Alla scoperta dell’Isola del Tino per un evento davvero unico / reportage

Escursione Ordinario Isola di Tino

Cari amici dell’Ordinario, quando hai la fortuna di partecipare a un evento unico nel suo genere, ti restano appiccicate all’anima tante di quelle sensazioni che hai bisogno di tempo per metabolizzare tutto e tornare alla vita quotidiana, ancora di più se quelle sensazioni devi cercare di metterle su un foglio bianco.

Questo è quello che è capitato a noi che siamo stati testimoni diretti della due giorni nel Golfo dei Poeti in provincia della Spezia, due giorni tra sole, mare,  arte, cultura, natura incontaminata e tante belle persone, tutte unite sotto lo stesso vessillo, gridare forte «No alla violenza sulle donne».

Un messaggio che non era solo uno slogan, di quelli da utilizzare in occasione di eventi e poi dimenticare, ma piuttosto un impegno costante a fare squadra, creare reti, tessere legami che aiutano e sostengono chi si trova sopraffatto dalla violenza.

Ma partiamo dall’inizio.

Primo giorno ospiti dell’Associazione Amici Isola del Tino, per scoprire chi sono e cosa fanno vi lasciamo il link al nostro articolo in cui intervistavamo la Presidente Elisabetta Cesari (https://www.lordinario.it/luoghi/alla-scoperta-dellisola-del-tino-destinata-a-diventare-sempre-piu-luogo-speciale-di-cultura-e-bellezza/ ).

Appuntamento in passeggiata Morin a La Spezia, molo dei Battellieri del Golfo, qui ci imbarcheremo su un battello che ci porterà direttamente all’isola del Tino, proprietà della Marina Militare Italiana, solitamente chiusa al pubblico ma oggi per l’occasione diventata un’isola parlante, con installazioni, reading teatrali e allestimenti artistici.

L’isola è femmina, l’isola è donna e nessuna donna è (i)sola

Abbiamo tutti qualcosa di rosso: un cappello, un drappo, un foulard, sarà il nostro segno distintivo, per collegarci all’evento che avrà luogo all’indomani: 10000 vele di solidarietà – diciamo no alla violenza sulle donne (https://www.lordinario.it/eventi/10-000-vele-contro-la-violenza-di-genere-lo-straordinario-flash-mob-in-mare-il-4-luglio/)

Staff pieno di energia
Staff pieno di energia

Già la traversata si preannuncia foriera di incredibili sensazioni, respiriamo l’aria salmastra che ci scompiglia i capelli, il panorama che ci circonda va ben oltre le onde del mare, lungo la costa piccoli borghi marinari si affacciano su promontori rocciosi, mentre lontano, alle nostre spalle, le montagne si fanno piccole piccole. Usciamo dalla diga ma non siamo in mare aperto, lo sperone roccioso della Chiesa di San Pietro a Portovenere ci protegge alla nostra destra e di fronte al porticciolo l’isola Palmaria fa la guardia. L’aggiriamo alla sua sinistra, quasi volessimo raggiungere il Pozzale ed eccola lì, l’isola del Tino ci appare, silenziosa custode di storia, fede e natura.

Attracchiamo, ci accolgono i profumi di pino marittimo, leccio, mirto e lentisco e il garrito dei gabbiani.

Visuale dall'Isola di Tino
Uno scorcio del Golfo dei Poeti dall’isola di Tino

Iniziamo la salita insieme ai volontari dell’Associazione, che si stanno prendendo cura dell’isola, rendendola visibile al pubblico ma preservandone i tesori e l’ecosistema. L’attuale restrizione determinata dai vincoli imposti dalla Marina Militare, ha di fatto ridotto al minimo la pressione antropica, garantendo lo sviluppo di una vegetazione lussureggiante che fa da cornice a scenari unici e paradisiaci e preservando un luogo magico.

Siamo dell’idea che ogni progetto di valorizzazione dell’isola non possa prescindere da regole precise che impediscano uno sfruttamento turistico di massa.

Tyrus Maior, l’antico nome del Tino, non è fatta per la folla chiassosa, per il turista della sdraia e dell’ombrellone, è fatta per il viandante che qui cerca pace, riposo per la mente e luce per gli occhi e il cuore.

Continuiamo a salire tra i muretti a secco, le fronde degli alberi ci proteggono dai raggi del sole, arriviamo all’area archeologica con resti di epoca romana e rovine dell’antico cenobio medievale, testimonianza degli insediamenti monastici. Purtroppo l’area è interdetta, la Soprintendenza ha stanziato 450mila euro per restauri e nuovi scavi archeologici, come ci racconta Elisabetta Cesari – Presidente dell’Associazione Amici Isola del Tino – solo fino a un paio di anni fa, l’area era assolutamente irraggiungibile, completamente immersa nella fitta boscaglia, oggi, malgrado le recinzioni, abbiamo avuto la possibilità di ammirare la parte più antica dell’Isola del Tino: l’abside della chiesa del VI secolo nella quale probabilmente era stato sepolto il Santo Venerio, eremita sull’isola e sotto, ben celata dalla vegetazione l’altra abside della chiesa. Nel VI secolo gli edifici religiosi erano bi-absidali, una destinata all’eucarestia e una per il culto del Santo.

