Gianni Buggiani è un giovane imprenditore – 42 anni – della provincia di Pisa.
Vive per la precisione nella piccola frazione di San Donato, nel comune di San Miniato, felicemente circondato dalla moglie Claudia e dai suoi due bambini, Lapo di 13 anni e Duccio di 6.
Gianni ha un’azienda che opera nel settore della pelle, ubicata nella vicina Santa Croce sull’Arno, che della pelle e del cuoio è la capitale italiana; per la precisione è un’azienda, portata avanti col padre – a cui riconosce un ruolo primario nella trasmissione di certi valori, e col fratello – che lavora per conto terzi e dà occupazione a una ventina di dipendenti. Oltre agli effetti della pandemia, e di una certa globalizzazione, ovviamente la sua azienda ha dovuto affrontare il ciclone che si è abbattuto sul Comprensorio del Cuoio legato all’inchiesta Keu, di cui mentre scriviamo si attendono ancora
gli esiti giudiziari . “È stato un duro colpo a livello di immagine – ci racconta – basti pensare che molta della nostra produzione dipende dalle grandi firme della moda, che ovviamente tengono conto di ciò che succede e di ciò che scrivono i giornali. Il nostro settore ha una tradizione molto lunga e consolidata e può riprendersi ma è triste che per colpa di qualcuno, ci rimettano persone, la grande maggioranza, che come noi hanno investito nella propria azienda e credono davvero in ciò che fanno”.
Gianni, sin da piccolo, è anche un grande appassionato di moto e come tutti i veri patiti ha la moto in garage e ci spiega che “un patito è uno che la moto se la smonta e rimonta, se la se la crea, la modifica, se la fa come gli piace e quando ha finito se la smonta di nuovo, se la rivolta e così via. Poi però – precisa con il sorriso – ci vuole anche l’uscita in strada, che si fa anche se è freddo, anche se tira vento, anche se il giorno prima ha piovuto” .
Il tempo per Gianni, facendo un lavoro in cui si deve essere sempre pronti a rispondere a domande di mercato flessibili e mai certe, è quello che è, e gli impedisce di frequentare con regolarità i motoraduni, ma, proprio di ricente, ne ha organizzato uno davvero speciale, che è tra i motivi principali della nostra intervista. “La moto è libertà e quando salì sopra e il vento ti accarezza la sensazione è troppo bella. A volte ti sembra quasi di volare, sono emozioni che mi scaricano”, ci spiega.

Nel corso dell’estate Gianni ha infatti organizzato, presso il Lago dei Salici a Fucecchio, nientemeno che una moto-braciata di beneficienza: “Il Lago dei salici è un luogo bellissimo che emana pace, ed è gestito per conto di una associazione benefica, Semplicemente ONLUS, che assiste in ogni modo le persone bisognose. Della zona ma non solo, visto che per esempio adesso stanno aiutando anche i profughi ucraini”.
In sostanza Gianni ha convocato una serie di motobiker al pomeriggio. Dal Lago sono andati tutti insieme verso Montecatini e Altopascio e al ritorno hanno trovato una cena magnificamente allestita da Piero, il titolare, a base di sangria e arrosto, il tutto reso possibile dal gran lavoro dei volontari. Per Buggiani non era la prima volta in assoluto con la beneficenza, visto che già durante il primo lockdown la sua azienda aveva donato 100 pacchi alimentari al comune di San Miniato tramite la Misericordia e poi ancora altri 100 pacchi al Comune di Castelfranco tramite la Pubblica Assistenza, e l’anno dopo a Pasqua di nuovo 100 pacchi alimentari al comune di Santa Croce, tramite sempre la Pubblica Assistenza.
“Fare un evento come quello del Lago dei Salici è stato un po’ più complicato – racconta Gianni – ma la fatica è stata ben ricompensata perché ho visto tante persone felici e mi sono accorto che con l’aiuto di tutti si può fare qualcosa di utile, e, allo stesso tempo, di piacevole. C’è stata anche una lotteria, con ulteriore ricavo per la beneficenza. “È una cosa che viene da dentro – continua l’imprenditore -. Io non ho tanto, però quello che ho cerco di condividerlo con chi ha meno di me. Questo è quello che penso io, che mi ha insegnato a pensare mia moglie ed è quello che noi stiamo cercando di insegnare ai nostri figli. Anche perché lo sentiamo come un dovere, ci viene dal di dentro ma non ce lo impone nessuno. Semplicemente, rende più bello vivere assieme agli altri. E probabilmente sono cose che maturano andando avanti con l’età, perché quando si è giovani ci si pensa meno”.

Dopo aver ascoltato la sua storia, facciamo a Gianni qualche domanda diretta.
Gianni, tu pensi che gli imprenditori in generale nel distretto della pelle debbano fare un salto in avanti per quanto riguarda la beneficenza?
“Credo che prima o poi questo accadrà. Spero che questa cosa di cui stiamo parlando serva anche un pochino da spunto, perché domani magari qualcun altro dica: ‘Seguiamo l’esempio di Gianni e Claudia al lago’, e faccia, per dire, un’iniziativa in una piazza”.
Cosa potrebbe far scattare secondo te l’input alla beneficenza, il tuo esempio oppure proprio la consapevolezza della situazione in cui viviamo?
“Tutte e due, secondo me ci vuole il passaparola, ci vuole l’informazione, ci vuole la comunicazione. E con poco si potrebbe fare veramente tanto, creando situazioni che poi durino nel corso degli anni. Per dirne una, dopo l’evento mi ha chiamato un ragazzo motociclista con cui abbiamo fatto anche un gruppo Whatsapp e mi ha detto che vuole organizzare un motoraduno presso l’Avis a Staffoli”.
Gianni forse ha innescato una miccia di solidarietà. E lui stesso non ha intenzione di fermarsi qui, perché a microfono spento ci confessa che sta pensando a farne altre, di iniziative, e molto presto, magari allargando il campo anche ad altre realtà benefiche o ad altri bisogni diffusi nella società.