Ecco la seconda tappa del mini-tour in Albania.
Proseguiamo il nostro viaggio in Albania, la nostra prossima destinazione sarà Berat, conosciuta con il nome «città dalle mille finestre». Chissà cosa ci stupirà questa volta!
La città è situata sulla riva destra del fiume Osum poco lontano dalla confluenza con il fiume Molisht. E’ una delle città più antiche dell’Albania, fondata nel IV secolo a.C. dagli Illiri. E’ dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.
Per raggiungerla dobbiamo lasciare Tirana e dirigerci verso sud e mentre viaggiamo l’Albania del dualismo « identità e contraddizioni», ci appare in tutta la sua evidenza.
Strade larghe e ben asfaltate, cantieri ed operai in febbrile attività, si alternano a scheletri di case in costruzione abbandonate – chi ci accompagna commenta che forse sono finiti i soldi.
A bordo strada non è difficile incontrare uomini che conducono bestiame, siano mucche o capre, a volte gli animali camminano da soli come pellegrini.
E poi i cimiteri, diversi, particolari, adagiati su morbide colline, senza alcuna recinzione, senza ingressi monumentali ma variopinti come i palazzi di Tirana. Sono i fiori finti dalle tinte sgargianti ad adornare le tombe e sulla strada fanno bella mostra di sé alcuni chioschi di vendita di rami fioriti, ancora tutti rigorosamente finti.
La strada inizia a salire, ripida e stretta fino a raggiungere la sommità della collina che sovrasta la città, qui ci attende, silente custode della storia, il maestoso castello di Berat.
Ancora una volta scopriamo che non siamo di fronte ad un semplice castello bensì ad una porta sul mondo: tra le sue mura sorge un vero e proprio insediamento storico, con tanto di case ancora abitate, ristorantini, ostelli, resti di chiese e moschee e piccoli negozi ricavati nei cortili delle abitazioni, dove è possibile acquistare soprattutto pizzi, ricami e lavori fatti all’uncinetto e ai ferri che fanno bella mostra di sé lungo le mura della fortificazione. Non solo: dalle sue torri si può godere uno spettacolare panorama quasi a 360° su tutta Berat e dintorni.
È situato su una collina rocciosa di forma triangolare, con un perimetro murato di 1440 metri, 24 torri e due portoni. Con le sue fondamenta illiriche, ricostruite più volte nel VI, XIII, XV e XIX secolo, oggi non è solo uno dei più grandi castelli abitati, ma anche un archivio di stili e contributi di diversi periodi storici: illirico, romano-bizantino, albanese e turco.
Percorriamo gli stretti vicoli lastricati e giungiamo nella ex Cattedrale ortodossa denominata «La dormizione della Vergine» risalente all’anno 1797. La cattedrale è stata ricostruita sui fondamenti di un’altra chiesa del decimo secolo dopo Cristo. Al suo interno possiamo ammirare un’architettura post-bizantina, con espressione artistica barocca. Ci lascia completamente senza fiato l’«iconostasi» del 1807, ossia la parete che divide il presbiterio dal resto della chiesa, che contiene tutte le icone. All’interno tutto è rimasto intatto, purtroppo la guida ci ricorda che è vietato scattare foto.
Usciamo dalle mura del castello ed iniziamo la dolce discesa tra alberi di pino e piccole villette, il piccolo sentiero ci farà arrivare nel cuore del quartiere mussulmano di Mangalemi, da qui con una splendida passeggiata riusciamo a raggiungere il quartiere di Gorica, cristiano per eccellenza. Aggrappati alle colline da una parte e dall’altra del fiume Osum, i due quartieri sono separati solo fisicamente perché la commistione tra le due religioni è profonda e pacifica.
Prendetevi tempo, non abbiate fretta! Berat va assaporata passo dopo passo: le sue case, il dedalo di vicoli e piccole strade lastricate che salgono e scendono, i giardini interni alle abitazioni, vi sentirete fuori dal tempo, immersi nei fantastici giochi di luce che i raggi del sole proiettano sui vetri delle mille finestre.
La nostra giornata non può che concludersi cercando un posticino in cui cenare, gustando le specialità locali. Anche qui Berat ci ha riservato una succulenta sorpresa, nascosto tra le viuzze del quartiere mussulmano scopriamo un’osteria a conduzione familiare, l’Home Made Food Lili. Lili è il proprietario, ci accoglie con un perfetto italiano in una piccola veranda in legno con soli cinque tavoli (mi raccomando occorre prenotare per tempo), apparecchiati in stile rustico e a lume di candela. Tutto è preparato in giornata da sua moglie e da sua figlia. Ci ha raccontato che qualche anno prima si è trovato disoccupato e invece di migrare all’estero in cerca di lavoro – come già aveva fatto varie volte in passato – ha deciso di investire nella sua città natale e insieme alla sua famiglia di adibire a ristorantino la casa della sua infanzia. La cena è stata eccellente.
Un ultimo consiglio, Berat va apprezzata giorno e notte, pertanto quando arriva il buio non perdete l’occasione di scattare qualche foto alle case abbarbicate sulla collina illuminate come un piccolo presepe.
Appuntamento per la prossima tappa, Argirocastro ci aspetta.