presso l’Area monumentale della Neapolis “AnarcoAracnoAnacro”, progetto espositivo di Tomás Saraceno. Artista argentino di origine italiana che vive e lavora a Berlino, è considerato uno dei maggiori protagonisti della scena internazionale, impegnato anche con la sua arte per il rispetto e la salvaguardia del pianeta, attraverso spettacolari progetti – tra cui enormi sculture fluttuanti e installazioni interattive – che propongono un dialogo alternativo con le modalità diffuse di abitare e percepire l’ambiente. Per la prima volta, Saraceno presenta a Siracusa un percorso narrativo sperimentale e multimediale, creato ad hoc per il sito archeologico, che ne moltiplica le storie interrogandosi sulla storia dell’umanità e sui legami vitali che ci uniscono al mondo che abitiamo attraverso suoni, vibrazioni, visioni, sculture, installazioni, realtà aumentata, esperimenti di biodiversità e tecnodiversità. Inaugurata a fine luglio, la mostra è visibile ancora per qualche mese, fino al 30 gennaio 2022.

C’è una certa attesa per alcune mostre che apriranno i battenti nel corso del mese, come la retrospettiva dedicata all’artista più amato tra gli Impressionisti: Claude Monet. Con 53 opere – tutte provenienti dal Musée Marmottan Monet di Parigi, che possiede il nucleo più grande al mondo di opere del maestro francese – questa esposizione inaugura la stagione di Palazzo Reale a Milano. Dal 18 settembre e fino al 30 gennaio 2022 sarà possibile ammirare quadri storici come le Ninfee (1916-1919), Il Parlamento. Riflessi sul Tamigi (1905) e Le rose (1925-1926), sua ultima opera: un percorso cronologico ripercorrerà l’intera produzione artistica attraverso lavori che lo stesso Monet considerava fondamentali, tanto da custodirli gelosamente nella sua casa di Giverny. Suddivisa in sette sezioni e curata da Marianne Mathieu – storica dell’arte e direttrice scientifica del Musée Marmottan – l’esposizione introduce alla scoperta di opere chiave dell’Impressionismo e della riflessione sul tema della luce, dai primissimi lavori en plein air ai paesaggi rurali e urbani di Londra, Parigi e delle sue tante dimore, con celebri capolavori come Sulla spiaggia di Trouville o Passeggiata ad Argenteuil.

Genova_Maurits-Cornelis-Escher_Mano-con-sfera
Genova_Maurits Cornelis Escher_Mano-con-sfera

A Genova, invece, si attende Escher: apre il 9 settembre a Palazzo Ducale la più grande e completa mostra antologica dedicata al visionario artista olandese. Il suo genio immaginifico viene rappresentato con oltre 200 opere, tra cui non mancano i suoi lavori più rappresentativi come la famosa Mano con sfera riflettente (1935), Vincolo d’unione (1956), Metamorfosi II (1939), Giorno e notte (1938) e la serie degli Emblemata, poste a confronto con opere di altri grandi artisti visionari come Giovanni Battista Piranesi e Victor Vasarely.

Due giorni prima, a Mantova, alle Pescherie di Giulio Romano, apre “Cucire il Tempo. L’arte come tessitura del quotidiano”, un progetto espositivo a cura di Stefano Baia Curioni e Melina Mulas, con opere di sei artiste italiane: Sonia Costantini e Maria Lai (dal 7 al 26/9),  Marta Allegri e Irene Lanza (dal 28/9 al 17/10), Rosanna Bianchi Piccoli e Antonella Zazzera (dal 19/10 al 7/11). “Ognuna, in modo diverso, trasforma e alchimizza i temi e il tempo della propria vita, come fossero tessitrici”, spiega la curatrice Melina Mulas, che le ha inoltre ritratte con la fotografia. “Tessono sia la gioia che il dolore, rammendano ferite che generano bellezza, la guarigione e la gratitudine sono l’ordito della loro arte; più intessono e più aprono alla dimensione di libertà che unisce, con un filo, tutte le donne.”

