Mancano davvero pochi giorni e poi, finalmente, avremo il piacere di conoscere di persona Michele Gazo, il secondo grande ospite di ‘Capannori Incontra Autori 2019’, la rassegna culturale che riporta al centro i libri e gli scrittori, promossa dal Comune di Capannori e organizzata dalla nostra Associazione culturale L’Ordinario. L’appuntamento da non perdere è per venerdì 29 marzo alle 21.00 ad Artemisia, (Via dell’Aeroporto n. 10, Tassignano) dove il nostro Alessio Del Debbio dialogherà insieme all’autore per presentare la sua ultima e famosa fatica letteraria I Medici – Lorenzo il Magnifico (edito da Mondadori), il romanzo ufficiale da cui è stata tratta l’omonima serie evento di Rai 1.
Appassionato di narrativa storica, poemi cavallereschi e tradizioni antiche, Michele si è fatto conoscere al grande pubblico nel 2013 con il romanzo storico Il flagello di Roma (Rizzoli), con il quale è stato finalista anche al Premio Fiuggi-Storia, e, grazie a I Medici – Lorenzo Il Magnifico, ha iniziato la sua collaborazione anche con il mondo delle serie Tv. Noi lo abbiamo raggiunto al telefono per fargli qualche domanda prima del tempo, scoprendo così, oltre a un valido scrittore, anche una grande persona, che mantiene gentilezza, umiltà e semplicità dentro stra-ordinari valori: un “pensiero magico”, l’amore per i boschi e le favole e l’obiettivo di raccontare la storia per mettere in luce e tramandare messaggi autentici e universali. Ecco che cosa ci ha raccontato…
Michele, la nostra domanda di rito: cos’è STRA-Ordinario nel tuo quotidiano?
“Credo di aver avuto una fortuna particolare nella vita, quella di non perdere completamente, con l’età adulta, quello che la psicologia chiama “pensiero magico” tipico dell’infanzia. Ancora oggi riesco a vivere il sogno e a giocare con la realtà. E questo è alla base tanto della mia scrittura quanto del mio quotidiano. Essere diventato tre anni fa papà di una bambina inoltre mi ha permesso di tornare ancora di più in contatto con questo aspetto incantato del reale”.
Oltre alla scrittura, che per te è anche lavoro, hai altre grandi passioni?
“Ne ho diverse. Una è quella per le leggende e i grandi enigmi della storia e della scienza, che trovo stimolanti e forieri di spunti narrativi molto intriganti. Un’altra è quella per il mondo dei boschi, intesi sia come meravigliosi ecosistemi da esplorare, conoscere e in cui ritrovare la propria natura più vera, sia come ambientazione di suggestioni avventurose da vivere in prima persona, anche (ma non solo) grazie al “pensiero magico” di cui dicevo prima.
Quando hai capito che il genere storico era la strada giusta per Michele – Scrittore?
“Quando mi sono reso conto che l’ambientazione contemporanea, con il suo livello tecnologico, mediatico e connettivo, concedeva sempre meno spazio alla “grande avventura” in generale e, in particolare, per ovvi motivi, alla narrativa di cappa e spada, fatta di cavalieri, di imprese epiche e di battaglie. Un genere di narrativa che poi è quello più autentico, quello in cui troviamo di più la metafora e il significato di ogni aspetto della nostra vita: non per niente le fiabe, che costituiscono l’essenza stessa della narrativa concettuale, nonostante si siano modificate nel corso dei millenni vengono raccontate ancora oggi ambientandole in un’epoca simil-medievale, l’ultima in cui trova spazio il nostro immaginario più archetipico”.
Come hai affrontato un personaggio “colosso” storico come Lorenzo il Magnifico? Quali aspetti di questa figura ti hanno affascinato maggiormente e quali hai voluto sottolineare nel libro?
“L’ho affrontato come faccio sempre con i personaggi storici: cercando in lui ciò che c’è di significativo a livello universale, ciò che costituisce un messaggio autentico e archetipico. Nel caso di Lorenzo, ho messo l’accento sul suo essere un uomo diplomatico, un uomo di pace, che ricerca l’armonia e l’equilibrio come antidoto al caos e al conflitto, in modo che dalla stabilità e dalla quiete possa generarsi il terreno fertile indispensabile affinché il genio dell’uomo dia i suoi frutti. Questo è l’aspetto della sua figura che mi ha affascinato di più e che fa da fil rouge attraverso tutto il romanzo. Tutti noi dovremmo essere come Lorenzo: lavorare per trovare la serenità e l’equilibrio che permettano a ciò che più abbiamo di meraviglioso di esprimersi”.
Quando si scrive un romanzo come il tuo, come si viene “a patti” con la Storia?
“Personalmente quando scrivo un romanzo storico cerco di restare il più possibile fedele ai fatti realmente accaduti, utilizzando le licenze narrative solo quando le ritengo davvero indispensabili all’arricchimento della trama. Ciò che mi interessa, comunque, non è tanto redigere la cronaca di una vicenda, ma comunicare attraverso un personaggio storico o determinati avvenimenti realmente accaduti dei concetti più profondi, che rappresentino un esempio per noi e per il nostro modo di affrontare le prove della vita. È con questo tipo di approccio che la storia diventa davvero, e nel modo più completo, attuale”.
Il connubio libro-cinema o libro-fiction è spesso un connubio vincente. Com’è stato scrivere il romanzo di una serie tv e com’è il dietro le quinte di un lavoro del genere?
“Il romanzo “I Medici – Lorenzo il Magnifico” è stato per me un’esperienza nuova, dato che era la prima volta che mi confrontavo con il mondo delle serie tv. Si tratta di un progetto che viene chiamato tecnicamente tie-in, ovvero un’opera che viene trasposta su due diversi media e che richiede quindi due linguaggi differenti. Senza entrare nei dettagli, posso dire che nel romanzo ci sono diverse sequenze in più rispetto alla serie tv, e che, mentre il mezzo televisivo può contare su un impatto spettacolare più immediato grazie alla forza delle immagini, il libro recupera una dimensione più “tridimensionale” grazie ai pensieri e alle emozioni dei personaggi, a descrizioni multisensoriali e a coreografie più articolate che, anche per motivi di budget, in una serie tv difficilmente potrebbero essere realizzate. Per quanto riguarda la sceneggiatura, l’ho letta ma non ho collaborato alla sua stesura, essendomi occupato solo del romanzo. Dal punto di vista tecnico l’ho trovata molto professionale e ben realizzata, soprattutto nella parte relativa agli ultimi due episodi, che raccontano la Congiura dei Pazzi”.
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