Tre grandi donne (colleghe e amiche) accumunate da un amore per la vita “che niente e nessuno può fermare, nemmeno una malattia”; da tre arti, la scrittura, la lettura e la musica e da un format nato da “un incontro di sentimenti, dalla spinta di giocare insieme e di condividere con altri la passione per l’arte in tutte le sue espressioni e la consapevolezza che con la forza dell’amore è più facile affrontare le sfide della vita”, anche un tumore.
Queste tre grandi donne si chiamano Daniela, Sabrina e Gianna e sono le protagoniste di ‘Noi Donne siamo fatte così’, l’evento trasversale di musica, poesie e letture che si terrà il 15 novembre alle 17.00 nella Sala del Consiglio del Comune di Sesto Godano (La Spezia) e che andrà in scena per parlare di prevenzione al femminile e raccogliere fondi a favore della LILT.
Non sono grandi donne “solo” perchè hanno combattuto con coraggio e ancora combattono contro una malattia terribile quale è il cancro, ma sopratutto perchè non hanno mai rinunciato a essere sè stesse, a mettersi a nudo, ad ammettere che si ha paura ed è normale, a pretende di essere trattate come persone sane e non malate, a dire ciò che non piace loro in quei frangenti in cui la malattia rende, a volte, anche gli amici più stretti incapaci di relazionarsi nel modo giusto. Noi abbiamo avuto l’onore di intervistarle e loro sono state dirette, in un dialogo che sicuramente può essere utile a molte persone, tutti noi compresi. Una piccola, importante, “lezione di Vita”.
Quale domanda non vorreste mai sentirvi fare sulla vostra esperienza con la malattie e invece quali parole sarebbero importanti?
“Come stai? Penso che sia diventata una domanda usuale quasi fredda e priva di emozioni – ci confida Sabrina – Un “tanto per dire” dove l’’interlocutore non ascolta neppure la risposta. Ho passato, purtroppo, momenti difficili, ma la mia risposta è sempre stata “bene”, quasi gelosa di esprimere ciò che provavo al momento. La cosa strana è che io e Daniela non ci siamo mai chieste a vicenda “come stai?”, purtroppo lo sapevamo bene, ma, senza pensare, abbiamo adottato un saluto tutto nostro “Stai serena!” che a qualcuno poteva sembrare crudele ma era solo un TVB. Non ci sono parole importanti o più appropriate di altre, spesso si ha bisogno solo di un abbraccio. Subito dopo operata ho acquistato un braccialetto della LILT per il sostegno alla lotta contro il tumore al seno e l’ho messo subito come se fosse uno scudo, come se servisse a far capire chi mi stava di fronte che avevo avuto una brutta esperienza ma ero ancora qui. Il “poverina” non serviva”.
“Non ho voglia delle frasi di circostanza e soprattutto non ho voglia di avere intorno persone che mi fanno sentire malata. Quelli che mi dicono riposati, fai con calma, non strafare! Non capiscono che quando improvvisamente la tua vita cambia a causa di una malattia e soprattutto quando la malattia è il cancro, hai voglia di ripartire da capo, di programmare il futuro e di andare a mille, perché non sai quanto tempo ti sarà ancora concesso – sostiene a gran voce Daniela – Quando sono uscita dall’ambulatorio con quella terribile diagnosi che mi pesava sul cuore la prima cosa che ho fatto è stata andare in un’agenzia di viaggio e prenotare una vacanza, credo che quello sia stato il primo passo verso l’uscita del tunnel. Credo non ci siano parole più o meno importanti, quello che conta è esserci a volte solo con un abbraccio. Con Sabrina non ci siamo mai dette molto, ci bastava guardarci per capire se era un giorno sì o un giorno no e in quello sguardo c’era più di mille parole. Stai serena Sabri che ce la facciamo!”
Perchè secondo voi, ancora tante donne fanno fatica a parlare di un problema di salute tale, come se lo dovessero nascondere? Forse semplicemente perchè non si è mai preparati ad affrontare una cosa del genere e c’è bisogno di tempo per metabolizzare e accettare?
“Non saprei – risponde Sabrina per prima – C’è chi nasconde il tutto quasi a rimuovere il problema o chi ne parla allo sfinimento per allentare la tensione. Certo all’inizio è dura, improvvisamente ti trovi di fronte ad una terribile realtà che non conosci e neppure quel poco che ti dicono ti aiuta a capire. Perchè nessuno prima della conclusione di tutti gli accertamenti saprà mai come andrà e quanto ci vorrà. Bisogna procedere step to step e ogni volta considerarlo un traguardo. Non chiedersi cosa ci sarà dopo, ma cosa siamo riusciti ad affrontare. Spesso ci si chiede cosa abbiamo fatto perché ciò accadesse, che abitudini sbagliate possiamo aver attuato per innescare questa malattia. E, se tutto sembra giusto, perché ci è capitato. Purtroppo non c’è risposta. L’unica certezza è che abbiamo un’arma importantissima: la prevenzione. Ecco perché è giusto parlarne in modo che chi ascolta sappia che è vero può succedere, ma scoprendolo in anticipo i traguardi sono notevoli”.
“Perché viviamo in un’epoca in cui essere malati non è di moda, in cui dobbiamo essere perfetti, sempre al top, in cui ci sentiamo fuori posto persino se non abbiamo le unghie laccate – ribatte Daniela –. E non dobbiamo andare lontani; nel mio caso, ad esempio, all’interno della cerchia dei miei parenti qualcuno mi ha detto: tranquilla non lo diciamo a nessuno. Come se fosse una vergogna. Nessuno ci insegna ad essere malati e spesso non c’è alcuna dignità nel modo in cui i pazienti vengono trattati, ma sono convinta che noi donne siamo un fuoco che cova sotto la cenere e che dopo ogni batosta abbiamo tutte le capacità per rinascere più forti di prima. Dobbiamo solo crederci e iniziare a parlare della malattia è il primo passo”.