Isola del Tino
L’area archeologica dell’isola in fase di recupero
La Campana del Tino
L’antica campana del monastero del Tino

Non possiamo descrivervi il fascino del piccolo chiostro ancora visibile, con il pozzo di acqua sorgiva al centro, possiamo solo consigliarvi di chiudere gli occhi: immaginate il suono delle campane, una fila di monaci che scorrono con passi veloci e leggeri sotto quelle volte in pietra, il canto e la recita delle litanie e tutto intorno lo sciabordio delle onde e il fischio del vento che si insinua tra le rocce e le fronde degli alberi.

Proseguiamo la salita, prossima tappa la vecchia casamatta, ora ripulita dai volontari, raccoglie una bella mostra di fotografie dell’isola, della sua flora e fauna, realizzate da uno dei guardiani della Marina Militare. Il direttivo sta lavorando per ottenere il permesso ad utilizzarla come sede dell’associazione.

Poco più avanti, vicino alla galleria nella quale a breve potremo assistere al reading teatrale Sentimi, tratto dall’omonimo romanzo di Tea Ranno,  a cura di Kraken Teatro,  c’è una splendida terrazza naturale che ci offre uno spettacolo di luci e colori che ci lascia senza fiato. Di fronte a noi, laggiù più in basso, c’è l’Isola Palmaria lato Pozzale e allungando lo sguardo in direzione Genova  ecco le coste rocciose e a strapiombo sul mare, fino ad arrivare alle Cinque Terre.

Isola del Tino
La visuale dalla zona galleria

Dalla galleria due binari arrivano fino alla terrazza, Marco, uno dei guardiani dell’isola, ci spiega che a prima vista potrebbero sembrare le guide sulle quali far scorrere un cannone, in realtà dalla galleria usciva un faro che illuminava le navi nemiche al largo di Portovenere, in modo da consentire alle armi della Batteria G. Ronca di fare fuoco, ancora oggi la fortificazione è palestra addestrativa del Comando Subacquei e Incursori Teseo Tesei.

L’ultimo tratto in salita ci porta fino al Faro dell’Isola del Tino, prima di salire alla sommità dalla quale il nostro sguardo si perderà fino alla linea dell’orizzonte da est a ovest, facciamo una breve sosta nel piccolo museo che accoglie reperti antichissimi rinvenuti durante gli scavi archeologici, tra questi un’anfora romana trovata nelle acque antistanti la costa.

Una stanza del museo del faro
Una stanza del museo del faro

Per l’occasione all’interno è stata allestita la mostra Quello che le donne dicono di Fabio Mottola.

Poter accedere al Faro, oggi gestito da Marifari La Spezia, è un’emozione grandissima e unica, trovarsi lassù è un’esperienza che lascia senza fiato, sembra di essere sul tetto del mondo, godetevi il silenzio di quello spazio infinito e rigenerate lo spirito.

Il Faro del Tino
Il Faro del Tino

La giornata si avvia alla conclusione con due allestimenti artistici di particolare rilievo: all’interno della Santa Barbara, visitabile fino al 13 settembre 2021, l’opera del giovanissimo Leonardo Nevari dal titolo Sulla persistenza del mare. L’opera consiste nella trasfigurazione delle onde del mare in chiave musicale con una voce femminile, quella del mezzo soprano Margherita Scaramuzzino. Un canone infinito a otto voci che si rincorrono seguendo il ritmo che il moto ondoso aveva al largo dell’isola del Tino alla mezzanotte del 13 settembre 202 (giorno di San Venerio patrono dell’Isola). Il moto ondoso è stato rilevato da una boa mareografica in prossimità dell’isola.

Terminiamo la nostra permanenza sull’isola all’interno della galleria, sedute a terra, spettatrici del reading teatrale Sentimi, tratto dal romanzo omonimo di Tea Ranno: un abbraccio di racconti di donne di un paese di Sicilia: affari loschi, maltrattamenti, amori segreti, omicidi, drammi della gelosia ribollono e si liberano nelle parole che vengono consegnate alla scrittrice, affinchè questa renda giustizia a queste donne invisibili, che hanno urgenza di rivelarsi, di essere ascoltate, di raccontare la loro verità. Un reading che ci coinvolge visceralmente: «Sentimi! Sentimi con la pelle e con l’anima, entra dentro di me e brucia dello stesso fuoco che mi consuma.»

"Sentimi"
“Reading Sentimi”

Torniamo a casa stanchi ma più ricchi, è stata un’esperienza sorprendente, al di là di ogni aspettativa, che ci ha lasciato immagini e ricordi davvero speciali. Quella che abbiamo respirato è stata un’aria carica di energia e di forza, ogni passo ci ha incoraggiato a vivere e godere del momento, respirando la serenità e la gioia di vivere. Abbiamo conosciuto un mondo denso di sapere, dedizione, impegno e rispetto e soprattutto quello che ci ha colpito è stato il clima di condivisione e un’atmosfera di grande umanità che ha fatto la differenza.

Escursione Isola del Tino
Il gruppo in escursione

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