Rubrica: Le Storie della porta accanto (cap.2). L’uso del NON.

«È una questione di punti di vista: come gli aquiloni, che pensano che la terra sia attaccata al filo.»
(Enzo Iacchetti)

Agosto mese di ferie. Negli uffici pubblici non si chiude, spesso ci ritroviamo a ranghi ridotti ma non si chiude. Il servizio all’utenza viene garantito sempre e comunque, a volte accade che, oltre alla tua, devi presidiare anche la stanza del collega che ti è affianco, ma non è un problema, siamo abituati a stare in ferie a rotazione.

Questa settimana tocca a me, la collega del servizio di pubblica istruzione, che ha l’ufficio proprio al mio piano, sta usufruendo del suo periodo di congedo e dunque sono padrona indiscussa «della nave».

Ho bevuto il mio orzo senza zucchero – da tempo ormai ho rinunciato al caffè a metà mattina – mi preparo alla frenesia di più telefoni che squilleranno contemporaneamente e al borbottio delle persone che inevitabilmente si lamenteranno del fatto che: «in questi uffici non c’è mai nessuno», «questi stanno sempre a casa», per concludere con il classico «sono proprio dei vagabondi».

Lascio la porta aperta, con la coda dell’occhio posso tenere sotto controllo anche la porta dell’ufficio della collega.

La mattina scorre tranquilla, quasi non ci credo che non sia venuto nessuno. Poi eccolo, mi accorgo di lui per la scia di profumo che lascia. Un dopobarba, no forse un’acqua di colonia, Pino Silvestre, sono quasi certa che si tratti di quello.

E’ fermo impettito di fronte alla porta della mia collega – ufficio pubblica istruzione. Bussa una, due e più volte, sbuffa e piega le mani sui fianchi ponendosi in atteggiamento di attesa.

Esco e mi avvicino: «E’ inutile che bussi, la collega non c’è, se vuole può dire a me.»

E’ evidente che la cosa lo secca, parlare con me indubbiamente non è quello che gli interessava, ma purtroppo il mio intervento lo costringe ad accettare la mia proposta.

«Ho necessità di sapere come posso avere un aiuto da parte del Comune».

«Per questo tipo di interventi l’ufficio è un altro, deve andare dalle Assistenti sociali, ma la porta non è questa, ora le spiego dove andare.»

Mi guarda perplesso e poi chiede «ok, ho capito, allora aspetto qui davanti alla porta?»

Mentre lui formula la domanda comprendo che sono decisamente di fronte a uno dei personaggi delle mie storie della porta accanto. La mia risposta è spontanea: «no, non ci siamo, non deve aspettare qui di fronte, non vede che sulla porta c’è il cartello con scritto Pubblica Istruzione?»

Con uno sguardo serafico ribatte prontamente alla mia domanda: «Certo, però non c’è neppure scritto che NON E’ l’ufficio delle Assistenti sociali, per quello che ne sappiamo noi, dentro potrebbero esserci anche loro.»

Eccolo il genio.

A lungo abbiamo disquisito con i colleghi sull’opportunità di scrivere su ogni porta quale ufficio NON contenesse, ma sarebbe stato poco economico sprecare tutto quell’inchiostro per predisporre dei cartelli che riportassero la seguente dicitura: «Questo non è l’ufficio anagrafe, questo non è l’ufficio tecnico, questo non è l’ufficio segreteria.»

Stiamo invece ancora valutando la possibilità di utilizzare questo criterio nelle risposte telefoniche: «Buongiorno, questo non è il servizio pubblica istruzione». Nel dubbio stiamo anche valutando di chiedere al tipo di farci un progetto di comunicazione.

 

Ciao, amici delle «Storie della porta accanto», alla prossima.

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