Vi ricordate le puntate: “Tombini tondi per antonomasia” (potete leggerla qui: https://www.lordinario.it/racconto-dappendice/in-diretta-per-voi-unaltra-storia-ordinaria/) e “La psicologia del calzino” (potete leggerla qui: https://www.lordinario.it/xtra/in-diretta-per-voi-unaltra-storia-ordinaria-5-la-psicologia-del-calzino/)?
Ecco a voi un’altra intervista alla psicologa più efficiente di tutto il mondo del recruiting aziendale, con un’altra stramba teoria su come valutare la bontà di un candidato a un colloquio di lavoro.
“Nel caso dovesse morire, che cosa farebbe scrivere sulla sua tomba?” – Mi chiede la psicologa, sempre lei. (Inutile dire che in questi casi c’è solo un gesto capace di allontanare la sfiga: alcuni lo chiamano “tocca ferro”).
– “Mah, non saprei! Domanda peculiare la sua! Le dispiace se ci rimugino un po’?”. (Mentre allungo una mano in direzione dei testicoli).
Fra me e me penso sia l’ennesimo scherzo! Poi mi saltano alla mente le interviste precedenti, con tutte le loro assurde sfaccettature, e inizio a credere si tratti, anche stavolta, di un’altra tecnica di valutazione al limite del ridicolo, un altro trucchetto usato per dare valenza scientifica alla “nobile arte” del recruiting aziendale.
– “Glielo chiedo perchè, potrebbe non sembrare, ma è una parte importante del colloquio! La frase che una persona scriverebbe sulla propria lapide rispecchia appieno la sua mentalità! Con una semplice parola, frase o epiteto che sia, si può scoprire molto di chi si ha davanti!” –
– “Davvero?” – Chiedo.
– “Certo! – risponde lei, flemmatica – Perchè quella frase rappresenta ciò che vuoi che gli altri si ricordino di te!” –
Non pensavo che anche lasciarci le penne richiedesse un tale impegno! Uno non può morire in santa pace che deve subito mettersi a pensare a cosa scrivere per non fare la figura del “morto qualunque”! D’altro canto non tutti nasciamo poeti, come quel tale: John Keats, che nel 1821 lasciò scritto sulla sua lapide: “Qui giace uno il cui nome fu scritto nell’acqua”! D’impatto, direi!
Penso che anch’io dovrei passare più ore a studiare la frase con cui i posteri potrebbero ricordarsi di me! Non ci avevo mai fatto caso, ma effettivamente è una scritta destinata a rimanere per sempre impressa su un pezzo di marmo, o su un cartello di legno piantato nel terreno (nei casi peggiori). Con un estremismo, fra migliaia di anni, quando generazioni future si troveranno davanti al mio eterno giaciglio, cosa potrebbero pensare di me? Cosa vorrei che leggessero? Non voglio certo fare la fine del maresciallo Jacques De La Palice! Chi di voi se lo ricorda?
Scelse un epitaffio, a mio dire, bellissimo: “Se non fosse morto farebbe ancora invidia!” Con la sola sfortuna che alcuni traduttori poco accorti tradussero la frase come: “Se non fosse morto sarebbe ancora in vita!” E GRAZIE AL CAVOLO, aggiungo io! Diventando quindi involontariamente noto come signore indiscusso delle banalità e facendo adottare a tutti la parola: LAPALISSIANO!
Bisogna prendere una frase a prova di analfabeti! Una frase che non sia opinabile! Una frase che non lasci adito a dubbi! Giusto per evitare sconvenienti equivoci! Ma allo stesso tempo poetica ed evocativa: “Come una scritta sull’acqua”!, come già citato.
– “E CON QUESTO, CONCLUDIAMO LE TRASMISSIONI!” – Urlo alla ragazza.
– Come, scusa?” – Chiede lei stupita.
– “È la frase che metterei sulla mia lapide! E CON QUESTO CONCLUDIAMO LE TRASMISSIONI! È perfetto!”
La ragazza mi squadra per qualche secondo. -“Beh, lei lavora in radio! Le calza a pennello!” – Conclude ridacchiando.
– “Mi tolga una curiosità!” – chiedo alla recruiter – “Qual è la risposta che le danno più spesso a questa domanda?”
– “Di solito rispondono: Marito o moglie fedele, padre premuroso, c’è chi cita una poesia o un detto popolare! Le risposte sono le più disparate!”
– “E ce n’è una giusta?!” – “La migliore rimane sicuramente: Lavoratore indefesso! Un candidato che mette il lavoro davanti alla famiglia merita una possibilità!”
Volete un consiglio? Casomai vi facessero questa domanda, rispondete: “Qui giace un uomo morto per la sua azienda!” Forse non verrete ricordati nelle generazioni future, ma con buona probabilità vi offriranno un lavoro! Dal canto mio, con la sfortuna che mi ritrovo, so già che baldi traduttori confonderanno la mia frase in: “E CON QUESTO, CHIUDIAMO LE ISCRIZIONI!” Ci scommetto!