Vista la sua passione per il canto e la sua “carica” di tenore forse non è un caso che Denis Dallan, tra i personaggi sportivi e dello spettacolo più poliedrici, ex rugbista capitano della Nazionale, abbia scelto proprio Torre del Lago, patria di Puccini, per realizzare un piccolo miracolo: ridare vita allo stadio Ferracci, devastato da vandali e ladri, e far diventare questa avventura un progetto sportivo e sociale.
Abituato a giocare contro i quasi mitologici All Blacks, Denis Dallan, un metro e novanta di muscoli e fermezza, il primo miracolo lo ha compiuto qualche anno fa, portando a Viareggio, terra vergine in fatto di rugby, il progetto sportivo ‘I Titani’ che oggi vede iscritti più di 130 ragazzini. Ma il “miracolo” da film arriva a luglio 2018, quando, con il suo carisma e la sua volontà, riesce a portare ben 100 famiglie, armate di tosaerba e attrezzi vari, allo stadio Ferracci, per rimetterlo a nuovo. Ma partiamo dall’inizio con questa intervista-storia.
Tanto per far capire, tu hai esordito a 20 anni in Nazionale e per un pelo non fu subito mondiale…
Sì, nel ’99 la mia prima convocazione e sarei dovuto andare anche al Mondiale ma dopo un’estate di allenamenti all’Aquila, quando già pregustavo l’esordio, un incidente in allenamento mi ha impedito la partecipazione.
Poi però la Nazionale arriva ed è stata una bella carriera…
Sì, le prime partite furono contro Francia e Nuova Zelanda, poi l’Italia fece l’esordio nel 6 Nazioni e io ho partecipato alle prime edizione giocando tutti e 25 gli incontri. Poi, nel 2003, finalmente ho potuto disputare il Mondiale.
Quello rimane l’unico Mondiale perché poi ti sei trasferito in Francia dove hai vinto subito un campionato ma…
Nel 2007 entrai nel club più esclusivo di Francia, lo Stade Francais Paris, ma purtroppo ebbi un infortunio a Twickenham (lo stadio dove gioca la nazionale inglese) che mi impedì di disputare il mio secondo mondiale. Ma che cosa ci puoi fare, sono cose queste che, è proprio il caso di dirlo, fanno parte del gioco.
Senti Denis, parlando ancora della Nazionale. C’è stato un periodo che sembrava che noi italiani fossimo vicini a colmare il gap con i più forti. Poi questa crescita si è interrotta, però, per fortuna, continua invece l’amore del pubblico per questo sport.
È la dimostrazione di quanto siano forti i valori di questo sport e questa sua capacità di contagio che fa si che, nonostante la Nazionale non riesca ad avere grandi risultati, rimane forte e, anzi, aumenta l’amore del pubblico.
E come mai questo gap, secondo te, non siamo comunque riusciti a colmarlo, almeno parzialmente?
La mia idea è che questo sport cambia con una velocità assurda. O sei pronto ad accogliere questi cambiamenti o vieni fatto fuori. Le scelte del nostro sistema non sono andate in questa direzione ed il gap si è allargato e ora, se vogliamo colmarlo, dobbiamo andare a mille all’ora.
Veniamo al presente. Dai tuoi successi passano un po’ di anni e poi… ti ritroviamo a Viareggio dove non c’è nessuna tradizione rugbistica…
Bhe sai per un professionista quando smette è difficile capire cosa può fare. Ho provato molte cose ma nessuna riuscivo a farla nella stessa maniera. Quindi pian piano ho capito che dovevo continuare a fare quello che ho sempre fatto e con Lisa, la mia compagna, e alcuni compagni della Nazionale, abbiamo deciso di portare questo progetto in una zona in cui il rugby era vergine e quasi sconosciuto.
