“Della sua vita privata non si conosce nulla”.
Più o meno è il trentesimo articolo che leggo. Quasi tutti uguali, nelle ore immediatamente successive alla morte. L’ultimo si distingue solo per questa frase. Mi concedo un sorriso, per una frazione di secondo, costatando quanto, per una volta, l’uomo sia stato più forte del pettegolezzo, e sia riuscito a far parlare di sè solo per quella straordinaria carriera che ha percorso. E d’altronde non stiamo parlando di un uomo “qualunque” del mondo dello spettacolo. Stiamo parlando di Manuel Frattini, quel piccolo immenso uomo che ha realizzato il suo sogno interpretando i nostri. Il Re del Musical, come spesso è stato definito.
Non mi sono mai piaciuti quei necrologi immediati del dopo notizia del “io c’ero quando…” o “ecco il mio ricordo di…” e, sotto, immancabile, la foto scattata con l’artista di riferimento in tutte le situazioni del mondo. Motivo per cui ci ho pensato due giorni e una notte prima di scrivere questa umile testimonianza. Ma la vita è strana e, il più delle volte, fatta anche di coincidenze. E noi è questo che tentiamo di fare, raccontare la vita, nella sua immediata verità e umanità.
Scrivo questo articolo-racconto per questo motivo e, in egual misura, per dedicarlo a Christian Dallari, amico di vita e collaboratore de L’Ordinario, che in questi giorni è particolarmente provato dalla notizia. Ma partiamo dall’inizio.
Manuel Frattini è per me una sorta di spartiacque nel mio mestiere. Lo incontro infatti, per la prima e unica volta, durante la conferenza stampa a Roma del musical Pinocchio, assieme a tutto il gruppo chiassoso e divertente dei mitici Pooh. Correva l’anno 2003 e io stavo muovendo i miei primi, difficili ed emozionanti passi nel mondo del giornalismo, al servizio di quello che allora era (e ancora è) il colosso ANSA, l’agenzia di stampa più importante d’Italia. Ogni conferenza, in quel periodo, era un banco di prova. Sarò all’altezza? Riuscirò a scrivere nel modo migliore nel minor tempo possibile?. La sfida era sempre quella, per noi giornalisti di agenzia. Io, poi, ero ancora in “prova”, dentro i 6 mesi di stage, che stavano per scadere…figurarsi…Quel giorno incontravo i Pooh per la prima volta (li amavo fin da bambina per “colpa” dei miei genitori) e quello che – mi avevano avvertito in redazione – era la nuova stella del musical internazionale.
Terrorizzata, arrivai quasi mezz’ora prima. Ero ancora l’unica giornalista presente. E incontrai, per primo, proprio lui, Manuel. Quasi timido, sicuramente gioioso, mai protagonista. Fu la conferenza stampa più rilassante, divertente e informale a cui io abbia mai partecipato in tutti i successivi 17 anni. Perchè la professionalità, quando è intrinseca, non ha bisogno di vestiti, di maschere. Basta l’essere. E così fu per tutti loro, da Saverio Marconi, ai Pooh, a Manuel, che mi sembrò un folletto venuto da lontano con poteri soprannaturali. Lo penso ancora come un momento di energia pura che coinvolse tutti noi giornalisti.
E quando andai alla prima di Pinocchio ricordo solo di aver pensato che Manuel Frattini, su quell’immenso palcoscenico, incarnava doti divine, non terrene. Questo è il ricordo che mi si è appiccicato addosso e, da allora, ho sempre seguito da lontano i successi e le interviste di Manuel come se si trattasse di una persona a me cara. Ma non ho mai più avuto, purtroppo, il piacere di incontrarlo.
La scorsa settimana mi chiama Christian e mi dice che ha avuto l’occasione, tramite un amico, di poter assistere a Milano alle prove di un importante spettacolo di beneficienza, ‘La prima volta‘, lo show nato all’interno del progetto Italy Bares che ha portato al Teatro Principe lo storico Broadway Bares del coreografo Jerry Mitchell, lo spettacolo teatrale che, 27 anni fa, si impose come risposta “all’emergenza” provocata da HIV e AIDS, parlando del tema in modo diverso e costruttivo. Christian mi chiede se può essere interessante per L’Ordinario e ovviamente gli rispondo subito di sì. (Qua il servizio https://www.lordinario.it/eventi/un-musical-per-parlare-di-aids-a-milano-in-esclusiva-arriva-la-prima-volta/)
Christian parte per Milano e fa un ottimo lavoro. Ma il punto della storia non è questo. E’ che Christian – che dall’età di 8 anni, senza esaltazione ma con molta polvere mangiata ovunque, canta, recita, fa il mago, l’animatore, il cabarettista, il presentatore, l’animatore e tutto ciò che è spettacolo, perchè un pulviscolo potente di energia artistica si è insinuato nel suo DNA – passa due giornate con i suoi “eroi” di sempre, scoprendo un mondo fatto di inclusione, anche nei confronti di una persona sconosciuta che, in un angolo, segue le prove senza disturbare. Cercando di rimanere invisibile, come è buona prassi per chi fa il nostro mestiere. Ma gli attori, i ballerini, i performer che sono tutti lì riuniti, in forma gratuita, per dare vita per la prima volta anche in Italia a uno spettacolo importante, lo vedono e, quindi, lo salutano e lo ringraziano per il servizio che farà.