A Napoli inaugura l’11 settembre a Palazzo Fondi “Il caos dentro”, un percorso immersivo che racconta l’opera di Frida Kahlo ricostruendo gli ambienti di Casa Azul, come la camera da letto e il suo atelier, in cui la grande artista messicana trascorse tutta la vita, attraverso oggetti della vita quotidiana, fotografie, pagine di diario, disegni, lettere.

Pistoia_Novecento-Adolfo-Natalini_Armstrong

La settimana successiva a Pistoia, nelle sale di Palazzo de’ Rossi, apre la mostra collettiva “Pistoia Novecento. Sguardi sull’arte dal secondo dopoguerra”, con oltre 70 opere che vanno dal design radicale degli Archizoom all’astrattismo di Gualtiero Nativi, Mario Nigro e Fernando Melani, dai collage di Remo Cordigiani alla pop art di Roberto Barni, Umberto Buscioni, Adolfo Natalini e Gianni Ruffi. A cura di Alessandra Acocella, Annamaria Iacuzzi e Caterina Toschi, resterà aperta dal 19 settembre 2021 al 9 gennaio 2022.

Pistoia, Novecento-Remo Gordigiani

Tornando verso nord, e precisamente in Piemonte, troviamo le ultime due proposte della nostra, necessariamente limitata, selezione.

Inaugurata a maggio al PAV Parco Arte Vivente – Centro d’Arte contemporanea di Torino, ma visitabile fino al 24 ottobre, “SUSTAINING ASSEMBLY. Pratiche Artistiche per una Transizione Ecologica dal Basso” affronta il tema del rapporto tra cultura e sostenibilità, toccando argomenti importanti come lo sviluppo di nuove fonti di energia, i progetti di riforestazione e tutela dell’ambiente, la crescita sostenibile, l’ecologia politica. Un progetto che intende non solo denunciare la situazione, ma proporre alcune possibili soluzioni. A cura di Piero Gilardi e Marco Scotini, rivela fin dal titolo l’importanza dell’unione tra quanti sono impegnati a promuovere l’ecosostenibilità e l’integrazione tra pratiche già in essere, come lo sviluppo di fonti di energia non fossili, l’economia circolare, la bioagricoltura, la rigenerazione urbana. Sarà possibile conoscere Inland, progetto collettivo presentato da Fernando Garcia-Dory, Free Home University di Alessandra Pomarico, il lavoro dell’australiana Yasmin Smith dedicato alla Terra dei Fuochi, una ricerca di Bouba Touré e Raphaël Grisey sull’esperienza africana di Somankidi Coura, le esperienze della comunità asiatica raccontate da Zheng Bo e Mao Chenyu, mentre le questioni ecologiche australiane e i diritti indigeni sono al centro del lavoro di Karrabing Film Collective e Michele Guido e la storica artista Maria Thereza Alves riflettono su alcune pratiche sostenibili.

Infine, riapre al pubblico a Trino (Vercelli) – dopo la chiusura forzata a luglio, dovuta al forte maltempo – l’installazione nel Campanile dell’Abbazia di Santa Maria in Lucedio, un complesso architettonico creato dai monaci cistercensi dal 1123, importante testimonianza di architettura sacra ma anche modello di economia sostenibile, luogo di produzione e meditazione legato alla cultura del riso tipica del Piemonte Orientale. “Casting the tempo” è la prima iniziativa di APTITUDEforthearts, progetto di valorizzazione del territorio attraverso il recupero di spazi storici dismessi o in fase di restauro, ideato da Marina Roncarolo e a cura di Paola Nicolin. Unisce all’intervento artistico di Margherita Raso e alle sue sculture in tessuto, ispirate all’ambiente in cui l’Abbazia si trova, un’opera sonora realizzata in collaborazione con Kali Malone, musicista residente in Svezia. I suoni dei telai e delle macchine per la lavorazione del riso, testimoni del lavoro di questi luoghi nel corso del tempo, sono stati registrati e tradotti in un componimento diffuso all’interno della chiesa. La visita sarà possibile solo su prenotazione (dal sito del FAI oppure scrivendo a vercelli@delegazionefai.fondoambiente.it) ogni domenica a partire dal 12 settembre.

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