Ma il progetto I Titani non è solo insegnare a giocare a rugby…
È sicuramente qualcosa di più per noi e d’altronde, ogni sport, ha un valore sociale. Noi ci definiamo la famiglia delle famiglie perché vogliamo essere uno strumento messo a disposizione delle famiglie nel percorso di crescita dei figli. Crescere un ragazzo oggi facendogli capire determinati valori, insegnandogli cosa sono il rispetto e le regole, vuol dire farlo andare nella giusta direzione. Vuol dire dare dei punti di riferimento che si radicano sempre di più e aiutano a formare degli uomini con dei valori veri. E tutto questo lo facciamo attraverso un gioco che ha molte regole e che, pian piano, plasma l’atleta e l’uomo secondo questa filosofia…
Ma oltre a queste soddisfazioni morali ti sei anche tolto delle soddisfazioni tecniche
Devo dire proprio di sì. La società I Titani è nata cinque anni fa e alcuni ragazzi trovati nelle scuole hanno già raggiunto importanti risultati. Penso a Filippo Alongi, che da poco ha debuttato in nazionale Under 20, o a Raffaele de Felice, che ha fatto una esperienza bellissima con la Benetton rugby a Mogliano o anche ad altri ragazzi che stanno facendo percorsi paralleli perché sognano anche loro di giocare ad alti livelli.
In questo tuo percorso poi ti sei trovato a gestire un altra sfida: rilevare uno stadio abbandonato da anni, praticamente fatiscente…
Le cose semplice a noi non piacciono e poi (e qui si apre in un sorriso ndr.) dopo che hai giocato contro gli All Blacks capisci che puoi fare tutto. Quando siamo entrati in questo stadio è come se di nuovo mi fossi trovato di fronte gli All Blacks. Ma non mi sono fatto prendere da tremori, anzi, mi sono fatto guidare dalle emozioni. Così insieme a Lisa abbiamo deciso di accettare la sfida, avevamo bisogno di una casa nostra dove poter sviluppare il progetto al 1000 per 1000 e cosi siamo partiti coinvolgendo tante persone. Siamo entrati con 100 famiglie per ripulire e ripristinare ogni singolo spazio che era sommerso da degrado più totale.
E a distanza di 4 mesi…
Siamo entrati a metà luglio e ora abbiamo un campo verdissimo, spogliatoi con un nuovo impianto elettrico, un nuovo impianto di riscaldamento e tutto quello che serve per fare attività sportiva!
E il prossimo step del tuo progetto?
Il prossimo step è presentare il progetto di un vero e proprio villaggio che ospiti la casa del rugby ma anche altri sport e attività sociali, aperto, quindi, ad altre associazioni. Uno spazio a disposizione del paese di Torre del Lago che è carente di strutture di questo tipo.
Senti, una curiosità.. mi parlavi degli All Blacks. Ma la Haka è davvero cosi impressionante come la vediamo alla televisione?
Bhe, se mette soggezione a te che la guardi in tv, immagina cosa sia vederla a pochi metri. Poi è vero che sei lì, stretto al tuo compagno con la maglia della nazionale, e senti l’adrenalina a mille e sai che devi affrontare quella sfida con la stessa determinazione. Poi però (e qui il sorriso si allarga fino a divenire una vera risata ndr.) cominci a giocare e capisci che proprio non c’è verso.
Per capire cos’è la Haka…
Quindi un po’ ti mette in soggezione e un po’ ti carica…
Si, poi però cominci a giocare e ti scontri con la realtà. Ma comunque è bello e sei disposto a tutto per vivere quella esperienza.
Prima di salutarci mi dicevi che hai dei compagni di Nazionale accanto a te in questo progetto…
Sì, molti: Mauro Bergamasco, mio fratello, Il capitano Sergio Parisse che verrà a fare l’inaugurazione del nuovo progetto. Ma sono veramente tanti i giocatori o gli ex giocatori della Nazionale coinvolti e che vogliono dare una mano.
E con l’ultimo sorriso, Denis Dallan si volta vero un branco di ragazzini delle elementari che sono tutti li intorno in attesa che io mi allontani per iniziare finalmente l’atteso allenamento.
Ho conosciuto di persona Dennis casualmente a Viareggio , io che sono un ex rugbista e che quindi lo conoscevo di nome e sapevo tutte le sue perfomances. Era agli inizi del suo progetto, ma ero certo che sarebbe arrivato fino in fondo al suo traguardo. Ho seguito passo passo la storia del campo ed è proprio come l’avete raccontata. Ha dato una scossa a Torre del Lago come mai forse nessuno! Eccetto il grande Maestro! E sono convinto che ne vedremo ancora delle più belle!