Cosa sono e come funzionano le cooperative di comunità (CDC). Quando l’innovazione si costruisce su una base sociale condivisa nascono modelli di impresa che coniugano economia, sussidiarietà, solidarietà, beni comuni. Dal Nord al Sud Italia, ecco gli esempi di come l’unità ha fatto la forza.
Le cooperative di comunità (CDC) sono modello di sviluppo sociale estremamente interessante che però, pur essendo presente in Italia già da molti anni, manca totalmente di norme nazionali. Eppure regioni come Puglia, Emilia Romagna e Liguria si sono dotate di linee guida a carattere territoriale. Obiettivo esplicito delle CDC è portare un beneficio ad una comunità alla quale appartengono tutti i cooperanti creando una forte coesione fra gli attori in gioco che, di volta in volta, possono essere i cittadini – al contempo produttori e fruitori di beni e servizi – le imprese, le associazioni, le istituzioni.Una consuetudine aggregativa già presente in Italia vede al Nord tipologie di CDC di piccole dimensioni, spesso nate da aggregazioni spontanee di singoli cittadini e nella quale la CDC diventa spesso totalizzante per l’attività che svolge nel territorio. Al Sud, invece, nascono soprattutto CDC su iniziativa delle amministrazioni pubbliche.
Ma vediamo in concreto come nascono queste esperienze.
L’esempio di Succiso, dallo spopolamento alla SPA
Negli anni ’50 il piccolo paesino di Succiso (Reggio Emilia) contava circa 1000 abitanti. Il paese ospitava vari bar e ristoranti, un caseificio di parmigiano reggiano, una fiorente attività di pastorizia con oltre 3500 ovini e una consistente attività agricola. All’inizio degli anni ‘60 aprì anche un’azienda di maglieria con 30 dipendenti che rimase attiva per tre anni. Ovviamente erano presenti anche negozi e scuole. Dalla fine degli anni ’50 in poi iniziò un massiccio fenomeno di emigrazione accelerato da numerose frane che resero il territorio sempre più inospitale. Così venne creato Succiso Nuovo che ospitò buona parte degli ultimi residenti di Succiso. Alla fine degli anni ’80 nel vecchio paese, a parte un pungo di abitanti, era rimasto solo un bar gestito da due pensionati. Quando anche il bar chiuse, un gruppo di amici decise di contrastare l’abbandono e in nove “soci” costituirono una cooperativa di volontari. Un forte spirito di appartenenza, caratterizza dunque l’esperienza di Succiso.
Ma ben presto arrivarono anche i risultati economici. Nel ’92 accanto al bar aprì un piccolo mini market. A questo seguì il ristorante e, nel ’98, l’attività di produzione di pecorino che nel tempo si è ingrandita fino ad un patrimonio di 250 pecore. Il 2003 segna un nuovo passo avanti nello sviluppo di questa impresa: vengono realizzati 18 posti letto e la coop diventa anche un agriturismo, successivamente ampliato con la costruzione, nel 2013, di un piccolo centro benessere e il conseguente aumento dei posti letto.
Dagli iniziali nove soci, oggi la CDC di Succiso conta 55 iscritti, di cui otto sono i lavoratori fissi e 5/6 gli stagionali. Fattura 680.000 euro l’anno per una produzione di circa 80 quintali di pecorino e 10 di ricotta mentre il ristorante riesce a servire circa 15.000 pasti.
Ma la realtà cooperativa non ha dato solo risposte alle pur fondamentali esigenze economiche. Il progetto, infatti, ha avuto anche una grande valenza sociale per Succiso: è stato riattivato il servizio scuolabus, creato il trasporto dei medicinali per gli anziani del posto (la farmacia più vicina si trova a 20 Km), stipulata una convenzione con il Parco nazionale dell’Appennino Reggiano per la gestione del centro visita del Parco e, in collaborazione con lo stesso Parco, si è dato vita al programma didattico NEVE NATURA che coinvolge gli Istituti Scolastici della Provincia, con lo scopo di avvicinare gli studenti alla montagna.
L’esperienza di Succiso potrebbe essere mutuata anche in altri contesti, posto che alla base ci siano determinazione, impegno, senso di appartenenza, forte attaccamento al proprio territorio e amore per il prossimo. Certo, anche un po’ di attenzione politica aiuterebbe progetti come quello di Succiso ad esprimere al massimo il proprio potenziale. “Quello che noi chiediamo è maggior attenzione da parte degli interlocutori pubblici per gli sforzi che vengono fatti per mantenere in vita realtà economiche come queste”, spiega il vicepresidente Oreste Torri. “Spesso abbiamo l’impressione che nel nostro paese valgano di più le burocrazie formali che non la sostanza. L’invito che faccio, è quello di valutare di più la qualità degli investimenti e del contesto in cui vengono fatti, e dare meno importanza ai codici Ateco. La salvezza della montagna, o come oggi vengono chiamate, aree interne, passa attraverso lo “sfruttamento” dell’ambiente quale risorsa primaria del territorio. Il centro non è più la fabbrica “tipo“, conosciuta negli anni dello sviluppo economico industriale, ma è il territorio in quanto tale, che diventa la fabbrica dei valori su cui costruire le opportunità di sviluppo. È evidente che sta alla politica assumere tutte quelle iniziative legislative che consentano di mettere in pratica dette prospettive”.
Melpignano tra acqua ed energia solare
A Melpignano, in provincia di Lecce, la politica – intesa come istituzione locale – è stata invece fondamentale.
L’idea di una CDC nasce nel 2009, dopo uno studio di fattibilità sull’installazione di pannelli solari fatto in collaborazione fra Comune e Università del Salento e con l’ausilio della Coop Sociale Officine Creative. Nel 2011 si costituisce la CDC fortemente incoraggiata, tra gli altri, dallo stesso Comune di Melpignano e dal sindaco di allora Ivan Stromeo che su questa esperienza ha scritto anche un libro (“La cooperativa perfetta”, Editrice Missionaria Italiana).
Se a Succiso il gruppo iniziale fu di nove persone a Melpignano aderirono in 71 permettendo fin da subito la costruzione di 33 impianti ad energia solare che non solo hanno fornito energia pulita ma hanno dato un utile tale da poter essere reinvestito immediatamente nella comunità in lavori di pubblica utilità come la sistemazione delle strade o il sostegno didattico a studenti di famiglie con basso reddito. Il progetto più importante è stato però “Vivi l’Aqua” che, attraverso l’installazione di “case dell’acqua” ha rivoluzionato in modo strutturale l’utilizzo delle risorse idriche locali promuovendone la valorizzazione e consentendo all’intero paese di poter avere a disposizione acqua depurata, refrigerata e filtrata a costi bassissimi senza l’uso di plastica.
Come diceva Henry Ford, “Riunirsi insieme significa iniziare; rimanere insieme significa progredire; lavorare insieme significa avere successo”.