La «Via degli Abati» è un cammino di circa 200 km che si snoda attraverso gli Appennini del nord Italia e le valli dei fiumi Po, Tidone, Trebbia, Nure, Ceno, Noveglia, Taro e Magra. Il punto di partenza è la città di Pavia, antica capitale longobarda e termina a Pontremoli, dove è possibile congiungersi con la Via Francigena e proseguire verso Roma.
Da questa strada sono passati nel corso dei secoli: pellegrini, mercanti, eserciti, imperatori, Re e viandanti. La sua storia risale al VII secolo d. c. ed è totalmente legata alla figura di San Colombano, un monaco irlandese con una vita piuttosto particolare che vi racconteremo in seguito, conosciuto per aver fondato diversi monasteri e abbazie in tutta Europa. E’ infatti anche il fondatore dell’Abbazia di Bobbio, centro culturale ed economico importantissimo fino al periodo napoleonico.
Noi vi arriveremo alla fine del terzo giorno di cammino.
Ma ora zaino in spalla e partiamo! Ci aspettano 8 giorni di avventura.
Raggiungiamo Pavia in treno e per prima cosa ci dirigiamo in Piazza Grande, il salotto “buono” della città in cerca dell’Ufficio informazioni turistiche per farci apporre il primo “timbro” sul nostro Passaporto del Pellegrino, è d’obbligo una tappa davanti alla Basilica di San Michele Maggiore, luogo simbolo della partenza del Cammino, in quanto per un certo periodo ha custodito le spoglie di Colombano. Le tappe che percorreremo durante i primi 3 giorni corrispondono al percorso fatto a ritroso dall’Abate Gerolamo insieme ad altri confratelli nel 929 d. c. da Bobbio a Pavia, con le spoglie del Santo per chiedere al re Ugo di Provenza protezione, poichè i possedimenti dell’Abazia di Bobbio erano stati usurpati dal Vescovo di Piacenza.
La strada che percorreremo corrisponde quasi perfettamente a quella fatto dagli abati.
Percorriamo le strette vie del centro storico di Pavia fino ad arrivare al ponte coperto, un altro dei luoghi simbolo della città, che ci permette di attraversare il fiume Ticino. Qui giriamo a sinistra lungo l’argine, fino ad arrivare ad un’arteria stradale molto trafficata. Purtroppo siamo costretti a prendere un bus per attraversare il moderno Ponte della Becca sul fiume Po, il transito pedonale non è consentito.
Scendiamo a Tornello e ci incamminiamo lungo un sentiero completamente assolato che scorre lungo l’argine del fiume Po, seguiamo il simbolo che contraddistingue tutto il percorso: un quadrato bianco e rosso con disegnate in nero le sagome di 3 pellegrini . Alterniamo tratti su strada asfaltata a tratti sterrati fino ad arrivare dopo circa 20 km, costeggiando cascine, antiche cappelle, campi di grano e di girasole, all’abitato di Broni. Qui non possiamo non visitare la Basilica di San Pietro Apostolo, costruita sui resti di un antico edificio religioso risalente al III – IV sec. d.c. Ci colpiscono sicuramente i dipinti barocchi e gli affreschi ma la nostra attenzione è catturata da una piccola cappella a destra del presbiterio dove in una teca sono conservate le reliquie di San Contardo patrono del luogo. A colpirci è la storia di quest’uomo, appartenente alla nobile famiglia degli Estensi di Ferrara, che, nel XIII secolo, dopo aver fatto voto di povertà, intraprese il pellegrinaggio verso Santiago di Compostela ma, ammalatosi lungo il cammino fu costretto a fermarsi a Broni dove morì. Quindi storie di pellegrini che si intrecciano fra loro in un unico filo che attraversa i secoli.
Dopo esserci rifocillati con un’ottima insalatona lasciamo Broni e la pianura padana, per cominciare la salita verso le colline dell’Oltrepo pavese attraverso un sentiero alberato. Arriviamo quindi all’abitato di Colombarone, piccolo centro vinicolo, dove passeremo la notte in un agriturismo. Giusto in tempo perché poco dopo si scatena un forte temporale estivo.
Nella stanza da letto troviamo su di un tavolino un quadernone blu dove siamo invitati a lasciare un pensiero. Sfogliando le pagine leggiamo le parole lasciate da pellegrini di tutto il mondo, scriviamo le nostre poche righe e lasciamo le pagine bianche per altre testimonianze. E’ come fermare un pezzo della propria vita, incorniciarlo dentro ad una frase e unirlo a quello di altre persone che come noi, spinte dagli stessi desideri e dagli stessi obiettivi, hanno intrapreso questo viaggio. Forse non ci incontreremo mai ma le nostre vite sono indissolubilmente unite dentro a quel quaderno blu.
La notte incombe e noi siamo un po’ stanchi, domani ci attende un’altra tappa tutta immersa nei vigneti dell’Oltrepo’ pavese. Continuate a seguirci.