La «perla nera» del Mediterraneo, così viene definita l’isola di Pantelleria, ubicata a metà strada tra la Sicilia e l’Africa e dalle quali ha assorbito tradizioni, profumi e sapori. Da maggio fino a ottobre il clima consente soggiorni piacevolissimi e anche nei mesi più caldi un bel vento di maestrale ci tiene sempre compagnia.
Per una vacanza in vero stile pantesco vi consigliamo di soggiornare in un «dammuso», le classiche costruzioni frutto della civiltà araba e del lavoro dei contadini di Pantelleria: tetti a cupola, muri spessi per garantire un perfetto isolamento termico e pietra lavica. L’assenza di elementi comuni al nostro vivere quotidiano rendono l’esperienza unica: non più porte tra le camere, ma un susseguirsi di alcove e corridoi sinuosi. Soffitti morbidi ci sovrastano e la penombra mantiene fresca la casa.
Ancor più interessanti sono gli spazi esterni: i terrazzamenti, le basse vigne, gli uliveti, le bouganvillee, le palme e le piante grasse, arricchiscono i giardini e fanno da cornice a queste case.
Per spostarvi noleggiate un motoveicolo, vi consentirà di raggiungere comodamente ogni accesso al mare, senza problemi di parcheggio. Ricordate però che i distributori di benzina sono solo a Pantelleria Centro, ve lo diciamo per non correre il rischio di rimanere a piedi.
Ci sono molti motivi per scegliere di fare una vacanza a Pantelleria ma consigliarvi di andare solo per il mare sarebbe veramente riduttivo. L’isola non è solo mare, capperi e pietra lavica, nella settimana che abbiamo trascorso nella piccola propaggine siciliana abbiamo scoperto leggende, storia, paradisi incontaminati, un parco nazionale ricco di sentieri, montagna e una cucina che è la rappresentazione perfetta delle incursioni culinarie delle molteplici civiltà che hanno abitato quel piccolo lembo di terra nel canale tra Trapani e Tunisi.
Preparate davvero i vostri occhi a visioni uniche e irripetibili.
Partiamo la mattina presto dopo aver dato una rapida occhiata alla mappa, attenzione al fatto che sull’Isola tutte le strade sembrano uguali e nell’interno le indicazioni sono poche, perdersi è un attimo. La nostra prima destinazione sarà la Grotta di Benikulà, meglio conosciuta come Bagno Asciutto.
Siamo nell’interno dell’isola, sul costone della Montagna Grande, in contrada Sibà, dopo una strada in salita (completamente sterrata ma facile da fare con lo scooter) arriviamo nel parcheggio di ciottoli di pietra vulcanica. La grotta è una vera e propria sauna naturale composta da due vani: uno esterno con sedili in pietra dove c’è spazio per 5/6 persone ed una parte interna da dove fuoriesce il vapore attraverso una spaccatura nella roccia. Le proprietà terapeutiche dei vapori, che raggiungono i 40 gradi, note fin dall’antichità, sono anche state analizzate e accertate dall’università di Palermo.
Dal parcheggio iniziamo il sentiero che in circa quindici minuti ci porterà alla grotta, il percorso è semplice e alterna salite e discese, alla nostra destra sotto di noi possiamo ammirare la linea lontana dell’orizzonte e la piana coltivata a vigneti, ovunque piante di mirto, cappero e ginestre.
Una volta arrivati proviamo ad entrare nella fenditura nella roccia, la temperatura è altissima, giusto il tempo di dare uno sguardo e siamo completamente sudati, ricordatevi di portare con voi un telo da mare. Il sentiero continua a salire, siamo nel cuore del Parco Nazionale, più avanti ci sono i geyser, gli sbuffi di vapore che provengono dal ventre della terra. In tutta l’isola sono presenti fenomeni di vulcanesimo secondario, sia nella montagna che nel mare.
Dopo esserci rilassati nello spazio al fresco antistante la grotta, riprendiamo la via del ritorno, dobbiamo dare il cambio alle molte persone che vengono a visitare il luogo, una volta arrivati al parcheggio salutiamo un’anziana donna che vende prodotti tipici panteschi: sottolii, marmellate e vasetti di capperi.
La conoscenza di un luogo non può prescindere da quello che viene servito nel piatto e così abbiamo scoperto che ogni portata a Pantelleria profuma di mare e di sole ed è frutto di un faticoso lavoro per strappare lembi di terra alla roccia vulcanica che ovunque ricopre l’isola. Ogni pianta non cresce in altezza, resta bassa, per poter assorbire tutta l’umidità possibile: le giornate lunghe e assolate, la pietra che si fa incandescente e durante la notte restituisce le stille di rugiada. Lo sanno bene le piante, soprattutto il piccolo e tenace cappero, che nasce e cresce praticamente ovunque, ricoprendo con una distesa verde, rocce e campi.
E’ presente in ogni piatto della cucina dell’isola, alla quale conferisce un sapore particolare e unico.
Concludiamo la nostra giornata nel capperificio La Nicchia, l’unica realtà pantesca ad essere azienda agricola, capperificio e laboratorio artigianale. Qui il cappero e i «cucunci» (i fiori del cappero) vengono lavorati e proposti sul mercato in varie forme: sottosale, in patè con acciughe e origano o con i pomodori secchi o ancora essicati. Non perdiamo l’occasione di visitare il laboratorio e di partecipare alla speciale degustazione di crostini con varietà di spalmabili a base di cappero e una speciale chicca composta da formaggio con elisir di zibibbo, una gioia per il palato.
Il padrone di casa ci spiega quanta fatica c’è dietro alla raccolta dei capperi: verso la fine di maggio il cappero inizia la fioritura, è necessario raccogliere subito i bottoni finchè sono ancora chiusi altrimenti la pianta non produrrà più frutto. La raccolta avviene di notte e tutta a mano, con piccole luci legate alla fronte, staccando bottone per bottone, dopo circa 8 giorni, sarà necessario ripetere nuovamente la raccolta. A settembre/ottobre, a produzione finita, la pianta viene potata e lasciata a riposo fino alla stagione successiva.
Lasciamo l’azienda con il profumo dell’origano che ci resta nelle narici, il sole sta quasi tramontando, ma dei tramonti di Pantelleria vi parleremo la prossima volta.
Se è vero che il territorio si serve a tavola, la cucina pantesca (questo il termine esatto per indicare l’appartenenza all’isola),
La conoscenza di un luogo non può prescindere da quello che viene servito nel piatto e così abbiamo scoperto che ogni portata a Pantelleria profuma di mare e di sole ed è frutto di un faticoso lavoro per strappare lembi di terra alla roccia vulcanica che ovunque ricopre l’isola. Ogni pianta non cresce in altezza, resta bassa, per poter assorbire tutta l’umidità possibile: le giornate lunghe e assolate, la pietra che si fa incandescente e durante la notte restituisce le stille di rugiada. Lo sanno bene le piante, soprattutto il piccolo e tenace cappero, che nasce e cresce praticamente ovunque, ricoprendo con una distesa verde, rocce e campi.
E’ presente in ogni piatto della cucina dell’isola, alla quale conferisce un sapore particolare e unico.