Minazzana: le castagne, il metato e il forno di comunità

Minazzana, il forno di comunità

I piccoli borghi dell’Alta Versilia che fino a qualche anno fa stavano soffrendo di uno spopolamento rapido, stanno tornando a essere vissuti da vecchi e nuovi residenti in modo più intenso e proficuo, grazie alla riscoperta del valore della comunità.

Abitare in un piccolo paese che conta a malapena un centinaio di abitanti, a diversi chilometri da servizi essenziali come scuole, poste e uffici amministrativi, non è semplice. In compenso però, si ha una vita meno frenetica, fatta anche di preziosi momenti di condivisione collettiva.

Nel borgo di Minazzana è stato inaugurato domenica 8 dicembre il forno di comunità: un forno a legna ottenuto grazie a un bando di concorso indetto da Gal Montagna Appennino che si occupa di gestire i fondi europei destinati allo sviluppo dei territori rurali. Il forno potrà essere adoperato da tutti gli abitanti che vogliono cuocere il pane a legna, riscoprire il profumo dei biscotti natalizi cucinati assieme ai vicini di casa e per realizzare tutte quelle specialità che, cotte nel forno, acquistano più sapore.

Minazzana, il forno di comunità
Minazzana, il forno di comunità

Per le stradine del paese il profumo del pane di primo mattino era rimasto solo nei ricordi dei più anziani e da tempo a Minazzana non c’è più nemmeno la bottega di alimentari. Il forno di comunità torna finalmente a essere un punto di aggregazione importante. Installato all’esterno della Pubblica Assistenza presieduta da Roberto Boccelli, già fa
immaginare domeniche pomeriggio di merende a base di focaccia e pizza per tutti coloro che vorranno partecipare, condividendo momenti da portare sempre nel cuore.

La riscoperta di ciò che si stava perdendo nel corso degli anni nei borghi, sta riportando nuova vita e nuove prospettive di lavoro. Sono tornate a essere abitate le case che un tempo erano dei nonni o dei bisnonni.
Giovani volenterosi stanno ritrovando il gusto di provare a investire nelle attività che una volta erano preziosa fonte di reddito. La castagna, alimento che da queste parti ha sfamato intere generazioni per secoli, viene rivalorizzata in modo intelligente e totalmente ecosostenibile. Le varietà di piante di castagno della zona sono circa diciotto e ciascuna ha le sue specificità: ci sono quelle che producono ottimi frutti, dolci e facili da sbucciare,
ma anche quelle maggiormente idonee per produrre legame.

Come racconta Walter Giannini che da diverso tempo ha riattivato il metato del nonno per essiccare le castagne per poi farci la farina, la varietà di castagno politora è caratterizzata da un ottimo legno da costruzione. Addirittura le famiglie lo piantavano quando nasceva un nipote: era la dote che i nonni poi gli regalavano una volta diventato adulto per fare i mobili di casa.

Walter Giannini proprietario del metato di Minazzana

Walter ci accompagna dentro il suo metato che una settimana fa è stato svuotato dalle castagne secche, oramai pronte per essere pulite e macinate nel mulino. L’odore di fumo ha impregnato le pietre murate a secco e gli antichi cannicci sopra i quali vengono versate le castagne fresche. Quaranta giorni di calore servono per far essiccare alla perfezione il frutto fresco, pronto per essere sbucciato. Oggi la buccia esterna e quella interna pelosa che qui si chiama pecchia, vengono tolte dalla polpa in modo meccanico ma fino a non troppi anni fa era un lavoro da fare a mano. Si versavano le castagne in un sacco: una persona lo teneva da una parte e una dall’altra, sbattendolo sopra un ciocco di legno fino a quando le castagne non apparivano belle pulite. Un lavoro lungo e stancante che spesso
veniva fatto dopo aver lavorato per dieci ore in cava. Vita dura da queste parti.

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