“Quando la vita ci mette alla prova – ci spiega Gianna – qualsiasi essa sia, problemi di salute o altri dolori profondi, insorge una sorte di rifiuto ad ammettere la situazione, ad esporci, un pudore profondo, questo rappresenta una difesa che ci permette di interiorizzare, metabolizzare la nuova situazione. Quando la malattia insorge, ci vuole tempo per elaborare la perdita del nostro io sano. Solo con il tempo si riesce a superare l’immagine di noi stessi malati e ritrovare il coraggio di uscire, piano, piano, da una situazione di rabbia, delusione, depressione verso una ricostruzione graduale di un altro noi stessi, sostituendo tutto il danneggiato con nuove potenzialità e una maggiore consapevolezza del nostro percorso, della realtà intorno a noi. Solo così si può recuperare il desiderio e l’aspettativa di una vita piena e appagante”.
Ragazze, il vostro spettacolo è un format che nasce praticamente per caso, dalla vostra energia e amore per le arti e la condivisione di un’esperienza….Ce la raccontate questa nascita?
“Daniela, Gianna ed io siamo colleghe inserite in un bel gruppo di lavoro composto da una decina di donne che stanno volentieri insieme, anche fuori dal lavoro: un’esplosione di energia, emozioni, problemi, risate e complicità – spiega Sabrina – Ciascuna di noi ha i propri difetti, che le altre conoscono perfettamente, ma anche tanti pregi e soprattutto una propria dote innata, unica e particolare. Chi organizza, chi relaziona, chi effettua ricerche storiche, chi cucina, chi allestisce. Potremmo fare qualsiasi cosa insieme, compensandoci l’una con l’altra. Anche per questo evento è stato così”.
“A volte penso che il caso non esista, nel nostro percorso di vita incontriamo tante di quelle persone eppure ci accorgiamo subito se con alcune di loro c’è un’alchimia che ci unisce – ci racconta Daniela – Questo è quello che è accaduto con Gianna e Sabrina. Colleghe prima e amiche dopo. Ciascuna con un fardello pesante, eppure capaci di dare all’altra sostegno, fiducia e aiuto. Una condivisione di sentimenti e di emozioni che viaggia senza parlare, così è nato questo format, dal desiderio di stare insieme ciascuna con le proprie capacità, per raccontarci agli altri mettendo a nudo le nostre emozioni. In questo nostro viaggio non siamo sole, in realtà il nostro gruppo è formato da circa una decine di amiche, colleghe, ex colleghe, quando parliamo di noi diciamo che «siamo una forza della natura» perché unite potremo fare qualsiasi cosa. Ciascuna ha un dono e lo condivide con le altre. Voi chiedete e noi lo realizziamo, senza invidie, senza protagonismi perché insieme siamo più forti”.
“Siamo un bel potpourri di donne, ma con una caratteristica comune: l’amore per la vita in tutti i suoi aspetti, non ci ferma niente e nessuno – conferma Gianna – iI trio, Daniela, Sabrina, Gianna che vedete sul palco è solo una piccola parte del nostro gruppo di donne legate da un filo invisibile ma indissolubile, la linea del destino. L’altra parte importantissima, ci accompagna sempre ad ogni evento, con la presenza o con il cuore e rappresenta l’energia propulsiva, il nostro sostegno, la forza”.
Che cosa vedremo (o ascolteremo) sul palco?
“Sicuramente una sinergia tra tre modi di esprimersi: scrittura, lettura e musica, che interagiscono tra loro per poi arrivare nel loro insieme al pubblico, ognuno col proprio linguaggio ma portatori di un unico messaggio”, dice subito Sabrina. “Vedrete tre amiche che aprono la loro anima al pubblico, raccontandosi con parole e musica – aggiunge Daniela – Non è semplice trasmettere agli altri le proprie emozioni, così, utilizzando le canzoni, le immagini e la voce cerchiamo di farvi entrare nel nostro mondo. Abbiamo sofferto e stiamo lottando ma abbiamo bisogno di gridare a gran voce: Io sono ancora qui! Il nostro primo passo verso la guarigione del corpo e dello spirito”. “Cercheremo di condividere, in un misto di leggerezza e profondità, il nostro sentire, il vissuto fatto di paure, gioie, dolori, delusioni, rabbia, speranza, cadute e rinascite – chiude Gianna – sul palco ognuna di noi mette a disposizione le sue competenze professionali e amatoriali, si mette in gioco, portando sul tavolo il suo essere donna, madre, compagna, amica… Una prevenzione indiretta, una spinta verso la guarigione dello spirito”.
Il Comune e i vostri partner hanno tutti risposto subito con entusiasmo?
“Certamente. Abbiamo avuto da subito una gran collaborazione, siamo state letteralmente travolte dall’entusiasmo non ci aspettavamo una risposta così pronta e unanime. Questo ci incoraggia ad andare avanti”, rispondono concordi.
Il vostro evento diventerà un format che porterete anche in tour in altri luoghi?
“Certo può essere un buon modo per informare e convincere sempre più donne a fare prevenzione. Noi siamo disposte ad andare ovunque ci sia bisogno di parlare di questi temi, abbiamo già avuto alcune richieste e stiamo organizzando anche un format simile da utilizzare nelle giornate contro la violenza sulle donne. Il nostro intento è anche quello di trasmettere speranza, permettere a tutti di trarne una grande forza e coraggio per affrontare ognuno il proprio cammino”, ci dicono salutandoci.