L’Ordinario, dalla sua nascita fino a oggi, ha avuto la prerogativa, insita nella sua natura, di promuovere e sostenere la cultura, di raccontare storie e personaggi che hanno cambiato le comunità e che hanno realizzato sogni e progetti etici.
Oggi torniamo a parlare di Eleonora Franchi e del Teatro “Buonalaprima” di Borgo a Buggiano.
Vi avevamo raccontato del sogno di Eleonora di regalare alla sua comunità un Teatro e della realizzazione di quel progetto, tra passione e difficoltà. I teatri e il mondo della cultura in toto, in questi mesi di lockdown e di restrizioni, hanno sofferto e subiscono i drammatici effetti di una poco nobile attenzione verso questo settore. E, come da tante parti si sente dire, il Paese che rinuncia alla cultura e chiude i luoghi dove essa si crea, è già morto.
Eleonora Franchi è stata costretta a lanciare una campagna di crowfunding (gofundme.com/f/teatrobuonalaprima) per tentare di arginare gli effetti devastanti di una nuova chiusura delle attività, a seguito dell’ultimo DPCM.
L’abbiamo contattata per farci raccontare cosa è successo dall’inizio della pandemia.
Eleonora, parlaci di questi mesi di lockdown e come vi siete mossi.
A marzo, quando ci hanno chiuso per la prima volta, non sapevamo quanto sarebbe durato e cosa ci aspettava, ed è stato sicuramente un colpo al cuore. Abbiamo dovuto interrompere tutte le nostre attività, stoppare gli spettacoli, far cessare corsi e laboratori, ci siamo fermati nel periodo di più intenso lavoro.
Inizialmente, pensando che lo stop sarebbe durato qualche settimana, non ci siamo persi d’animo, ed eravamo pronti a impegnarci per recuperare questa pausa forzata. In realtà, ben presto abbiamo capito che i tempi sarebbero stati più lunghi e abbiamo dovuto muoverci diversamente. Da imprenditrice ho bloccato tutte le spese che potevo, ma alcune vanno avanti. Per non interrompere completamente i nostri legami, abbiamo fatto alcune letture online per ragazzi durante le prime settimane, e durante l’estate abbiamo fatto un vero e proprio tour, “Abbracci letterari”, una serie di letture all’aperto, sotto il sole o sotto le stelle, per bambini e ragazzi in tutta la Valdinievole.
Nonostante tutto, a settembre eravamo pronti a rimboccarci le maniche e, con tutte le difficoltà del caso, a ripartire, supportati anche dalle risposte positive delle persone che ci seguono: in tanti erano desiderosi di intraprendere un percorso in teatro, soprattutto tanti bambini e ragazzi, che avevano passato un momento difficile durante i mesi precedenti.
Purtroppo, dopo poco più di un mese e mezzo dall’inizio dei corsi, ci hanno fermato di nuovo. È stato un trauma enorme; se con la prima chiusura avevamo la convinzione di riprenderci, con questo nuovo stop temiamo di non farcela. Per questo ho creato questa raccolta fondi, non siamo ancora nel baratro, ma ci stiamo scivolando.
Il Teatro è stata una realtà creata per la comunità e ho pensato che proprio la comunità potesse darci una mano, secondo le possibilità di ognuno, anche semplicemente condividendo e facendo conoscere questa situazione.
Eleonora, cosa pensi di questa gestione dell’emergenza, che ha pesantemente penalizzato i luoghi della cultura?
Sembra che la cultura sia una cosa di cui si può fare a meno, ma chiudere e fermare le attività culturali per me è pazzesco, sarebbero state le uniche a dover continuare. Si è parlato molto di salute e io mi domando a quale tipo di salute ci si riferisca, perché sembra che la salute psichica delle persone non sia stata tenuta in considerazione. Togliere tutto e chiudere le persone dentro casa ha pesanti ripercussioni sulla psiche degli individui, soprattutto ragazzi e bambini.
Me ne sono resa conto a settembre quando abbiamo ricominciato. Le persone che incontravo erano quasi in uno stato di alienazione, di paure perenni; ai bambini che con i nostri corsi avevano superato problemi di balbuzie, e che poi purtroppo sono di nuovo regrediti, ritrovarsi ancora senza nessuna delle loro attività non fa bene. Allora mi domando dov’è la salute, perché il teatro è anche terapia, il teatro è salute, così come la danza, il canto e tutto ciò che è cultura.
Ho avuto la conferma che il teatro ti salva nei periodi più bui ed era un’attività che con le dovute precauzioni doveva continuare. Noi abbiamo fatto tutti i nostri laboratori indossando le mascherine, ed è una cosa molto complessa da fare, ma l’abbiamo fatta e i ragazzi erano felici.
Ricordo di tanti adolescenti che ci dicevano: “Vi prego, diteci che i corsi non finiranno” e di tanti bambini che hanno pianto perché non potevano più venire a teatro.
Forse le istituzioni avrebbero potuto gestire tutta l’emergenza sanitaria diversamente, anche se questo non è il mio ambito di competenza, ma per quanto riguarda i teatri e le attività culturali non è la chiusura la strada giusta, soprattutto se con questa situazione e il virus dovremmo convivere. Con le dovute precauzioni e i dispositivi di sicurezza dovevamo continuare il nostro operato.
L’arte, il teatro sono attività che potevano continuare e avrebbero dovuto rappresentare il problema principale delle istituzioni, e la cultura doveva essere la priorità: se togli la cultura, togli la vita.
Eleonora, cosa ti senti di dire a chi leggerà le tue parole?
Vorrei dire che il teatro è terapia, è vita, è qualcosa di fondamentale e necessario per le persone, per la comunità, ed è questo il motivo per cui il teatro non può morire e deve andare avanti. Soprattutto i teatri indipendenti che non hanno finanziamenti pubblici, che vedono la passione, gli sforzi, il lavoro di chi quotidianamente ci lavora, e chiedo a tutti di credere in tutto questo e di darci una mano perché con l’aiuto di tutti possiamo farcela, mentre da soli non si va da nessuna parte. È emblematico di come il teatro è famiglia, comunità, e di come può essere la comunità a salvare il teatro.
L’Ordinario nasce per promuovere e sostenere la cultura, se ne fa portabandiera, e non può che essere a fianco dei teatri italiani, luoghi di cultura, di passione, di comunità che cresce e si unisce, di progetti, di resistenza e al fianco di Eleonora Franchi e del Teatro “Buonalaprima”