Si chiamano Crickstart ed Exo e sono aziende che producono le prime (e al momento uniche) linee di snack al mondo a base di insetti. La dieta del futuro non è mai stata più… grillina di così.
Al momento si tratta “solo” di barrette proteiche, crackers e frullati in polvere ma – promettono alla Crickstart, azienda canadese con sede a Montreal – nel futuro le opzioni potrebbero essere molto più numerose. Nutrienti e ad impatto ambientale praticamente nullo, il cibo a base di insetti, in questo caso i grilli, sembra essere la chiave di volta per il mercato alimentare del prossimo secolo.
In Stati Uniti e Canada il mercato delle proteine ricavate da insetti è una realtà di nicchia ma in costante crescita. Non solo, le proiezioni economiche che lo interessano si aggirano intorno ai 50 milioni di dollari entro i prossimi 5 anni (fonte: Global Market Insights). Uno dei motivi che spiega una infrastruttura industriale già avviata in questi Paesi di un settore che, ammettiamolo, ad un italiano medio potrebbe far arricciare il naso, sta nell’allevamento ormai decennale di insetti per scopi di caccia e pesca. Non era raro nemmeno in passato, in Nord America, comprare grilli come esca per i pesci, e cibo per i rettili da compagnia. Da qualche anno gli stessi vengono allevati direttamente per il consumo umano. Un gran salto di qualità, che non manca certo di suscitare molte perplessità. Però le aziende che se ne occupano esistono.
E prosperano.
Crickstart (nome giocato proprio sulla parola inglese “cricket”, grillo) è infatti solo una delle numerose startup che sta lavorando per introdurre gli insetti come ingredienti base per le diete del futuro nel mondo Occidentale. Tra le colleghe più famose c’è l’americana Exo che vende (al momento solo on line) altre barrette proteiche create, niente meno, dallo chef stellato Kyle Connaughton. Ci sono inoltre, sempre negli Stati Uniti, una serie di ristoranti che già serve piatti a base di insetti. Molti di questi sono a New York City o Los Angeles. Il “Noma “ di Manhattan per esempio ha nel suo menù formiche arrosto, mentre “La Sandia” di Los Angeles serve guacamole a base di cavallette.
Tuttavia, la prima azienda in assoluto che ha cominciato a credere in questa filosofia alimentare è stata una certa Aspire. Partita con un progetto di cibo sostenibile che coinvolgeva le larve di tonchio del Ghana, l’azienda ha partecipato e vinto il milione di dollari messo in palio dalla Hult Foundation per “imprenditori impegnati nel risolvere i problemi globali attraverso strategie sostenibili”. Il nuovo progetto per sfamare il mondo a costi contenuti riguardava proprio alimenti a base di grilli e il luogo prescelto per cominciare la sfida è stata la capitale del Texas, Austin, il cui motto è “manteniamoci strani”. Il brand scelto per i prodotti è Aketta che ha introdotto nel mercato mondiale snack a base di grilli arrostiti (gusto BBQ, cipolla, ecc.), muesli di grilli e farina di grilli.
Perché proprio i grilli? Innanzi tutto c’è un aspetto etico. L’allevamento di questi insetti può essere fatto in spazi minimi e a livello intensivo senza che ne risentano. In natura, la loro specie vive spontaneamente in sciame e centinaia di esemplari possono stare in una scatola senza problemi. Questo significa che l’utilizzo di terreno è minima e la produttività per metro quadro è altissima. La tecnica di allevamento è inoltre piuttosto semplice: a 32 giorni dalla nascita i grilli vengono sostanzialmente ibernati. Da questa condizione sono poi o polverizzati o arrostiti. Il profilo proteico del loro organismo è incredibilmente alto: contengono 9 amminoacidi essenziali e un altissima quantità di vitamina B12, sette volte superiore a quella del salmone e 50 volte a quella del pollo. L’esoscheletro è inoltre fonte di chitina, una eccellente fibra probiotica, ottima per la protezione dell’intestino. L’allevamento di grilli è relativamente economico se paragonato a quello di qualsiasi altro animale. Per ogni grammo di proteine ottenute, ci vuole una quantità d’acqua 2 mila volte inferiore rispetto all’allevamento di bovini, senza contare una produzione di metano 80 volte più contenuta. Gli scarti della lavorazione costituiscono infine un fertilizzante per le piante. Insomma, garantiscono i professionisti, un allevamento biologico, senza pesticidi, senza impatto per l’ambiente, corsi d’acqua, uomini o animali.
Ma, a quanto pare, l’elemento più convincente di questo super-cibo rimane il gusto. Nonostante un vago sentore terroso, l’ingrediente “grillo”, dicono i più informati, non è spiacevole come si potrebbe temere e si avvicina al gusto delle noci.
E in Europa? Le normative UE, dove i grilli fanno parte di quelli che vengono definiti “novel food”, non hanno ancora permesso la commercializzazione delle proteine degli insetti. I motivi di tale prudenza sono da ricercare in una serie di studi dell’Ente Europeo per la Sicurezza Alimentare (EFSA), che in passato ha osservato come i rischi microbiologici derivanti dal consumo di insetti siano paragonabili a quelli che si corrono nutrendosi di manzo, polli e simili. La disputa sulla reale sostenibilità sembra aperte.
Ma il vero ostacolo resta un altro: la riluttanza del consumo di massa nel nutrirsi di insetti. Lo stigma resta forte.