Anche grazie a loro il parco dell’Aspromonte si candida a Geoparco Unesco.
(Reportage dall’Aspromonte)
Pietra Cappa è un monolite di maestosa bellezza. Pare sia il più alto d’Europa (dal momento che non esistono documentazioni recenti, abbiamo chiesto conferma al geologo, docente e guida Emanuele Pisarra, che ringraziamo di cuore, e ad altri suoi illustri colleghi raggiunti per telefono ndr.), con i suoi oltre 100 metri di altezza e 4 ettari di territorio occupato. Si trova nel comune di San Luca, in provincia di Reggio Calabria, ed è il Sasso più rappresentativo della Vallata delle Grandi Pietre ma soprattutto è il cavallo di battaglia per la candidatura del Parco Nazionale dell’Aspromonte a Geoparco Unesco. Pochi mesi fa è stato visitato, insieme alla Rocca del Drago e alle Caldaie del Latte da esaminatori dell’Unesco. Per sapere il verdetto si dovrà aspettare la primavera 2019, ma, per fortuna, queste bellezze della natura sono visitabili ogni giorno, precedute dalle loro leggende.
Pietra Cappa, da un punto di vista geologico, è un’enorme roccia sedimentaria poligenica, composta cioè da ciottoli di varia natura. Il suo nome Cappa deriva probabilmente da coppa rovesciata, in base alla cavità interna che la caratterizza. Pare che nei documenti medioevali si trovasse scritto, a proposito di questo monumento naturale, pietra Gauca, cioè pietra vuota. La sua particolare forma è dovuta anche all’azione erosiva del vento e dell’acqua. Immersa in un territorio ricco di flora e fauna, è godibile soprattutto per gli escursionisti di trekking o semplicemente per chi ama camminare (il percorso non è impegnativo, n.d.r.) che possono circumnavigare il grande monolite incontrando, spesso e volentieri, anche il tipico “asproporco”, come viene ribattezzato nella zona, ovvero un incrocio tra il maiale e il cinghiale. Intere famigliole di questo animale vivono infatti alle pendici del grande sasso. Tante le leggende attorno a questo monumento naturale. La più “accreditata” è quella secondo cui Cristo e i discepoli, arrivando ai piedi dell’Aspromonte, fecero penitenza raccogliendo alcuni pesanti massi che il Nazareno tramutò in calde pagnotte. Ma Pietro, forse per pigrizia, trasportò una piccola pietra e, rammaricatosi lui stesso per il proprio errore, volle che quella pietra restasse lì a ricordo della sua furbizia. Così, la sfiorò con un dito e la fece diventare talmente grande da ricoprire il terreno intorno. Pietra Cappa ha un ruolo rilevante, secondo un’altra leggenda, anche nel mistero dei Cavalieri Templari. Si tramanda, infatti, che proprio in quel punto partirono i monaci che fondarono l’ordine di Sion, i quali ebbero poi la rivelazione del Graal.
Di altra conformazione, e sponsorizzate da una leggenda ben più profana, sono, nel comune di Roghudi, le Caldaie del latte e la famosa Rocca del Drago (in dialetto Rokka du Traku), quest’ultima chiamata così per la somiglianza con la creatura in questione. La cosa curiosa è che ancora oggi non è dato sapere con certezza se si tratti di una bizzarra opera della natura o se i due monumenti naturali siano opera di mano umana dell’epoca neolitica. La leggenda narra che, alla Rocca, vivesse un drago cattivo che passava il suo tempo a terrorizzare gli abitanti di Roghudi e a volere, in sacrificio, i bambini del paese. Gli abitanti, allora, per placare il mostro, si recavano alle rocce delle caldaie del latte (chiamate così successivamente), dove facevano, appunto, bollire il latte in grossi pentolini e lo offrivano al Drago per farlo calmare. Un’altra versione di questa leggenda vuole che il drago custodisse proprio lì un tesoro che sarebbe stato scoperto da chi avesse offerto in sacrificio un capretto, un gatto completamente nero e un bambino.
Leggende a parte, dopo averli visitati, possiamo dire che sono dei geositi particolarmente curiosi e interessanti, che ci auguriamo valgano davvero la “promozione” al Parco Nazionale dell’Aspromonte.