Indipendente, solitaria, controcorrente, libera da convenzioni e condizionamenti: Rachele Bianchi,
artista milanese da poco scomparsa, ha lavorato per oltre settant’anni chiusa nel suo studio,
“isolata per scelta”, realizzando più di 1000 opere tra sculture, bassorilievi, ceramiche, disegni. Un ricco patrimonio caratterizzato da figure austere e misteriose, soprattutto femminili, conservate in numerose collezioni pubbliche e private, nazionali e internazionali.
Ora, ad un anno dalla sua morte, Milano rende omaggio a questa singolare figura d’artista, collocando in modo permanente una sua monumentale opera – “Personaggio” – del 2014 – in via
Vittor Pisani, a pochi passi da Piazza della Repubblica.
Si tratta di una scultura in bronzo alta più di 3 metri, una donna in piedi che guarda lontano, salda, forte e fiduciosa. Fa parte di quello che può essere considerato il nucleo centrale della ricerca artistica di Rachele Bianchi: a partire dagli anni ‘70, l’artista inizia a produrre una serie di figure femminili che chiama genericamente “personaggi” e che popoleranno la sua produzione per i
successivi quarant’anni. Si tratta di donne dalla posa ieratica, con le forme nascoste da abiti o
mantelli geometrici e squadrati, talvolta simili a scudi o attraversati da pieghe, taglienti come
lame, barriere protettive da cui emergono pochi dettagli, che nel corso del tempo si evolvono,
ammorbidendosi, mentre i volti accennano via via un sorriso e le vesti sembrano essere mosse dal
vento.
L’imponente scultura è stata donata alla città dal figlio dell’artista, Giuseppe Bariona, che ha
annunciato in quest’occasione la nascita dell’Archivio Rachele Bianchi, un’associazione voluta non
solo per far conoscere e approfondirne la produzione pluridecennale, ma anche per supportare il
lavoro di giovani artiste.
“Sono molto felice di essere arrivato alla fine di questo percorso, fatto insieme al Comune, che
restituisce alla città un pezzo della sua storia più nascosta”, ha dichiarato Giuseppe Bariona. “Mia
madre è stata una donna controcorrente, che ha fatto dell’arte il suo personale territorio di libertà
ed emancipazione, in anni in cui alle donne era dato poco spazio non solo nella vita sociale ma
anche in quella artistica. Credo che ancora oggi Rachele possa essere un esempio ed è per questo
che l’Archivio non soltanto lavorerà sulla sua opera ma, in linea con il suo spirito, sosterrà la
creatività femminile contemporanea.”