A Gerusalemme, dal punto di vista culturale, ce n’è per tutti i gusti, per tutte le epoche storiche, per tutte le religioni monoteiste. E poi c’è una costruzione un po’ isolata – certo meno frequentata dai turisti rispetto al Muro del Pianto, alla Basilica del Santo Sepolcro o allo Yad Vashem, il Museo dell’Olocausto – ma come poche care ai gerosolimitani. Si tratta di un mulino, che, chi scrive, ebbe l’occasione di visitare diversi anni fa. Si chiama Montefiore Windmill, e oltre a celebrare la nascita dello stato di Israele, di cui Gerusalemme è la capitale, ospita un museo dedicato alla vita del fondatore, Moses Montefiore, di cui testimonia lo spirito visionario.
Nato e cresciuto nella grande e operosa comunità ebraica di Livorno nel 1784, affermatosi in Inghilterra come business man, e dedito con tutte le sue energie al riscatto e all’affermazione del suo popolo, Montefiore fu molto più di un filantropo. Perché intuì, cento anni prima della nascita dello Stato di Israele, che gli ebrei, discriminati in tutta Europa, sarebbero potuti tornare nella Terra di Sion.
Il mulino, costruito nel 1857 in un’area dove si riteneva che si sarebbe sviluppata l’attività industriale della città, non si rivelò utile – a causa della scarsità di vento – per macinare il grano, e dopo 18 anni smise di funzionare, anche perché nel frattempo la farina cominciava a prodursi in altri modi. Però fu fondamentale per dettare i tempi del successivo sviluppo edilizio di Gerusalemme. Fu bombardato dai britannici nel 1948 e solo nel 2012, nell’ambito delle celebrazioni dei 60 anni della fondazione di Israele, è stato restaurato e ha assunto le attuali connotazioni turistiche.
Edoardo Tabasso è un sociologo e ricercatore. In occasione di un evento dedicato ai 70 anni di Eretz Israel, organizzato l’anno scorso dall’Associazione Italia-Israele di Livorno https://www.facebook.com/Associazione-Italia-Israele-di-Livorno-164074334132689/ insieme a Bruno Spinazzola ha ideato e realizzato un video, Moses Montefiore: un livornese cosmopolita (vedi il video a questo link: https://www.youtube.com/watch?v=F748RwEvaP8), prodotto dalla società Zeugma.
Così Tabasso ci spiega le tappe iniziali del cammino di Montefiore: “Moses si recò molto presto in Inghilterra in cerca di fortuna, e questo lo aiutò a diventare poliglotta e ad affinare la sua mentalità cosmopolita. A Londra si rivelò un uomo d’affari coraggioso e innovativo e fu uno dei primi a investire massicciamente nell’illuminazione a gas delle città europee. Massone, riuscì a entrare (uno dei dodici ebrei a cui era consentito) fra gli operatori della City e le sue attività lo misero in contatto con i Rothschild, con cui pure si imparentò grazie al suo matrimonio. E aiutò proprio Rothschild a entrare, primo israelita della storia, nel Parlamento inglese, nel 1851. Messo da parte “un gruzzoletto”, Moses smise di lavorare e si dedicò alla sua “mission”. Era alto, elegante, di eloquio affascinante, sembrava un diplomatico, e grazie a queste doti chiedeva udienza alle massime autorità dell’epoca e intercedeva per le sorti della comunità ebraica. Si recò dal sultano di Turchia, dallo zar Nicola I, in Romania, in Marocco e al Vaticano”.
Come si arriva alla costruzione mulino?
“La prima visita di Montefiore in Eretz Israel è del 1827 – ci racconta ancora Tabasso – poi ci tornò almeno altre sei volte. Lì incontrò Mehmet Alì, il padre fondatore dell’Egitto moderno, e a Gerusalemme stabilì uno stretto contatto con la comunità ebraica locale. L’attrazione che la città di Gerusalemme esercitò su Montefiore fu profonda, tanto da portarlo a dire: ‘Nessuna città al mondo ha una migliore posizione di Gerusalemme, né esiste un clima migliore’. Nel 1838 studiò attentamente la situazione degli ebrei sparsi nella città e occupati in mille piccole attività, e promosse perfino un censimento. In accordo con i rabbini e i capi laici delle singole comunità locali, elaborò un
progetto preciso, imperniato su una concessione di terreni per cinquant’anni, liberi da ogni tassa o balzello da pagare al Pashà o al governatore dei vari distretti, e sulla libertà di disporre dei prodotti in ogni angolo del mondo. Questo avrebbe incoraggiato gli ebrei d’Europa a tornare in Palestina. Il piano non poté essere attuato a causa di inceppi provocati da alcuni cambiamenti della situazione politica egiziana. Ma Moses riuscì a realizzare comunque altri progetti significativi. Fondò una tessitura, istituì una scuola femminile per 114 allieve dove, oltre alle normali materie scolastiche si insegnava sartoria, ricamo, economia domestica, ideò il primo aranceto ebraico in terra d’Israele. Nel 1857 acquistò un’area fuori dalla città vecchia di Gerusalemme chiamata Mishkenot
Sha’ ananim e che divenne in breve tempo l’avamposto della “città nuova”. Fra tutte le sue realizzazioni questa è la più importante. Quella che permise agli ebrei di Gerusalemme di andare ad abitare in un quartiere-villaggio, nuovo di zecca, costruito fuori dalle mura. Moses non si rendeva ancora conto di aver messo le prime pietre della nuova Gerusalemme, futura capitale dello Stato di
Israele. Lì sorse il mulino, simbolo dello sviluppo economico della comunità ebraica nel periodo ottomano”.
Ora torniamo a dove tutto ebbe inizio, a Livorno…
Come ci spiega la Presidente dell’Associazione Italia-Israele di Livorno, l’ avvocato Celeste Vichi, a Montefiore è dedicata una via della città labronica ed esiste una lapide che reca scritto: ‘Sia perpetuo ricordo che al 24 ottobre 1784 qui nacque sir Moses Montefiore in Siria in Russia al Marocco in Rumenia indefesso apostolo di tolleranza ad ogni sorta sventure senza distinzione di gente o di fede largamente pietoso morto in Ramsgate ai 28 luglio 1885
onorato dai potenti dai miseri benedetto’.
“Abbiamo voluto occuparci di Montefiore – ci racconta la presidente Vichi – proiettando il
video presentato in occasione del convegno sui 70 anni della fondazione di Israele, perché riteniamo che lo stato ebraico non sia solo una democrazia, ma anche perché è una nazione che, nonostante le difficoltà con cui convive sin dalla sua nascita nel 1948, è da sempre proiettata verso il futuro, integra culture diverse, si affida ai giovani. E, da alcuni anni, in ogni campo, è per eccellenza la start up nation; ad oggi ci sono circa 5.000 aziende create con questo sistema. Un sistema che mette insieme pubblico e privato, e che è basato sull’innovazione e sul sostegno all’imprenditoria. Moses Montefiore è un esempio ante litteram di questo spirito e certamente torneremo sulla sua figura con altre iniziative nei prossimi mesi, collegando lo studio della sua storia a una riflessione sulla società israeliana di oggi”.
Ma, forse, Moses potrebbe dare una mano anche a districarci nelle apparentemente insolubili contraddizioni dell’oggi. Sembra difficile, quasi impossibile, trovare un ponte, o un collegamento, fra
due tendenze, culturali prima ancora che politiche, nettamente contrapposte. Montefiore incarnò entrambe queste due tendenze e le fece proficuamente dialogare.
Da livornese, da inglese, da ebreo.