Le telefonate di Christian sono numerose, ma non sono mai di richieste tecniche sul video. Mi chiama semplicemente per descrivermi le atmosfere, quel mondo per lui fantastico che, per la prima volta, può conoscere anche a livello nazionale/mondiale. Io raccolgo i suoi entusiasmi e sorrido: quel mondo, il teatro raccontato dietro le quinte, che da qualche anno non frequento più per lavoro, mi manca ferocemente, e lo sto capendo grazie a lui. Perchè non è affatto vero che il mondo dello spettacolo è tutto marcio. Sono le persone, come in ogni settore, che fanno la differenza, sempre. E i miei anni all’Ansa mi hanno insegnato che i grandi personaggi, se provengono dal teatro, sono gli artisti migliori e meno snob di tutti, perchè coniugano vera gavetta, sacrificio e umanità.
Quando Christian mi informa che la sera rimane a cena con alcune persone dello staff, tra cui Manuel Frattini, sono ancora più contenta per lui. So già che sarà un bell’incontro. Ma va ben oltre le aspettative. Verso le 23 ricevo infatti un video con scritto “PERO’ NON PUBBLICABILE EH!”. E’ un video divertente, dove Christian, che conosce a memoria il copione di Pinocchio, dà il là a un Manuel Frattini – Pinocchio e a un Andrea Verzicco – grillo parlante, che improvvisano uno scketch virtuoso al ristorante per accontentare un cultore del musical e si fanno registrare in video senza problemi. Eppure, i tre, si conoscono da una manciata di ore.
Tutto questo accadeva giovedì sera, 10 ottobre. Sabato 12 ottobre, nel primo pomeriggio, Christian mi chiama: “Torno a Milano, i ragazzi mi hanno invitato a vedere lo spettacolo, faccio toccata e fuga, torno stanotte, vieni con me?”. “Sono a Libri in Baia, a Sestri levante, ricordi?”, rispondo, “altrimenti ti accompagnavo volentieri”. Perchè questi siamo noi, “solo” dieci e sempre in giro per sviluppare questo coraggioso progetto di nome Ordinario.
Poco dopo, però, mi richiama, e mi pare subito strano. Gli si è fermata la macchina sull’autostrada, nei pressi di Fiorenzuola. E’ disperato, sia per la macchina, sia perchè non arriverà mai in tempo per assistere allo spettacolo. Ci teniamo in contatto, ci aiutiamo, come possiamo. Questo fa una famiglia, anche lavorativa. Lui, dopo tutte le formalità del caso, riesce a tornare a casa a tarda sera in treno. Io rimango alla fiera, come da programma.
Domenica mattina a Sestri Levante è nuvoloso. Alla fiera gira poca gente. Con calma raggiungo lo stand con i colleghi. Rido con qualcuno, parlo di collaborazioni con qualcun’ altro, si scherza, si prendono contatti. Guardo il telefono, è già ora di pranzo. Christian mi ha inviato un messaggio. “Sono sconvolto, è morto Manuel”. Non ci credo, non ci posso credere, ma so già che non può essere uno scherzo. Apro google, vedo la notizia, è ovunque. Manuel ci ha lasciato per un malore improvviso tra una replica e l’altra di quello spettacolo importante che insieme a tantissimi altri, stava realizzando per beneficienza.
In un attimo ripenso a quel video, alla bravura, alla gioia, alla Vita che c’era e penso sia tutto un incubo. Che sia impossibie. La Vita non può sfuggire di mano così, con questa modalità, a 54 anni. E poi penso a Christian, alla sua macchina ferma, su quell’autostrada. Che non lo ha portato a Milano. Che gli ha impedito di assistere in diretta a qualcosa che lo avrebbe sconvolto ancora di più di quanto lo abbia fatto a distanza.
Tre sere prima. Un ristorante. La gioia, l’arte, la partecipazione, l’improvvisazione. E poco importa se qualcuno è una star e qualcun’altro no. A quel tavolo non conta. Perchè conta l’Amore per qualcosa di condiviso, conta l’umanità, conta l’empatia.
Non ho avuto il coraggio di rivedere quel video, forse l’ultimo di Manuel, chissà. Di certo, non lo pubblicheremo mai. Ma ho voluto raccontarvi questa piccola storia fatta di coincidenze, questo piccolo retroscena di umanità. Perchè l’ho/abbiamo fatto?
Per ricordarci, una volta in più, che l’Umanità fa e deve fare notizia, eccome.
E per ricordarci che i grandi, come Manuel Frattini, sono quelle persone che riescono a realizzare un sogno personale e che, nel farlo, regalano effetti sociali positivi, rimanendo, al contempo, fatica, umiltà e sorrisi, senza l’aggiunta dell’ingrediente superbia.
Grazie Manuel, grazie di cuore da tutti noi. Sopratutto da Christian.