Il Museo del Design Italiano di Triennale Milano si rinnova e vuole parlare a un pubblico sempre più ampio, puntando su accessibilità, collaborazioni, nuove acquisizioni, un ricco programma di mostre ed eventi, ma anche location inusuali. (https://triennale.org/eventi/museo-del-design-italiano/)
Inaugurato nel 2019, il museo raccoglie una selezione di circa 200 pezzi tra i più rappresentativi del design italiano, che provengono dalla Collezione Permanente di Triennale Milano, composta in totale da oltre 1.600 pezzi.
Nella sua nuova veste, vuole essere “il racconto di come gli oggetti rappresentano la storia degli stili di vita, della cultura e della creatività del nostro Paese”, spiega Stefano Boeri, presidente di Triennale, “e di come Triennale, che è un’istituzione pubblica, ha costruito in questi decenni un archivio importante, un patrimonio che appartiene a tutti i cittadini.”
Rivolgersi a tutti, e non ai soli addetti ai lavori, è un punto centrale della nuova veste del Museo, che vuole offrire l’opportunità di conoscere una parte importante del nostro percorso collettivo attraverso gli oggetti che tutti noi conosciamo, che sono entrati nell’immaginario condiviso e che hanno segnato l’evoluzione del gusto e del modo di vivere negli ultimi decenni.
Questa riedizione del Museo lascia il ruolo da protagonista a pezzi di design che hanno una forza tale da raccontarsi attraverso la loro semplice presenza, con una potenza comunicativa straordinaria, “un vero e proprio scrigno di memorie e connessioni”, continua Boeri.
“Per noi era importante rendere questa storia accessibile a tutti”, conferma Marco Sammicheli, direttore del Museo. “Spesso gli archivi storici sono luoghi frequentati dagli addetti ai lavori, mentre appartengono a tutti, devono essere dei tesori a disposizione della comunità.”
Nella presentazione di questi materiali è stata privilegiata la scansione temporale. Si va dal 1946 al 1981, anni fondamentali per il design e per la città di Milano, dal dopoguerra fino a movimenti come Alchimia e Memphis. In quel periodo, il capoluogo lombardo e la comunità di designer, creativi, imprenditori illuminati che gli gravitava intorno hanno segnato la strada con mostre, fiere, scuole, centri di ricerca. “Hanno saputo abitare le case delle persone, gli spazi pubblici, plasmare comportamenti e stili di vita”, commenta il direttore del Museo.
Tra i documenti della storia, del presente e dell’evoluzione della creatività applicata all’architettura, al progetto e al design, entrano ora a far parte del percorso espositivo il tessile, l’automotive, l’exhibition e l’interior design, ma anche la grafica e la fotografia d’autore.
“È un percorso più ricco e articolato, che offre nuovi contenuti. L’abbiamo pensato per rivolgerci a diversi pubblici che frequentano la Triennale: addetti ai lavori, appassionati, turisti, cittadini di ogni età. Abbiamo voluto che il Museo fosse per tutti, perché il design è di tutti e tocca ogni aspetto della vita quotidiana. Tengo a sottolineare”, continua Marco Sammicheli, “quanto sia importante la dimensione pubblica di questa collezione: tutto quello che è esposto, infatti, appartiene a tutti noi.”
Un’appartenenza collettiva sottolineata dalla collaborazione con LEDHA Milano (coordinamento associativo per i diritti delle persone con disabilità), che ha permesso di rendere il Museo più accessibile e fruibile per tutti i visitatori, comprese le persone con disabilità intellettiva e i bambini. Nell’ambito di un più ampio percorso di rinnovamento degli spazi museali è stato realizzato un ampliamento degli approfondimenti per il pubblico, attraverso un ricco apparato di testi, didascalie, documenti e opere. Ledha Milano, col supporto operativo di L’Abilità e Ans, ha collaborato con Triennale Milano per la realizzazione di un percorso attraverso 12 parole chiave, che fanno riferimento ad oggetti esposti, ognuna delle quali è accompagnata da un breve testo, scritto con un linguaggio semplificato. Grande attenzione è stata inoltre dedicata alla leggibilità delle didascalie per le persone ipovedenti.
La volontà di arrivare a un pubblico sempre più ampio e eterogeneo è anche alla base della scelta di portare negli spazi dell’aeroporto di Milano Linate una selezione (rinnovata ogni sei mesi) di pezzi della collezione permanente del Museo: si tratta di oggetti a firma di alcuni grandi nomi che hanno fatto la storia del design, dai Castiglioni a Roberto Sambonet, da Marco Zanuso e Richard Sapper a Bruno Munari, fino a un’installazione che celebra il quarantesimo anniversario di Memphis, l’innovativo movimento fondato da un gruppo di designer guidati da Ettore Sottsass, che nel 1981 presentò la sua prima collezione con la direzione artistica di Barbara Radice.
Obiettivo primario del Museo del Design Italiano è sviluppare un percorso di arricchimento e valorizzazione dell’Archivio e della Collezione della Triennale, attraverso un confronto costante con designer, artisti, collezionisti, archivi, galleristi, che hanno portato ad alcune importanti collaborazioni, come quella con la Fondazione Sonia e Massimo Cirulli, con AIAP, Associazione italiana design della comunicazione visiva, lo studio Sottsass e il Salone del Mobile.Milano.
Proprio alla storia del Salone del Mobile sarà dedicata, a settembre, una mostra curata da Mario Piazza, che racconterà le produzioni culturali del Salone in città nel corso degli anni. Sempre a settembre e fino al 7 novembre, Triennale Milano presenterà “Allusioni Iperformali”, una mostra su Carlo Mollino, architetto, fotografo e designer, una delle figure più interessanti e versatili degli anni ‘50, con gli arredi provenienti da Casa Albonico.
Inoltre, il Public Program della Triennale prevede una serie di attività in presenza e online. Visite guidate, approfondimenti con i mediatori culturali, laboratori per le scuole, per bambini e famiglie saranno sempre più parte integrante dell’offerta del Museo, che comprenderà inoltre un nuovo prodotto editoriale: un album rivolto ai più piccoli, distribuito gratuitamente, per facilitare il percorso di visita per questa fascia di età.
Si tratta quindi di un’operazione di ampia portata culturale e organizzativa, di conservazione, comunicazione e valorizzazione, di grande importanza e ricca di contenuti, con molti risvolti e declinazioni ma con un obiettivo unico: “rendere la narrazione del design italiano aperta e inclusiva”, come sottolinea Stefano Boeri. “Insomma, davvero per tutti”.